BOLOGNA – Chiede uno «sforzo congiunto». Una «volontà compatta». Ricorda «l´avversità» di Giuliana Sgrena alla guerra e la sua «dedizione alla sofferenza della gente». Ma un senso di enorme difficoltà attraversa ogni discorso. A Romano Prodi i segnali erano arrivati da alcuni giorni. Dalle sue relazioni in Medio oriente, dai rappresentanti del mondo arabo, dalle organizzazioni religiose, da una rete di rapporti informali. E la preoccupazione per la giornalista del manifesto cresceva. «Speriamo si sbaglino, ma il quadro è molto peggiorato, sembra fuggito di controllo». La vita, come per tutti, era comunque continuata nei suoi ritmi.
Prodi ha saputo del video di Giuliana Sgrena appena fuori dall´aeroporto, di ritorno da Parigi. Appena in tempo per correre davanti a una televisione. Tutto cambiato, un´ombra immensa su quella che doveva essere una festa: la presentazione della Fabbrica del Programma del futuro politico prodiano. Inutili i colori allegri del capannone-atelier di progetti. La conferenza stampa si apre con il racconto di un orrore che ha percorso l´Italia: «Ero sceso dall´aereo con animo lieto e ho appreso del terribile video di Giuliana e del suo appello» .
Discorso buttato già in un pugno di minuti. Tutto il resto quasi cancellato. «Chiedo uno sforzo congiunto che faccia superare posizioni e barriere e ci faccia progredire verso l´obiettivo che noi tutti abbiamo della liberazione di Giuliana Sgrena» dice ai giornalisti che gli chiedono cosa possa fare. «Non ho un ruolo, conoscenze e diritto e responsabilità per prendere decisioni in materia» premette lento. «Richiamo solo il coerente atteggiamento che ho sempre avuto di fronte a questa guerra. Non posso che dire che dobbiamo chiedere una volontà compatta per fare tutto ciò che sarà possibile fare nelle prossime ore per poter salvare la Sgrena. Ogni sforzo utile per questo obiettivo troverà in me e in noi risposte forti e immediate».
Ricorda «il dolore e anche la stima personale per la Sgrena», «la sua avversità alla guerra e la dedizione alla sofferenza della gente». «E´ impressionante come nel video faccia appello ai bambini e ai drammi quotidiani». «Ancora una volta – aveva detto all´inizio – si dimostra la tragedia di questa guerra e le conseguenze drammatiche di un problema che non finisce mai. Sabato tutto il popolo italiano esprimerà la sua vicinanza, ma già oggi noi ci uniamo insieme ai familiari e agli amici con dolore e partecipazione». «Raramente abbiamo visto immagini così forti e dolorose».
La politica arriva solo alla sera, dopo il voto al Senato sulla missione italiana in Iraq. Prodi esalta il no compatto delle Federazione ulivista. «Questa grande innovazione – dice con una nota – ha rispettato completamente le regole che ci eravamo dati per la Federazione dell´Ulivo. Le diverse opinioni, espresse tutte in modo legittimo, sono poi confluite in un voto unanime». «Queste – è la conclusione – sono le regole che ci eravamo dati nella Federazione. Hanno funzionato e sono sicuro che questo avverrà anche in futuro». Niente polemiche, il tentativo di mostrare a tutti una prospettiva comune. Ben diversi erano stati i toni in mattinata, appena sceso dall´aereo. Prodi non sapeva ancora nulla di Giuliana Sgrena. «I numeri parlano chiaro, la sostanza di questo voto mi sembra che mi rafforzi molto» aveva detto. Frecciata a Rutelli, Marini, ai fautori sconfitti dell´astensione sull´Iraq. Con pure una battuta sul «modo un po´ folcloristico, da assemblea studentesca» della votazione nella Fed. Ma subito oltre i cancelli dell´aeroporto il tempo delle battute si era gelato nell´orrore della sorte di una donna prigioniera in un paese lontano e vicinissimo.