7 Aprile 2005
Prodi: “Pronti a risanare l’Italia”
Autore: Ninni Andriolo
Fonte: l'Unità
Un Paese «esausto», con i conti in rosso e la spada di Damocle delle sanzioni Ue che pende sui bilanci dello Stato. Di fronte a una realtà «preoccupante» come questa l’Unione non sceglie la strada del «tanto peggio tanto meglio» e incalza Berlusconi perché adotti «immediatamente una politica di risanamento finanziario» indispensabile – dice Romano Prodi – per frenare la corsa verso il baratro nel quale rischia di precipitare l’economia italiana.
«I problemi del Paese sono gravi, sono rimasto molto impressionato dai dati economici – spiega un allarmatissimo Romano Prodi – E se il governo assumerà decisioni serie e severe per aggiustare le finanze non avrà certamente l’ostilità dell’opposizione».
L’ufficio di piazza Santi Apostoli, dove il leader del centrosinistra ha atteso lunedì pomeriggio il responso delle urne, liberato dalla selva di telecamere che ingombrava corridoi e stanze sembra un altro mondo se paragonato alla Babele del 4 aprile.
Incontriamo il Professore quarantotto ore dopo il lancio dei primi exit-poll sulle regionali, nella stessa sala che era stata messa a punto per le dichiarazioni tv. A ricordare il pomeriggio frenetico che anticipò il responso dell’«undici a due» rimangono solo i simboli dell’Ulivo e dell’Unione impressi sullo sfondo bianco dei cartelloni.
Quel ramoscello verde e quell’arcobaleno augurale che descrive il 60 e più di emiciclo parlamentare – i loghi che hanno accompagnato il successo del centrosinistra e delle liste unitarie alle regionali – non cambieranno più, almeno fino alle politiche.
Descriveranno, cioè, «lo schema» del Professore anche nel 2006. Prodi indica quei simboli e li accarezza con lo sguardo come fossero sue creature. «Pensate che li hanno ideati dei ragazzi di Ancona…».
Stesso schema – Ulivo più Unione – e stessi loghi anche per la sfida nazionale lanciata alla Cdl e a Berlusconi, quindi. «In fondo questi simboli sono molto giovani. E i simboli hanno importanza nel modo di votare…». Per questo Romano Prodi vuole «proporli con costanza» e per questo «non è utile cambiarli continuamente come si è fatto in passato».
Un’alleanza che si candida a governare il Paese, in sostanza, dimostra credibilità anche per l’affezione che dimostra alle immagini che la identificano. Serietà, ma anche sobrietà.
Sono questi gli aggettivi più appropriati per descrivere il Prodi del dopo voto, il Professore consapevole della «responsabilità» che gli elettori hanno affidato al centrosinistra, all’Ulivo e al leader che li guida.
Se provi a chiedergli perché abbia scelto di non partecipare ad alcun programma televisivo di commento alle regionali, Prodi ti risponde che «è cominciata una fase di necessaria sobrietà dopo il rumore della campagna elettorale» e che un Paese che ha «problemi grossi» da risolvere richiede uno stile diverso da quello ricalcato sulle orme della politica-spettacolo e della corsa all’immagine che vuol coprire l’assenza di contenuti.
Prodi la mette anche così. «Io – spiega – insisto sul bipolarismo perché è uno strumento che evita il gattopardismo ad ogni costo, la cooptazione di tutto e di tutti. Il bipolarismo vero incontra tante resistenze perché è cambiamento».
A certi metodi del centrodestra – premiare chi fa parte della propria parrocchia prima ancora della competenza e della professionalità – Prodi oppone la sua «dottrina»: «Ho sempre condiviso una frase del candidato sindaco di New York che disse: “non c’è un modo democratico o repubblicano di pulire i cessi”». In Italia, invece, «molto spesso ci si è comportati all’opposto, con il paternalismo e il ricorso all’amico».
Compostezza e «profilo istituzionale», quindi. A maggior ragione dopo un voto che mette il centrosinistra sulla strada del governo del Paese. Dare un’immagine diversa da quella dominante, adeguata alle difficoltà dell’Italia.
«Ogni mia parola – spiega il Professore – adesso, viene pesata da tutti gli organismi internazionali e dai mercati finanziari proprio perché c’è la possibilità che in futuro assuma la responsabilità di guidare il governo italiano». «Responsabilità», quindi. La stessa che si «augura» venga «adottata anche da chi guida attualmente il Paese» proprio perché «bisogna prendere decisioni molto serie».
Prodi batte molte volte su questo tasto durante il colloquio. Un quotidiano, ieri mattina, descriveva il leader dell’Ulivo intento a confidare «ai suoi» che «se i conti vanno male, per noi è fatta»: l’Unione che gioca sullo sfascio del Paese, in sostanza.
«Non è vero che ho detto questa cosa, questa è proprio una vergogna – sbotta Prodi – Non mi permetterei mai di anteporre l’interesse mio a quello dell’Italia. E poi, se i conti andassero benissimo per me andrebbe anche meglio alla luce dei risultati delle elezioni. Non è allegro pensare di ereditare un Paese allo sfacelo».
