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19 Luglio 2007

Per Mediaset pagano tutti gli italiani

Autore: Giovanni Valentini
Fonte: La Repubblica

Bocciato Gasparri, promosso Gentiloni, rimandato a settembre il governo
italiano. È un vero e proprio ultimatum quello che la Commissione europea
lancia al nostro Paese in merito alla riforma televisiva. La famigerata
legge “ad personam” – anzi, “ad aziendam” – imposta dal centrodestra a
favore di Mediaset con il sigillo dell?ex ministro delle Comunicazioni,
viene respinta in nome della concorrenza e rischia ora di provocare anche
una maxi-multa a carico dello Stato, cioè di tutti noi.Se entro due mesi,
vale a dire prima della fine di settembre, non verrà approvata – com?è del
tutto improbabile – la nuova disciplina proposta dall?attuale ministro Paolo
Gentiloni, approvata alla Camera e ancora in attesa di ratifica da parte del
Senato, il nostro governo potrà invocare un?ultima proroga di altri due mesi.

Poi, in caso contrario, la Commissione non potrà fare altro che depositare
gli atti davanti alla Corte di giustizia europea, chiedendo una condanna
formale destinata inevitabilmente a tradursi in una pesante sanzione
economica.Per difendere gli interessi dell?azienda che fa capo all?ex
presidente del Consiglio, dunque, la vecchia maggioranza espone tutti i
cittadini e contribuenti italiani a pagare “pro quota” una super-ammenda
all?Europa. Altro che costi della politica, sprechi e pressione fiscale,
tutte voci senz?altro da ridurre. Questo sarebbe un prelievo forzoso con
effetto retroattivo, non a vantaggio di un partito e neppure di una
coalizione, bensì a beneficio esclusivo di Silvio Berlusconi e del suo
gruppo televisivo.La vicenda riguarda la “vexata quaestio” della transizione
dal sistema analogico a quello digitale terrestre. Secondo quanto
vagheggiava la legge Gasparri, il cosiddetto switch off sarebbe dovuto
avvenire entro il 2008. Ma siamo ben lontani da quel traguardo.

Tant?è che
lo stesso progetto Gentiloni, più realisticamente, indica come termine
ultimo il 2012.In attesa però dell?approvazione di questa riforma, restano
in vigore le norme approvate in precedenza su cui si punta la censura della
Commissaria europea alla concorrenza, Neelie Kroes. In primo luogo, perché
la legge Gasparri rinvia “sine die” l?attuazione del piano di assegnazione
delle frequenze analogiche, danneggiando così tutti i concorrenti dei due
soggetti dominanti, la Rai e Mediaset, a cominciare da “Europa 7” che ha
ottenuto una concessione nazionale ma finora non ha potuto neppure
cominciare a trasmettere per mancanza di frequenze disponibili. E
soprattutto per il fatto che la “transizione” fittizia impostata dal
centrodestra tende in realtà a trasformare il vecchio duopolio analogico in
un nuovo duopolio digitale, a parte la presenza tuttora marginale di Telecom con
“La 7”, escludendo di fatto i “nuovi entranti”.Per tutti questi motivi, la
Commissione di Bruxelles contesta alla legge Gasparri di non rispettare né
“il principio di proporzionalità” né quello di “non discriminazione”. Una
riforma, appunto, sproporzionata e discriminatoria, come qui abbiamo
sostenuto fin dall?inizio. Una falsa riforma, concepita e varata dall?ex
maggioranza del partito-azienda per privilegiare gli interessi
dell?azienda-partito rispetto a quelli dell?intero sistema.