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14 Luglio 2005

Prodi: guai a lasciare Schengen, non vinca il terrorismo

Autore: Francesco Alberti
Fonte: Corriere della Sera

ROMA — Contrario, assolutamente contrario. «Noi non dobbiamo tornare indietro, sarebbe grave rinunciare a questo spazio di libertà che, con tanta fatica, ci siamo conquistati » . Romano Prodi sbarca in serata all’aeroporto di Fiumicino, reduce da un viaggio lampo a Berlino.

Il tempo del volo gli è stato più che sufficiente per riflettere sulla decisione del governo francese di congelare temporaneamente gli effetti del Trattato di Schengen e sull’atteggiamento che dovrebbe assumere l’Italia: «Anziché sospendere l’accordo, credo che la cosa migliore sarebbe invece applicare il Trattato in ogni sua parte.

Sbaglia chi ora considera Schengen alla stregua di un ostacolo nella lotta al terrorismo: al contrario, sono previste una serie di opzioni e possibilità che, se correttamente messe in atto, possono costituire una valida difesa» .

Parla da leader dell’Unione, Romano Prodi. Solo qualche mese fa, quando ancora era alla guida della Commissione europea, mai e poi mai avrebbe immaginato di trovarsi costretto un giorno a difendere quello che ormai pareva uno dei punti acquisiti nella costruzione di un’Europa unita.

Ma ora che l’ondata di terrore rischia di rimettere tutto in discussione, un aspetto in particolare allarma il Professore: «Abbiamo sempre detto che la lotta al terrorismo non avrebbe mai dovuto comportare decisioni che potessero determinare uno stravolgimento dei nostri stili di vita.

Beh, non credo di sbagliare se ora affermo che, nella scelta di congelare Schengen, c’è un’evidente contraddizione con quanto sostenuto in passato, e questo è un fatto molto grave…» .

Come dire: così si rischia soltanto di fare il gioco dei kamikaze islamici.
Prodi e Pisanu ancora una volta sulla stessa linea.

Qualche giorno fa il Professore accolse con parole di convinto apprezzamento il pacchetto antiterrorismo, e soprattutto l’assicurazione che non erano alle viste leggi speciali, illustrato alla Camera dal titolare del Viminale.

Oggi i due si trovano nuovamente d’accordo nel sostenere che mai come in questo momento l’Italia deve continuare a rispettare, in linea con quanto avviene dal 1997, gli accordi stipulati nella cittadina lussemburghese.

Sbuffa Prodi, quasi infastidito all’idea che su una questione di tale portata possano prevalere logiche di schieramento interno: «Per carità, ciò che conta è che Schengen ha consentito in questi anni un oggettivo miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini europei. E’ stato, per le persone, ciò che il mercato comune ha rappresentato per le merci. Guai a rinunciarvi» .

E a chi sostiene che proprio la libera circolazione di esseri umani rischia ora di tramutarsi in una sorta di «autostrada del terrore » , il leader del centrosinistra replica: «Attenti a fare ragionamenti di questo genere.

Forse qualcuno dimentica che la Gran Bretagna, al cui dolore siamo vicini, non ha aderito al Trattato di Schengen, eppure è stata colpita. E lo è stata, nonostante la vigilanza fosse alta e i suoi sistemi di sicurezza tali da renderla una delle metropoli più blindate del mondo» .

E allora, insiste l’ex presidente Ue, nessun dubbio che occorra «innalzare il livello dei controlli ». Ma ciò deve avvenire all’interno «di una strategia comune» . E invece l’Europa, «frenata da troppi interessi e particolarismi » , ha finora ottenuto «meno successi di quanto avrebbe potuto» . La verità, è la conclusione, è che «un singolo Paese non può vincere la lotta al terrore » . E comunque, non partendo da Schengen.