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7 Febbraio 2005

Polo e Ulivo uniti per salvare Giuliana

Fonte: Corriere della Sera

Il governo ha coinvolto l’opposizione sulle iniziative da prendere per riportare a casa l’inviata del manifesto Giuliana Sgrena. Il ruolo di gran tessitore è affidato a Gianni Letta, che sta tentando di ottenere un contatto con i sequestratori. Che si ritiene siano banditi comuni, non terroristi.
Ci sono stati nuovi messaggi dei presunti rapitori, mentre a Bagdad è stato fermato l’autista di Giuliana Sgrena.
Intanto, incoraggiati dai primi risultati elettorali che li vedono al 70 per cento, gli sciiti chiedono la legge islamica in Iraq.

 

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BAGDAD — A quattro giorni dal rapimento di Giuliana Sgrena, si moltiplicano i comunicati di rivendicazione via Internet. Ieri mattina un nuovo testo minaccia di « eseguire il verdetto divino entro 48 ore » . Se lo attribuisce un gruppo sconosciuto: l’Organizzazione della Jihad ( la guerra santa) nel Paese di Arrafidain ( la Mesopotamia). Un po’ diverso da quello due giorni fa firmato semplicemente « Jihad islamica » . In questo secondo i toni sono più aspri, il governo italiano è definito « cricca criminale » , l’inviata del manifesto indicata come « prigioniera » e « l’esecuzione » minacciata come più prossima. Più tardi un nuovo comunicato, il terzo, annunciato come « l’ultimo » in attesa che « la commissione legale » delle Brigate dell’Organizzazione della Jihad adotti la sua « decisione nel futuro imminente » .
Specifica che i messaggi vengono tutti dalla stessa organizzazione e aggiunge: « Né la sicurezza né la stabilità potranno essere garantite finché un solo soldato italiano rimarrà sul territorio iracheno » .
Ma la loro veridicità è considerata quasi nulla.
« Puro sciacallaggio sul web » , lo definiscono gli uomini delle intelligence occidentali che qui in Iraq ormai sono addestrati nella ricerca degli ostaggi.
Non godono di alcuna credibilità neppure per alcuni dei massimi esponenti del Consiglio degli Ulema, una delle più importanti assemblee di esperti del Corano sunniti che già più volte in passato si sono adoperati per mediare la liberazione degli stranieri. « La giornalista italiana merita un premio e certo non di essere rapita. Noi abbiamo molti dubbi sull’ autenticità di queste rivendicazioni. Non abbiamo mai sentito parlare di queste organizzazioni. Giuliana Sgrena rifiutava l’aggressione ( americana ndr ). Intendeva realizzare alcune interviste per far luce sull’aggressione e per questo dovrebbe venire premiata » , ha dichiarato tra gli altri lo sceicco Abdul Salam Al Kubaisi. Un nome noto in Italia. In primavera aveva ricevuto più volte l’ambasciatore italiano a Bagdad, Gianludovico De Martino, per mediare la liberazione dei quattro body guard rapiti sulla strada verso la Giordania. E in settembre aveva più volte lanciato appelli per Simona Torretta e Simona Pari.
Più credibile sembrerebbe però il comunicato diffuso ieri sera via Internet a firma dello stess o A b u M u s a b A l Zarkawi, considerato il massimo esponente delle cellule armate di Al Qaeda in Iraq, che smentirebbe di avere catturato l’italiana. In settembre ancora Al Zarkawi aveva diffuso un comunicato simile a proposito della Pari e della Torretta. Ed era stato ritenuto attendibile dagli uomini dell’intelligence.
A Bagdad si lavora per ottenere un contatto con i sequestratori della Sgrena. La polizia irachena ha concentrato l’attenzione su Muhannad Al Baiat e Wael Al Baiat, parenti tra loro, rispettivamente autista e traduttore della giornalista. Secondo le testimonianze delle guardie dell’ Università di Bagdad, dove avvenne il rapimento, i due sarebbero fuggiti dopo un timido tentativo di portare in salvo con loro anche l’italiana.
Nelle ultime 48 ore sono stati trattenuti a lungo per gli interrogatori nella caserma di Karrada, nel centro della capitale.
Wael ha poi potuto tornare a casa. Muhannad è invece in stato di fermo, che potrebbe trasformarsi in arresto con l’accusa grave per il codice penale iracheno di « negligenza » . « Stiamo contattando un avvocato. Muhannad in quanto autista è imputato secondo l’articolo 240 del nostro codice per non aver svolto correttamente il suo lavoro » , sostiene un altro parente, che da parecchio tempo lavora come traduttore a Bagdad. In effetti altri elementi hanno motivato il fermo. Wael è più noto, da oltre due anni lavora come interprete per i giornalisti stranieri. Dunque meno sospetto. Muhannad aveva invece iniziato a lavorare come autista in questo campo solo dal momento dell’arrivo della Sgrena in Iraq il 25 gennaio per seguire le elezioni.
A rendere più problematiche le ricerche è la crescita dell’allarme rapimenti. Ieri mattina sono stati sequestrati nel centro della capitale 4 tecnici egiziani impiegati dalla Orascom- Telecom, la compagnia del Cairo che gestisce la rete di telefoni cellulari nel Paese.