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2 Marzo 2005

Prodi: noi Davide contro Golia e la politica riscopre la Bibbia

Autore: Filippo Ceccarelli
Fonte: la Repubblica

Così Davide ebbe il sopravvento su Golia con la fionda e con la pietra e colpì e uccise il Filisteo benché Davide non avesse spada» (I Samuele, XVII, 50). Poi gli taglia pure la testa.
Romano Prodi si limita a prendere la Bibbia e la scaglia contro Berlusconi. «Si ricordi di Davide e Golia»: così, da Lubiana, il leader dell´Unione risponde a un giornalista che gli aveva chiesto come pensava di poter vincere le elezioni contro un avversario con il potere mediatico del Cavaliere. «E´ in queste situazioni – ha spiegato – quando ci sono pochi soldi e pochi mezzi, che bisogna farsi venire le idee e lavorare sui progetti».
Corsi e ricorsi biblico-propagandistici: per Prodi è anniversario pieno. Esattamente dieci anni orsono, nel marzo 1995, pochi giorni prima di partire con il pullman per il suo giro elettorale, in un´intervista al Quotidiano di Lecce, e pure allora accennando all´evidente sproporzione di mezzi con il Cavaliere, disse: «Capisco che io possa sembrare Davide contro Golia, e magari per certi aspetti lo sono: ma chi ha vinto alla fine, Davide o Golia?».
Questo può significare diverse cose, la prima delle quali è che i politici ripetono sempre le stesse storie, anche a distanza di un decennio. E tuttavia quel particolare episodio dell´Antico Testamento riproposto da Prodi è troppo simbolico ed evocativo per essere lasciato cadere. E infatti immediatamente gli hanno risposto i berlusconiani: l´onorevole Isabella Bertolini profetizzandogli, sempre in tema biblico, «la fine di Sansone»; e poi l´onorevole Bondi, secondo cui il leader ulivista ha varcato «il confine tra reale e irreale», e forse addirittura non era lui, Prodi, ma un bravo imitatore, eccetera.
Resta comunque il mito, e la sua immagine, così cara ai pittori – e il pensiero corre al più vivido e sanguinoso Caravaggio. Così come rimane consegnata agli archivi pure cruenti della storia l´idea del trionfo sul gigante abbattuto, l´imprevedibile vittoria del piccolo sul grande, e dei suoi poveri strumenti sulle spade affilate e le armature di bronzo. Quando bastano «poche pietre bene appuntite – ha detto una volta il cardinal Martini – e una fionda ben tesa».
Si sa com´è andata allora la storia, che si ha qualche ritegno di avvicinare alle beghe domestiche. Che Romano Prodi possa essere equiparato a Davide, oltretutto, è discutibile assai. Tanto per cominciare non è esattamente un giovanetto, né un pastorello, tantomeno un suonatore di cetra. Nel sistema di archetipi della politica Davide è un leader completo: coraggioso, sensuale, crudele, spregiudicato. Prima di fare le scarpe al vecchio re Saul e conquistare Gerusalemme, egli compie molte e singolari imprese. Ha anche una storia d´amore con un uomo (il principe Gionata), si finge pazzo, sfugge a una quantità di attentati, si nasconde in caverne e nel deserto, risparmia la sua vittima, Saul, al quale s´impegna a recapitare un trofeo di cento prepuzi da strapparsi ai nemici, ovviamente uccisi in battaglia. E insomma, non sembra in effetti materia per Prodi.
Ma questi ha buon gioco, anzi ha decisamente miglior gioco nell´accostare Berlusconi al gigante Golia. Ora, al Cavaliere potrà far piacere, o forse no, ma secondo alcune fonti archeologiche (La Sacra Bibbia, The Catholic Press, 1969) Golia di Geth era davvero un omone, un tipo molto grosso, arrivando a misurare in altezza sei cubiti e un palmo, come dire quasi tre metri. Ma qui il punto non è tanto la statura, quanto la forza offensiva: nel presente caso l´indubbia potenza mediatica e più in generale economica di un nemico che guida lo Stato, vive nel lusso, si permette di stipendiare attivisti, possiede tre televisioni, altre tre ne controlla e sta riempiendo le città di manifesti.
Rimarrebbe giusto da dire che Prodi non è il primo in assoluto ad aver parlato di Golia-Berlusconi. L´originario accostamento è infatti di Veltroni che lo lanciò nel 1990, ai tempi della discussione sulla legge Mammì. Lo riprese cinque anni dopo l´allora presidente del Ppi Giovanni Bianchi, quando quella stessa normativa venne sottoposta a referendum: «E sappiamo – garantì – che ormai la gente fa il tifo per Davide». Così non fu, veramente, dal momento che la potenza di fuoco di Berlusconi riuscì a evitare l´abrogazione. Ma a Golia continuarono a paragonarlo, oltre a Prodi, di nuovo Veltroni, poi Segni (1999), quindi Rutelli (2001), ancora Epifani (2003, ai tempi della Gasparri) e infine l´anno scorso pure Cossiga, sebbene con audace contaminazione fra la Bibbia e i fortunati romanzi di J. K. Rowling, nel senso che il presidente emerito profetizzava una sconfitta del Cavalier Golia da parte di Follini Harry Potter.
Sconfitta che venne a mancare, in verità, e non tanto per la clamorosa disparità di mezzi che ieri Prodi è tornato speranzosamente a denunciare.