2222
3 Maggio 2005

Prodi: quasi certo di durare 5 anni

Autore: Francesco Alberti
Fonte: Corriere della Sera

BOLOGNA — La « iena » di turno, Alessandro Sortino, incalza, provoca, non molla la presa: « Ma è davvero sicuro, Professore, di non fare la fine dell’altra volta? E se i suoi la risbattono giù? Ma ci ha pensato? » .
Romano Prodi sbuffa, si chiude in difesa, occhiate come lame. Poi, di colpo, scatta il contropiede: « Non sono mica un indovino. Di certo farò le cose in maniera tale da durare cinque anni. E comunque le ricordo che c’era un leader dominante, che aveva la proprietà della coalizione: si chiamava Silvio Berlusconi. E non è durato 5 anni… » .

Proprio così: usa i verbi al passato, il leader dell’Unione e poco ci manca che arrivi a dire: c’era una volta Berlusconi. La verità è che il successo del centrosinistra alle Regionali e il conseguente cambio dell’esecutivo hanno maturato in Prodi e alleati la convinzione che il berlusconismo, inteso come sistema di potere, al di là dei bis di governo, sia entrato definitivamente in crisi, « una fase si è chiusa » .

L’attuale esecutivo è diverso dal precedente, a dispetto delle apparenze: da un governo del leader, nato e costruito attorno al Cavaliere, si è passati ad un governo dei partiti, « tutta un’altra storia » . Uno scena rio nuovo, che il leader dell’Unione forse non si aspettava e che costringe il centrosinistra a rimodulare strategie e contenuti. A non dare affatto per scontata la vittoria: « Per carità, la strada è lunga… » .

Temperature da spiaggia nella Fabbrica bolognese del Programma.
Giornata dedicata alla Cina. Folla di imprenditori. E pure un pezzo da novanta: Diego Della Valle, numero due di Confindustria e patron della Fiorentina, che picchia duro sui « ritardi della nostra classe politica » , apprezza il cantiere ulivista ( « Molto utile » ) , chiede ai futuri governanti « fatti e non chiacchiere » e riconosce a Prodi ( « Non un novellino » ) la capacità di « tenere i piedi per terra » .

Il Professore si sforza di rimanere agganciato alla questione cinese, ma quando gli ricordano la caduta del ‘ 98, beh, allora, la Cina può aspettare: « Se stavolta sopravviverò cinque anni? C’è una ragionevole, alta probabilità, sì… E se governerò bene, questa probabilità diventerà certezza. Non è con le garanzie astratte che si conquistano i cinque anni, ma è con la chiarezza dei programmi » .

E la « iena » Sortino: ma lei non ha nemmeno un partito alle spalle! E lui, sapendo che nella Margherita qualcuno non apprezzerà: « Ci sono fasi storiche in cui non avere un partito può essere una forza. Soprattutto se c’è una persona a cui viene chiesto di garantire per tutti » . E questa persona, sottintende Prodi, è lui stesso. Le primarie? Inutili: « Il mio disegno è stato approvato unitariamente con le Regionali. Farle, sarebbe stato un atto di democrazia, ma anche una gara finta… » .

La Cina chiama. Prodi martella sul computer, si allenta la cravatta, parlotta con Giulio Santagata e Richi Levi. La minaccia cinese? No, può essere un’opportunità: « Ma non parliamo di dazi: cerchiamo piuttosto di far rispettare con durezza le leggi e di bloccare le entrate di beni illegali » .

Occorre una strategia comune, un programma nazionale: « E invece l’Italia, già di per sè piccola, si muove verso la Cina in ordine sparso: ognuno porta la propria bottiglia di vino, roba da pazzi! » . Gira nella Fabbrica un’intervista rilasciata dal Professore al giornale di Bolzano, Dolomiten . E’ un Prodi privato. Che si definisce « un vero testardo » .

Ammette di essere un po’ lento, non nel senso di arrivare tardi agli appuntamenti, « ma su certe cose » .
Confessa, per sè, aspirazioni estetiche vagamente fassiniane: « Se avessi una bacchetta magica mi farei magro, magro, magro e alto » .

Crede nell’angelo custode, « che poi abbia le ali o la coda non so… » . E rivela che « fare politica » è sempre stato il suo sogno. Il resto lo aggiunge la moglie Flavia dalle colonne del settimanale Chi . Ritrae un Prodi casalingo, che « paga le bollette » , « fa andare pure la lavatrice » e che da giovane « non si può dire fosse bello, adesso lo è molto di più, ma mi dava una gran sicurezza… » .