E il Professore ricorda che nel 1996 «non è stata una gioia ricevere un bilancio statale in condizioni difficilissime e governare facendo economie per tre anni…». Prodi, quindi, non vuole una vittoria del centrosinistra che «arrivi in una Repubblica esausta». Non ha senso, quindi, «dire peggio va, meglio è per me».
Berlusconi che promette 24 mila miliardi di riduzioni fiscali, mentre Bruxelles mette sotto esame i conti italiani Quelle promesse, alla luce dei problemi evidenziati dalla Ue «sembrano assolutamente impossibili».
E visto che si trova in argomento, il Professore dà un giudizio sull’apparizione tv del Cavaliere. «Ho visto l’ultima parte – spiega – Mi è sembrata molto a slogan, molto a copione prefissato». Il presidente del Consiglio non sembra orientato a promuovere misure drastiche per risanare le finanze pubbliche Il Professore risponde che lui è di quelli che pensano ancora che le scelte non si fanno in una trasmissione tv, ma dopo una discussione in Consiglio dei ministri e davanti al Parlamento.
«Sono in attesa che il governo presenti una strategia finanziaria – aggiunge – D’altra parte Fini e Alemanno sembrano consapevoli della serietà di questi problemi». E nel governo c’è chi la pensa in modo diverso dal premier anche sulla riforma elettorale. Follini, per esempio.
«A un anno dalle elezioni non si riforma la legge elettorale, per lo meno nelle sue linee essenziali – spiega Prodi – e il fatto che Follini sia d’accordo su questo punto mi fa piacere. Ci sono delle regole: la legge elettorale si cambia all’inizio della legislatura e non alla fine».
Torniamo alla performance tv del presidente del Consiglio. Ci sarà presto un confronto tra il premier e il capo dell’opposizione «Questo non lo so – risponde il Professore – Io, però, spero che ce ne siano più di uno».
Il discorso scivola, naturalmente, sulla Rai e sul rinnovo del Cda. «La situazione attuale non può proseguire – dice Prodi – Capisco che fosse interesse della maggioranza andare a elezioni in una situazione di assoluto strapotere alla Rai». Ma questa fase ormai è superata.
E bisogna rinnovare al più presto il Consiglio d’Amministrazione. «Se c’è un minimo di saggezza da parte dei poli c’è spazio per un Cda fornito della adeguata professionalità e indipendenza».
E se il voto delle regionali annuncia «una battaglia elettorale molto aperta» è necessaria «la presenza di figure di garanzia nel servizio pubblico radiotelevisivo». Serve, quindi, una «comune visione» tra i due poli. E quanto al centrosinistra dovrà «presentarsi unito» con proposte «che siano dell’Unione intera e non dei singoli partiti».
Il centrosinistra, appunto. Prodi disegna il tragitto più utile per i prossimi mesi. Spiega, innanzitutto, che il fatto che sia caduto «l’obiettivo di tenere le primarie sul leader» non significa che non si debbano discutere «i programmi insieme», mettendo tutti i nodi sul tappeto e chiamando, magari, gli elettori dell’Unione a dire la loro votando opzioni diverse su singoli problemi, fermo restando l’impianto condiviso da tutti i partiti.
«Non voglio che interi capitoli del programma siano nelle mani di qualcuno, come avviene nel Polo con la Lega. Con il governo che poi rimane impiccato a promesse che prima erano vaghe e che poi dilaniano la struttura governativa. Voglio che i problemi vengano chiariti prima.
Soprattutto quelli economico-sociali e di politica estera». Il programma, comunque, verrà definito da qui «al tardo autunno». E a questo potrebbe servire anche la Convenzione programmatica dell’Unione.
I risultati elettorali Danno ragione «allo schema Ulivo-Unione» che – ricorda il Professore – «dopo le europee era stato messo in dubbio», sul quale «invece ho molto insistito» e che «oggi non mette in discussione più nessuno».
L’Unione e l’Ulivo, in sostanza, «sono graditi agli elettori». E adesso bisogna andare avanti su quella strada. Per la Federazione «si comincerà a lavorare in modo sempre più coordinato tra gruppi parlamentari», ma l’Ulivo dovrà essere radicato subito anche a livello regionale.
Ed è chiaro «che dovremo dare anche all’Unione regole e strutture organizzative». C’è anche il partito unico sullo sfondo dello «schema» del Professore «Lo schema delle prossime elezioni è quello delineato alle regionali», taglia corto Prodi.
Che non vuole «accelerare i tempi» e non ha in mente alcun «partito unico». Per il momento all’Ulivo serve «l’allenamento» a prendere «decisioni comuni». Il futuro Prodi ancora non lo conosce. Si andrà verso l’allargamento della Federazione
«Non ci sono né segnali né trattative – conclude il Professore – l’Ulivo però non è chiuso. E il danno sarebbe quello di diminuire la propria famiglia, non quello di aumentarla».
Il metodo per ampliare «la casa» a chi lo chiede, senza correre il rischio dei transfughi che abbandonano il centrodestra alla ricerca di qualche poltrona a buon mercato «Decidere all’unanimità» come stabilisce lo statuto della Federazione. E il Professore ricorda che in Europa si decide così quando c’è una nuova nazione che chiede di entrare nell’Unione.