ROMA – Non perdiamoci «in schermaglie di politica locale» come lo scontro Mussolini-Storace e relativi veleni. Romano Prodi ha fretta di affrontare le questioni cruciali in cui si dibatte il paese; di parlare delle scelte per il futuro; di denunciare i rischi primo fra tutti «il massacro della Costituzione» compiuto dalla Casa delle libertà con le riforme istituzionali che «minano le radici del nostro Stato». Più precisamente, «ridicolizzano» il presidente della Repubblica, liquidano «il Parlamento che in caso di conflitto con il premier viene mandato a casa» e indeboliscono la Consulta.
Spazia a tutto campo il Professore, il cui tour ieri inizia alle nove del mattino con l´intervista a Radio anch´io e, dopo avere ricevuto la cittadinanza onoraria della regione istriana in Croazia, si conclude sul palco a Bologna accanto a Vasco Errani, il “governatore” uscente e ricandidato dell´Unione in Emilia Romagna. La Casa delle libertà insorge: il duello tra i Poli è senza esclusione di colpi; il centrodestra parla di «demagogia e falsità».
Ebbene, a fine giornata Prodi torna a denunciare «le litanie di insulti» della Cdl. Del resto, osserva, «la destra insicura accende i toni, è una specie di coperta di Linus, di rassicurazione su se stessi». Ma è ottimista: «Sento che vinceremo… senza bisogno di fare la faccia feroce». Una rivendicazione già fatta nell´intervista radiofonica quando aveva ricordato la «bonomia emiliana» con la quale aveva personalmente cercato di abbassare «i toni violenti» della campagna elettorale. Responsabile però è Berlusconi.
È stato infatti il premier a cominciare, riadattando «l´espressione dantesca»: se la sinistra vince «ci sarà miseria, terrore e morte». Ora se è così, ironizza, qualche problema forse lo do. Ancora: «Se Berlusconi vuole contare il numero dei voti e non le Regioni, nessun problema: la doppia contabilità è ammessa». Comunque, una volta imboccata la strada dello scontro aspro, «ci sono responsabilità da parte di tutti e diventa difficile dire chi ha ragione e chi ha torto». Non manca di sarcasmo: «Al Polo serve la Croce rossa per radunare gente».
Denuncia il Professore «l´anticomunismo patetico e tragico per la politica italiana», che Berlusconi brandisce come se tutto fosse congelato al ‘45. Sulla fecondazione assistita e i referendum, ribadisce che andrà a votare, non aderirà all´appello all´astensione del cardinale Ruini: «Non ho però mai nascosto le mie convinzioni cattoliche, per me la vita è sacra e inviolabile».
Ma sono i problemi concreti quelli su cui Prodi insiste, dal lavoro al contratto per il pubblico impiego che sta scatenando nella maggioranza «l´ira di Dio». Aggiunge a proposito della legge Biagi che ha avuto familiarità con Marco Biagi: «Lui pensava alla mobilità non al precariato», mentre così «si rovina un´intera generazione, che sarà senza pensioni, e su questo io sarò durissimo». Sull´euro non risparmia attacchi poiché, afferma, è stata fatta «una campagna denigratoria sostenendo che l´aumento dei prezzi è colpa di Prodi».
Ecco quindi, il confronto di spesa del Professore: il latte che si paga 1 euro e 30 a Bologna, è a 0,85 a Bruxelles; il pane a 3 euro in Italia, a 1,5 in Belgio. La colpa è sì di chi ne ha approfittato, ma anche di chi non ha sorvegliato (era compito di Tremonti). «L´idea che qualcuno mi mette il dito nell´occhio e nessuno dice nulla perché l´occhio è dell´altro è una meravigliosa idea del governo Berlusconi».
I bilanci di Mediaset: «Erano miserevoli 10 anni fa, ora sono per centinaia di milioni di dollari in profitto, buon per lui»; e soprattutto il conflitto d´interessi in cui il premier possiede il 46 del sistema tv sul mercato e ne controlla l´altra metà. Oltre all´erosione del mercato pubblicitario da parte di Publitalia. Sui costi della democrazia cita il conto corrente inviato ai cittadini: «Non siamo ricchi come Berlusconi e chiediamo sostegno, la democrazia ha un costo». E ancora: «Il premier ha mantenuto solo un terzo del suo contratto con gli italiani».