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8 Agosto 2005

Perché dico no a Berlusconi nel fondo

Autore: Carlo De Benedetti
Fonte: la Repubblica

CARA Repubblica, cari lettori, cari giornalisti e collaboratori del Gruppo Espresso, caro Eugenio, caro Ezio, in questi giorni mi sono reso conto che si attribuisce alla mia persona una grande responsabilità sulla scena italiana, sia come individuo, sia come azionista di maggioranza del Gruppo Espresso-Repubblica, ai cui giornalisti ho sempre garantito la massima libertà di espressione.

È certamente una comunanza di idee e di ideali che ci ha fatto incontrare tantissimi anni fa (Eugenio, ricordi i primi incontri con te e Carlo Caracciolo agli inizi degli anni Settanta?) e ci ha unito attraverso tante battaglie.

La passione civile e politica che mi anima dagli anni lontanissimi del Politecnico di Torino, ha portato oggi alla mia identificazione con il Gruppo Espresso, con le persone che lo hanno diretto, lo dirigono e vi lavorano, con i suoi lettori.

In questi ultimi giorni, per errore o in malafede, si è presentata come “alleanza” un´eventuale partecipazione di Silvio Berlusconi a una iniziativa da me pensata e che sarà da me presieduta, con la partecipazione di altri importanti imprenditori.

C´è perfino chi ha voluto trattare questo argomento sotto il capitolo della questione morale, alla stregua delle gravi vicende che abbiamo appreso su operazioni finanziarie, tali da gettare ombre e sospetti sul comportamento della stessa Banca d´Italia.

E c´è chi ha cercato di approfittare dell´episodio per attaccare il Gruppo Espresso-Repubblica con riferimento alla mia veste di azionista di maggioranza. Non ho letto un solo commento sul merito dell´iniziativa da me assunta, ma solo sul presunto, e inesistente, accordo con Berlusconi. Desidero dunque chiarire e ribadire, come già avevo fatto attraverso

Il Sole 24 Ore del 29 luglio e il Financial Times del 3 agosto, come sono andate le cose.
1. Circa sei mesi fa ho dato incarico a Mediobanca e a Lazard di sviluppare finanziariamente e legalmente una mia idea per creare un fondo per il risanamento di medie aziende italiane.
2. Ho avuto di recente con Silvio Berlusconi un incontro conviviale, da lui richiesto da tempo, dopo che erano passati 16 anni dal nostro ultimo colloquio.Verso la fine dell´incontro, in cui non si è parlato né di politica né di editoria, Berlusconi mi ha chiesto, incidentalmente, quali fossero i miei futuri progetti imprenditoriali.

Ho accennato all´idea del fondo. Berlusconi mi ha chiesto quale fosse il mio investimento e mi ha prontamente chiesto, con gentilezza, se avremmo accettato lo stesso investimento da parte sua. Con altrettanta semplicità gli ho risposto di sì.

Non ci sono stati, né potevano esserci, né accordi né patti. Ma oggi, avendo constatato i malintesi e, soprattutto, le speculazioni che si sono fatte sull´episodio, ribadisco il mio assoluto impegno a considerare come prioritario il mio ruolo di editore del Gruppo Espresso-Repubblica.

Per questo e solo per questa ragione, ho fatto sapere a Berlusconi, sia pure ringraziandolo per la disponibilità, che rinuncio al suo investimento. Sono decenni che faccio l´imprenditore in Italia e so bene che ci sono prezzi che bisogna imparare a pagare. Ma questa volta c´è qualcosa in più.

C´è stato il tentativo di attaccare, attraverso la mia persona, il Gruppo Espresso-Repubblica. Questo non lo voglio e non lo posso accettare perché credo profondamente in quella comunità di ideali che è il mondo di Repubblica, dal quale nessuno, neppure il più vantaggioso degli investimenti, potrà mai allontanarmi.

I miei critici in malafede, però, sappiano che io andrò avanti con il mio fondo, proprio come l´ho annunciato, nella convinzione che sia una buona cosa per gli azionisti ma anche per il Paese nel quale vedo, con viva preoccupazione, configurarsi come iniziative imprenditoriali avventure finanziarie sotto esame della magistratura.