«ORGOGLIOSO» DI AVER portato l’Italia nell’Euro “insieme all’allora ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi”. Romano Prodi risponde così agli attacchi del Carroccio e alla campagna leghista per il ritorno alla lira.
L’impresa che agganciò il nostro Paese al treno della moneta unica, ricorda il Professore, “ha messo in ordine i conti dello Stato, ha ridato energia al Paese, ha permesso a tanti di farsi un mutuo per la casa, ha abbassato i tassi di interesse ed il costo del denaro”.
Il Professore difende il suo operato e quello del Capo dello Stato. Lo fa a margine dell’iniziativa organizzata dalla Fabbrica del programma sui temi del lavoro e della buona occupazione.
Con decine di giovani che raccontano la loro esperienza di precariato ed esperti, sindacalisti, dirigenti di partito che espongono ricette diverse per affrontare il problema. Una giornata di dibattito intervallata dai contatti telefonici tra il Professore e i leader dell’Unione in vista del vertice di oggi sulla Rai. Prodi, in questi giorni, si è tenuto in contatto con Fassino e il segretario della Quercia, ieri, ha incontrato Francesco Rutelli. Il vertice dell’Ulivo tornerà a riunirsi il 15 giugno, dopo il referendum sulla procreazione assistita.
Nel frattempo i leader cercheranno di tessere la tela di una soluzione possibilmente “condivisa” in vista delle elezioni 2006. Ieri, però, il Professore ha voluto innanzitutto replicare alla campagna “irrazionale” del Carroccio contro l’Euro. Le “responsabilità” della crisi economica del Paese non vanno addossate alla moneta unica.
Lo dimostrano anche i casi della Spagna e della Francia che “crescono” perché “hanno rinnovato le proprie strutture produttive” o quello della Germania che “ha raggiunto il record assoluto della sua storia nelle esportazioni”.
Il problema dunque, per Prodi, non è l’Euro, ma “l’Italia”. “l’idea che qualcuno voglia resuscitare ed ancorare la Lira al Dollaro – spiega – appartiene a ipotesi che non hanno alcuna base né razionale né logica”. Un’altra risposta inviata a stretto giro di posta al leghista Calderoli che, ieri, dalle colonne di Repubblica, annunciava un viaggio negli Stati Uniti di “Giorgetti e Pagliarini per studiare la sessione di bilancio federale”.
Posizioni che dimostrano “rassegnazione a un’Italia che va avanti di svalutazione in svalutazione”, commenta Prodi che ha in mente, al contrario, un Paese “che progredisca misurandosi con le nazioni più avanzate”. Il Professore, in ogni caso, confida nella saggezza degli italiani che comprendono “che nel mondo di oggi solo chi ha le spalle robuste può vincere la concorrenza”.
Se Prodi giudica “irrazionale” il ritorno alla lira sponsorizzato dal Carroccio, D’Alema lo considera una “palese assurdità, un’idea totalmente campata in aria” che ha lo scopo di “scaricare sull’euro la responsabilità del fallimento della politica economica del governo Berlusconi”.
Da Roma, invece, Luciano Violante si chiede se sia casuale la coincidenza fra “l’ attacco più violento e spregiudicato contro il capo dello Stato” mosso dalla Lega e l’ultima settimana di campagna per i referendum. Questo dubbio fa dire a Violante che “s’impone uno sforzo per evitare che il confronto degeneri in scontro e perché i cittadini siano messi in condizione di scegliere liberamente e consapevolmente come esprimersi”.
Ieri, alla Fabbrica bolognese del programma, Prodi ha parlato soprattutto di politica industriale, flessibilità, tutela dei diritti e mercato del lavoro insieme a esperti e a giovani che vivono sulla propria pelle la realtà di un’occupazione precaria. Presenti, tra gli altri, anche Cesare Damiano dei Ds e Tiziano Treu della Margherita.
“Se vogliamo fare concorrenza a paesi che corrono in fretta dobbiamo avere risorse umane che guardano al futuro e non affittare mano d’opera da lasciare sulla strada dopo pochi mesi”, ha affermato – tra l’altro – il leader dell’Ulivo.
Il precariato, ha aggiunto, “rovina un’intera generazione” mettendo in difficoltà tanti ragazzi “che non possono sposarsi, mettere su casa, organizzare il futuro, accendere un mutuo, avere una continuità contributiva”.
Serve, in sostanza, “un piano di lungo periodo” che parli ai giovani e alle imprese, affrontando il tema dei diritti insieme a quelli dell’innovazione, della ricerca, della formazione, dell’internazionalizzazione economica. Diverse le ricette emerse durante il dibattito.
C’è chi punta sulla riforma degli ammortizzatori sociali e chi chiede la revisione radicale della legge 30 sulla flessibilità e sui “contratti precari”. “Quello che ci unisce è l’esigenza di dare ordine ed equità al sistema”, commenta il Professore.
E il responsabile lavoro della Quercia, Cesare Damiano, spiega che “i giovani che hanno un lavoro precario, le donne scoraggiate nella ricerca di una occupazione, gli ultraquarantenni che rischiano di perdere il posto devono trovare risposte efficaci nelle proposte che avanziamo di inclusione e di protezione sociale”.