8 Febbraio 2006
Prodi: abbasseremo il costo del lavoro
Autore: Amedeo La Mattina
Fonte: La Stampa
«Che vogliamo fare, perderle queste elezioni? Non si può andare avanti
così. Io vado in televisione, riesco pure a vincere il confronto con Fini ma
devo sempre fare uno sforzo sovrumano per non essere schiacciato sulle posizioni
indifendibili di Bertinotti, dei no global, di Pannella… Adesso basta: Romano
devi fare qualcosa, devi intervenire perché l’Unione non può avere l’immagine
della sinistra radicale». Ieri mattina Francesco Rutelli era furioso quando ha
incontrato Prodi e Fassino nella nuova sede dell’Ulivo. Il leader della
Margherita non è più disposto a subire i continui attacchi della Rosa nel pugno,
di Enrico Boselli che l’ha bollato come «il braccio armato del cardinal Ruini».
Non ci sta a dover replicare agli avversari che nei dibattiti televisivi
sventolano «Liberazione» per dire che il centrosinistra al governo è pronto a
espropriare le case sfitte. Non è accettabile per Rutelli che i no-Tav minaccino
di bloccare le Olimpiadi di Torino e che i Pacs vengano usati come arma per
infastidire il mondo cattolico.
«Tutto questo è devastante anche per la tua leadership», si è sfogato l’ex
sindaco di Roma che è stato sostenuto dal segretario dei Ds. Sì, perché anche
Fassino vede quanta benzina mettono nel motore della Cdl certi atteggiamenti
della sinistra radicale, certe candidature come quella di Caruso che ritiene «un
problema politico». Perché «occorre coerenza tra l’impegno a governare e i
deputati che si portano in Parlamento». Per non parlare poi delle proposte
«irrealistiche e impraticabili» del Prc sulla casa. Insomma Fassino e Rutelli
sulla stessa linea, hanno pressato Prodi a rimettere la barra al centro del
programma concordato. Il Professore non ha negato che ci sia un problema di
comunicazione elettorale, che bisogna frenare certe spinte centrifughe. Ma anche
fatto notare che tutti i partiti, a causa della legge proporzionale, cercano di
marcare la propria identità. «Noi abbiamo un programma ed equivoci non ce ne
possono essere. L’importante – ha spiegato – è non lasciarsi condizionare dalla
propaganda del centrodestra e non inseguirli sul loro terreno». Una risposta che
non ha lasciato del tutto soddisfatti Rutelli e Fassino. «Ha fatto il pesce in
barile», è stato il commento alla Margherita.
Ma nel corso della giornata, dopo l’incontro a tre della mattina, Prodi ha
dimostrato di avere recepito il messaggio dei suoi interlocutori. «La diversità
della coalizione è una ricchezza – ha detto – ma può diventare una debolezza se
le differenze vengono esaltate». Ai parlamentari dell’Unione, l’ex premier ha
ricordato che gli elettori chiedono soprattutto unità: «Siamo di fronte ad una
campagna elettorale in cui l’unità è essenziale. Lo spirito di squadra deve
emergere e mostrare agli elettori che si traduce in azione di governo».
Nel pomeriggio ha registrato «Porta a Porta» e qui Prodi ha chiarito che
Bertinotti si è impegnato a rispettare il programma: «Abbiamo lavorato giorni e
notti per un programma in comune. Ora c’è un impegno e verrà rispettato». Il
programma non sarà sottoscritto pagina per pagina: «Non ce n’è bisogno, non c’è
nemmeno un notaio». Prodi si è spinto pure a dire che il leader del Prc si è
pentito di aver fatto cadere il governo dell’Ulivo nell’98. Ha raccontato di
aver chiesto ai sindaci della Val di Susa e a Franco Giordano di Rifondazione
una «tregua olimpica»: «E loro mi hanno assicurato che le manifestazioni a
Torino sono l’iniziativa di movimenti popolari spontanei». Del resto, ha
osservato Prodi, si tratta di «episodi che nuocciono, che non si possono
giustificare». Su questo tema Bertinotti è intervenuto per criticare Rutelli («è
stato un errore grave utilizzare certi toni contro Rifondazione e i movimenti»),
ma poi ha calmato le acque: «Adesso cerchiamo di riportare il confronto sul
programma e sulle idee».
E a proposito di programma, Prodi ha annunciato che se andrà al governo il
costo del lavoro si può abbassare di parecchi punti, oltre 5 in un anno. Per il
Professore è questo il sistema per convincere gli imprenditori a trasformare i
contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. «In nessun Paese – ha
osservato – esiste un fisco che premia il lavoro precario». Questa pratica crea
un «effetto distorsivo», ovvero il «prolungamento ad libitum dei contratti
precari». Per cui il governo dell’Unione «provvederà progressivamente ma in
tempi rapidi, ad una forte e sostanziosa riduzione del cuneo fiscale».