ROMA — È sempre più un volto bifronte quello che l’Unione va mostrando sulla politica estera. Nelle stesse ore in cui il ministro Pisanu strappa applausi bipartisan — «discorso saggio» riconosce Romano Prodi — l’opposizione che guarda a Palazzo Chigi si divide aspramente sulla proroga delle missioni di pace tra Afghanistan ed ex Jugoslavia e sull’accoglienza agli immigrati.
Salvo ravvedimenti dell’ultim’ora, non sarà agevole per Prodi sventare la formalizzazione in Parlamento di una frattura drammatica. Martedì 19 Margherita e Ds potrebbero accompagnare il «no» ad Antica Babilonia con un ordine del giorno che delinei una strategia di uscita dall’Iraq e allora una mozione per il ritiro immediato delle truppe, contromossa minacciata dalla sinistra estrema, sarebbe inevitabile.
L’entourage di Prodi sdrammatizza e dirama una nota di plauso all’informativa del ministro dell’Interno. Prodi condivide la preoccupazione di affrontare il terrorismo «senza leggi speciali, senza forzature demagogiche» ma con misure «serie, mirate, nella direzione esposta da Pisanu» e promette di esaminare con «apertura e interesse» le norme che il ministro proporrà.
Se la Cdl valuterà « senza preconcetti» le proposte dell’opposizione il dialogo è possibile, conferma per i Ds Luciano Violante, d’altronde se al posto di Pisanu ci fosse Piero Fassino proporrebbe misure non troppo diverse: «Un discorso sensato, ragionevole e ispirato a sensibilità democratica» , riconosce il segretario dei Ds.
Disponibilità anche dal capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti, che però avverte: no a misure restrittive dei diritti dei cittadini. Ed è il tema che agita il Bertinotti pronto a respingere ogni «lesione dello Stato di diritto» come il Pecoraro Scanio che ringrazia Pisanu per aver «messo fine alle barzellette dei leghisti» .
Chiusa l’informativa del ministro i deputati tornano in aula per la proroga di nove missioni di pace, ma se il governo incassa il via libera con 403 sì e quattro astenuti, il voto a favore dell’Ulivo e i 22 «no» di Prc, Pdci e Verdi sono la fotografia di un’Unione lacerata, un segnale che il prodiano Franco Monaco registra «con rammarico».
L’appello di Francesco Rutelli a ripensare il «no» alle missioni per delineare una politica estera credibile cade nel vuoto e la polemica che ne segue è violenta, foriera di nuove divisioni.
Franco Giordano del Prc rimprovera al leader della Margherita di aver proposto uno «scambio» tra Iraq e Afghanistan e, in aula, Rutelli lo prende di petto, mentre in Transatlantico lo stato maggiore della Margherita, da Gentiloni, a Fioroni, a Lusetti rilascia dichiarazioni furibonde.
Ora un ordine del giorno «governativo» sull’Iraq, che piace ai riformisti e fa arrabbiare i «radicali» , potrebbe non bastare più. La Margherita medita un’azione congiunta con i Ds, vuol chiedere a Prodi «un patto di ferro, altrimenti si perde» .
Il Ds Vannino Chiti invoca il principio di maggioranza e chiede di inserire «un riferimento esplicito nel programma di governo a sostegno delle operazioni di pace sotto egida Onu» . Divergenze incrociate anche sui Centri di permanenza temporanea.
Per Violante sono «paludi di odio» , eppure né lui né Fassino li chiuderebbero come chiede invece il presidente della Puglia Niki Vendola sostenuto dai «governatori» dell’Unione. Ma Bertinotti, che i centri vuol chiuderli «per manifesta illegalità», avverte: nessuno, nemmeno Fassino, ha titolo per parlare di Cpt a nome dell’Unione.