Ormai è questione di ore. Fino all’ultimo Giovanni Consorte ha confidato agli amici che non intende farsi da parte. Ma le dimissioni del presidente e amministratore delegato dell’Unipol, e anche del suo vice Ivano Sacchetti, entrambi coinvolti nelle inchieste giudiziarie sulle scalate bancarie, vengono ormai date per scontate.
Il problema è quando arriveranno, se non già oggi: giorno previsto per l’interrogatorio di Consorte alla procura di Milano. Tutto è pronto, dopo la strisciante presa di distanze di molti all’interno dei Ds e i crescenti imbarazzi nel mondo delle cooperative, perché si volti pagina. Con l’obiettivo di salvare anche la scalata alla Banca nazionale del lavoro.
Per domani è già convocato il consiglio di amministrazione della Holmo, holding attraverso cui le coop controllano l’Unipol, presieduta da Pierluigi Stefanini, con all’ordine del giorno «comunicazioni del presidente». Sul tavolo dei consiglieri arriverà il memoriale che Consorte e Sacchetti hanno messo a punto in questi giorni.
E a meno di clamorose sorprese da quella riunione sono attesi i ringraziamenti di rito per i due manager che si faranno da parte ma forse anche la designazione dei successori.
Decisione che sarà ratificata in tempi brevissimi da un consiglio di amministrazione straordinario dell’Unipol, già convocato per venerdì 30 dicembre con lo stesso ordine del giorno del consiglio Holmo.
Per la compagnia bolognese l’uscita di scena di Consorte e Sacchetti apre però una lunga serie di problemi. In primo luogo la scelta di chi dovrà prendere il loro posto. Il candidato più accreditato per la presidenza è Stefanini, ma si tratta di una ipotesi contrastata all’interno delle coop, dove c’è chi ritiene che il numero uno della Holmo avrebbe dovuto esercitare con più efficacia la funzione di controllo. Stefanini potrebbe essere affiancato da un amministratore delegato, e fra le idee che circolano c’è quella di promuovere Carlo Cimbri. Anche se il nome del direttore generale dell’Unipol compare, come quello di Stefanini, nelle intercettazioni telefoniche del banchiere Gianpiero Fiorani, è opinione diffusa fra gli azionisti della compagnia che la seconda linea di comando meriti comunque di essere salvata.
In ogni caso si tratterebbe di incarichi temporanei, destinati a scadere con l’approvazione del prossimo bilancio, insieme a quelli degli altri consiglieri. E non è escluso che il rinnovo totale degli organi possa essere l’occasione per sancire la definitiva separazione fra le cariche di presidente e amministratore delegato, che all’Unipol (caso più unico che raro fra le imprese quotate) invece coincidono da tempo immemore: con il risultato che chi gestisce l’azienda guida anche l’organo a cui costui dovrebbe rendere conto.
C’è poi, nell’immediato, il destino dell’Opa sulla Bnl. Con la sola rumorosa eccezione di Turiddo Campaini, da 33 anni presidente di Unicoop Firenze, l’operazione è sostenuta da tutte le coop. Ma come sono stati Consorte e Sacchetti a far salire in dieci anni la compagnia di via Stalingrado ai vertici della classifica delle assicurazioni, così sono stati loro anche a ideare la scalata. E quell’operazione potrà procedere senza di loro, nel modo in cui l’avevano concepita? Oppure le coop dovranno cercare nuovi alleati, se non il Montepaschi, magari il San Paolo di Torino che mesi fa aveva aperto un dossier? Sono le prime domande a cui i nuovi vertici dovranno dare, e prestissimo, una risposta.