ROMA – Rutelli ha proposto la «gestione unitaria», di andare avanti insieme come se non fosse successo nulla, in queste settimane di paura per la tenuta della Margherita. Ma Arturo Parisi, alla guida della delegazione di ulivisti “in trattativa” nell´ufficio del presidente del partito, ha spiegato che ormai i suoi si sentono «opposizione» all´interno dei dielle, e che chiedono dunque lo status ufficiale di minoranza organizzata.
E´ uno dei punti del pacchetto di richieste. Le altre: niente neocentrismo, garanzie sugli sbarchi nella Margherita dei transfughi forzisti, decalogo di comportamento interno fra maggioranza e opposizione. Se le garanzie arriveranno, spiega Parisi, la «scissione congelata» rientra.
Un faccia a faccia che è servito a parlarsi dopo giorni di grande gelo («ci siamo ascoltati, ed è già positivo»), ad aprire un confronto. Certo, a Rutelli, a Marini («ho stretto la mano a Papini: era calda, non era congelata»), ai colonnelli come Fioroni («ricordo a Parisi che dopo il referendum il congelamento è vietato per legge… «), suona male l´insistere degli ulivisti sul rischio-rottura.
E Rutelli lo ha detto chiaramente ai suoi interlocutori (c´erano anche Monaco, La Forgia, D´Amico): togliete dal tavolo della discussione la minaccia scissione. Ma nell´arco delle prossime due settimane – la scadenza che i due fronti si son dati – la maggioranza si dice pronta ad aprire alla richiesta di «agilità politica» che sale dagli ex prodiani.
Disco verde perciò alla “minoranza organizzata”, anche sul modello correntone ds, che autopromuove convegni e autogestisce quota-parte dei finanziamenti del partito. Sì alla riapertura del tesseramento, e un segnale potrebbe arrivare già domani dall´assemblea federale (che sarà comunque disertata dai prodiani, come preannunciato).
E tuttavia nel mandato esplorativo che Arturo Parisi ha ricevuto, alla fine della tempestosa riunione degli ulivisti dell´altra sera, l´opzione-chiave dell´agibilità rimane tutta politica, e si chiama sempre Ulivo, «che più che congelato, appare avviato verso il fallimento».
Con un annuncio di Parisi: «Non rimarremo nella Margherita solo perché prigionieri di un ricatto». Ovvero, dei contraccolpi sulla leadership di Prodi. Come a segnare una strada autonoma rispetto ai destini del Professore, anche rispetto a Rutelli che gli faceva notare nell´incontro la pax siglata da Prodi.
Il quale, mentre si svolgeva il faccia a faccia al Nazareno, a margine della presentazione di un libro spiegava che l´accordo «è stata una decisione sofferta ma necessaria per il futuro». Di chi sono le colpe di questa rinuncia all´Ulivo?
«Non ci sono mai colpe – è la risposta – c´è la storia, la realtà di cui si deve prendere atto, sempre con l´obiettivo di tendere all´unità. E poi le strade non sono sempre diritte, a volte ci sono dei tornanti».
Parisi, parlando con i giornalisti, fornisce la sua lettura del patto di via Margutta: «Prodi era davanti ad un dilemma. E ha tirato le somme. Invece di essere parte ha scelto di rappresentare tutta l´Unione».
Il disagio degli ulivisti («ospiti o prigionieri») però non riguarda solo la Margherita, cui pure chiedono il rispetto del patto costitutivo delle origini. «Se l´Ulivo di oggi si chiama Unione – insiste il capo della minoranza – allora è ciò che noi abbiamo combattuto nel ’96, un taxi elettorale».
Solo un cartello per i partiti. Tentazione irresistibile anche per la Quercia, ammette Parisi, «il problema è proprio questo, perché i ds sono un partito, più partito degli altri». Con primarie con candidati che «non sembrano veri».
Piero Fassino, parlando a “Repubblica radio”, sembra invece assai più ottimista sulle primarie: «Vincerà Prodi, non vince Bertinotti non c´è questo rischio». Ulivisti rimasti da soli a questo punto, chiedono a Parisi.
«Siamo un´anomalia, certo. Giapponesi? Può anche essere un onore essere chiamati così». Lista ulivista, se l´accordo non si trova? «Tutte le strade sono aperte. Anche quella di non fare più politica direttamente».