ROMA – «L´interesse del Paese». Romano Prodi apre la sfida a tutto campo al governo. Berlusconi quasi lo sorvola – «non posso giudicare, ho visto solo un pezzo dell´intervento in tv, mi è sembrato a slogan, un copione prefissato» – cita Fini, Follini, Alemanno. In nome del «bene dell´Italia». Evoca le «responsabilità» di chi la guiderà nel 2006 e insieme si augura «la stessa responsabilità di chi è al governo adesso». «Se ci saranno misure serie e severe, non troveranno l´ostilità dell´opposizione» avvisa a proposito di finanze pubbliche e crisi economica in generale. Infuriandosi perché qualche giornale gli ha fatto dichiarare «se i conti vanno male, per noi è fatta». «E´ una vergogna. Primo perché non l´ho mai detto. Secondo perché non mi permetterei mai di anteporre l´interesse mio a quello del Paese. Terzo perché se i conti andassero benissimo sarebbe meglio anche per me. Ereditare un paese con i conti in sfacelo, esausto non è un´allegria. Già l´altra volta ho ricevuto conti difficilissimi e per tre anni ho governato solo… solo… solo facendo economia. Chiudendo spese».
Prodi lancia il suo discorso sul futuro lungo due direttrici. Chiamando il governo a un confronto sui «problemi veri del Paese». Avviando, pur cercando di non bruciare i tempi dei partiti coinvolti, i meccanismi per cui l´Ulivo si presenti con una lista unitaria alle elezioni del prossimo anno. «Non un partito unico», dice, ma il riconoscimento dell´unità vincente. In un rapporto strettamente coordinato con la più vasta Unione del centrosinistra.
Il confronto con il governo lo va a cercare sui conti dello Stato e la riforma elettorale. «I discorsi di Fini ed Alemanno sottintendono un esame più serio del problema. Vuol dire che la preoccupazione non è solo mia» dice sul deficit italiano. «Al governo chiedo una politica di risanamento finanziario. Sono impressionato dai dati della Ue, sarà il problema dominante dei prossimi mesi. Il risanamento è nell´interesse del governo e dell´opposizione». Al vicepremier e al ministro dell´Agricoltura ci arriva partendo da Berlusconi. «Le regole e i programmi – attacca – non si fanno in una trasmissione tv, ma dopo una discussione in Consiglio dei ministri e poi davanti al Parlamento». «Sono in attesa – avverte – che il governo presenti una strategia finanziaria alla luce dei rilievi dell´Unione europea, di Bruxelles». Differenze, sottolineate in tutto, da un Prodi che dice di aver scelto la «necessaria sobrietà dopo il rumore della campagna elettorale» e si comporta sempre più come un capo del governo in pectore. «Ogni mia parola adesso viene pesata da tutti gli organismi internazionali, dai mercati finanziari. Proprio perché c´è la possibilità che in futuro abbia questa responsabilità». Responsabilità da «giocare in anticipo» insiste, da chi potrà governare nel 2006 e dal «governo di adesso».
Stesso atteggiamento sulla riforma elettorale. Follini ora dice che non gli sembra si possa fare, tanto più senza il contributo dell´opposizione… «Meglio. La nostra posizione è che non si riforma la legge ad un anno delle elezioni. Il fatto che Follini sia d´accordo mi fa solo piacere, perché è più probabile che questa linea abbia ulteriori possibilità di affermarsi».
«Penso sia molto serio passare ad una fase in cui il primato venga dato ai problemi del Paese» ripete Prodi. La memoria va a fine dicembre, quando la sua idea di una lista unitaria della Federazione dell´Ulivo alle regionali sembrava abortire e lui se ne era tornato a casa, a Bologna. «Oggi non la mette più in discussione nessuno, perché è stato un successo e un successo per tutti i partiti. Adesso bisogna attuare quanto si è deciso: nelle prossime ore verrà messo in atto lo statuto della Federazione, poi si comincerà a lavorare in modo sempre più coordinato a livello regionale e nazionale. E´ un cammino progressivo che può avere anche tempi lunghi. Ma il successo è generale, dell´Ulivo e dell´Unione. Anche a lei dovremo dare strutture organizzative».
Si va verso il partito unico? «No, non penso a soluzioni di questo tipo. Adesso si fa allenamento nelle decisioni comuni, poi cosa succederà in futuro in base a questa esperienza non lo so. C´è bisogno di rassicurare, alle prossime elezioni non ci saranno schemi nuovi. I nostri simboli sono giovani, dobbiamo proporli con costanza. Senza cambiarli continuamente». E verdi, i comunisti italiani, Di Pietro: la Federazione si allargherà? «Non ci sono né segnali né trattative. Però lo schema dell´Ulivo non è chiuso. E´ aperto. Abbiamo già le grandi radici culturali del riformismo, se se ne aggiungono altre… Comunque valgono le regole dell´Unione europea: ogni allargamento deve essere approvato all´unanimità».
Sul programma – con l´ombra di Bertinotti che continuamente gli evocano – Prodi va cauto: «Lo discuteremo insieme. Non voglio che come nel Polo con la Lega si diano interi capitoli in mano a qualcuno e poi il governo rimanga impiccato. Con promesse vaghe che alla fine vengono a scadenza e dilaniano. Voglio siano chiariti prima i problemi più delicati, le riforme economico-sociali e la politica estera. Prevedo che andremo alla discussione in autunno per avere il programma un paio di mesi prima delle elezioni. E´ probabile vi sarà una convenzione programmatica, ma non ne abbiamo ancora discusso». Sul referendum per la fecondazione assistita Prodi sceglie il basso profilo: «Il problema delle divisioni riguarda tutte e due gli schieramenti. Non inciderà sulla formazione della politica per le elezioni».
Il confronto con il governo torna a proposito della Rai. «Capisco l´interesse della maggioranza ad andare alle elezioni in una situazione di strapotere. Ma ormai si è votato e adesso io chiedo che il consiglio di amministrazione sia come dice la legge di “adeguata professionalità e indipendenza”. Sotto questo punto di vista, siccome per il presidente c´è la necessità di una cooperazione fra le due parti, approfittiamone». L´avviso si allarga anche agli amici. «Un presidente e consiglieri – butta sul tavolo Prodi – scelti dall´Unione intera e non dai singoli partiti». E i tanti che in Rai e non solo si proporranno come voltagabbana, cercheranno il carro del vincitore di turno? «E´ ingeneroso metterla così. Il discorso rispecchia il Paese in vizi e virtù. Io insisto sul bipolarismo perché è uno strumento per evitare il gattopardismo, la cooptazione di tutto e tutti: per questo ha tante opposizioni, perché è vero cambiamento. Berlusconi però ha cambiato un sacco di cose, in alcuni casi addirittura funzioni tecniche la cui base non era politica ma professionale. Le mie scelte? Cambiare coloro che hanno responsabilità politiche ma tenendo conto di quel che disse un candidato sindaco a New York: “Non esiste un modo democratico o repubblicano di pulire i cessi”».
America, America… una delle tappe di un tour estero che Prodi sta mettendo in piedi. Cina, Israele, Palestina, Russia. Viaggi di studio, viaggi politici. «Il problema della riconquista di un ruolo dell´Italia nel mondo è importantissimo. E ci arriva acquistando maggior peso in Europa. Non esistono scorciatoie. Si passa attraverso la scelta europea. Anche perché così il rapporto transatlantico con gli Usa è più equilibrato».