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18 Dicembre 2003

Partiti e coscienze

Autore: Pietro Scoppola
Fonte: la Repubblica

LE LUCI si spengono sul dibattito parlamentare; ma il tema della fecondazione assistita non esce di scena. Vi sono problemi di contenuto che restano aperti: lo stesso ministro Sirchia ha accennato a possibili ritocchi e perfezionamenti della legge. Ma si vorrebbe che la questione fosse discussa da esperti su toni più pacati di quelli degli ultimi giorni, al di fuori di astratti ideologismi. Proprio un cattolico, rettore di una università cattolica, Giuseppe Dalla Torre, invitava ieri l´altro, dalle pagine del cattolico “Avvenire”, a considerare il problema in termini di conflitto di interessi: non si potrebbe immaginare una posizione più laica. Personalmente non sono un esperto e non entro nella discussione sui contenuti; devo solo confermare l´opinione contraria alla fecondazione eterologa che espressi su queste pagine quando la discussione ebbe inizio: ero e resto contrario per la ragione che essa vanificherebbe nella sostanza il diritto del nascituro al riconoscimento della paternità. Ricordavo allora le grandi battaglie per il riconoscimento della paternità condotte fra ´800 e ´900 dai partiti socialisti e condivise dai nascenti partiti di democrazia cristiana; una eco di quelle battaglie si trova nella nostra Costituzione là dove riafferma il principio della “ricerca della paternità” secondo norme e limiti fissati dalla legge (art. 30 ultimo comma). Mi interessa invece ragionare sul modo in cui il dibattito si è svolto in Parlamento e fuori, e per venire subito al nodo – sulla pesante caduta di livello che esso ha segnato in tema di rapporti fra laici e cattolici nella società e nella politica italiana. Un tema che ha assunto forme e spessore nuovi con la fine della Democrazia cristiana e con il passaggio, sia pure incompiuto, a un sistema bipolare. Dovrebbe essere chiaro che nel nuovo sistema i due schieramenti si formano e si confrontano per il governo del Paese e non per esprimere identità ideologiche, culturali o tanto meno religiose: un tema come quello della fecondazione assistita non è per sua natura tema di governo; è un tema che la legge e perciò il Parlamento può e deve affrontare perché è tema presente e vivo nella società; è legittimo e doveroso che il ministro della Sanità se ne occupi; ma è scorretto che il governo in quanto tale intervenga e prenda posizione; il suo intervento è in contrasto con la logica del bipolarismo e risponde a motivazioni diverse, di tipo elettorale, sulle quali subito torneremo. Dunque le due coalizioni non avrebbero dovuto schierarsi e rimettersi al libero confronto in Parlamento. Ma, si dice, le due coalizioni sono formate da partiti con le loro storie, le loro culture: è logico che essi prendano posizione pur lasciando libertà di voto in nome della libertà di coscienza. Non credo che sia questa la giusta impostazione e se ne sono viste le conseguenze nella polemica che si è aperta da un lato nella Casa delle libertà e dall´altro nell´Ulivo e in particolare nella Margherita: anche nei singoli partiti e non solo nelle due coalizioni di governo e di opposizione convivono ormai culture e sensibilità diverse, vi sono laici e cattolici: è più che legittimo che un problema come quello della fecondazione assistita sia discusso; è meno legittimo che su di esso si voti lasciando alla minoranza diritto al dissenso, in nome della libertà di coscienza. La libertà di voto in un partito che fa parte di una coalizione – di governo o di opposizione – non si fonda sul diritto al dissenso in nome della libertà di coscienza, ma sulla incompetenza della coalizione e dei partiti che la formano ad assumere posizioni unitarie su temi che non sono oggetto di una proposta di governo. Insomma, per andare al concreto, non si sarebbe dovuto votare nella Margherita! Ma torniamo alla anomala presa di posizione del governo, in Senato, a favore della legge. Nessuno, mi sembra, ha notato una singolare contraddizione: quando più di venti anni fa si discusse il tema dell´aborto, sia in Parlamento che nel Paese nel successivo referendum, prevalse la tesi laica. Oggi sul tema della fecondazione assistita prevale in Parlamento la tesi che possiamo definire cattolica. Nessuno pensa, io credo, che il Paese si sia “convertito” in questi venti anni; si è anzi ulteriormente secolarizzato. E´ evidente allora che la apparente contraddizione nasce dal mutato sistema politico: allora, quando c´era la Democrazia cristiana, nessun altro partito immaginava di potersi ingraziare le gerarchie cattoliche con concessioni e favori. Oggi lo si pensa e lo si pratica; il governo stesso a questo fine prende posizione in Parlamento su temi che non sono di sua competenza. Ma così quel bipolarismo che doveva segnare il superamento definitivo della contrapposizione cattolici laici o, per dirla con De Gasperi, degli storici steccati, li fa risorgere nella forma più arretrata: quella dell´uso politico della religione a fini elettorali, in una parola quella del clericalismo. Stiamo uscendo all´indietro dalla esperienza del partito cattolico, verso il clerico-moderatismo di tipo giolittiano. Ben altro esige il progresso della democrazia italiana oltre gli steccati del passato: i cattolici devono essere consapevoli (e lo sono oggi in gran parte) che pur concorrendo democraticamente alla formazione di leggi coerenti con i loro valori, non possono esigere in una società pluralistica, sempre più complessa e frammentata, che tali valori trovino sempre puntuale riscontro nelle leggi della Stato. Ai laici si chiede di non considerare aprioristicamente tutto quello che viene dai cattolici retrogrado e oscurantista in nome della implicita convinzione che l´esperienza stessa religiosa è un residuato storico destinato a scomparire. Nella posizione assunta in tema di fecondazione assistita, da parte di cattolici sinceramente democratici, vi è stata pure la preoccupazione di una mercificazione di tutti gli aspetti della vita umana che dovrebbe trovare attenta una sensibilità laica. Se questo sforzo di reciproca comprensione e rispetto, pur nelle riconosciute differenze non lo si fa nello schieramento di centrosinistra, diciamo pure nell´Ulivo non c´è da illudersi che lo si faccia dall´altra parte, dove non ostante la buona volontà di qualche onesto ex democratico cristiano, è chiaramente prevalente la spinta clerico-moderata. Ma allora la crisi del bipolarismo diventa l´esito fatale di tutta la vicenda Io non credo che i cristiani in Italia abbiano molto da compiacersi dell´accaduto: non è la legge lo strumento principe della loro presenza e della loro testimonianza; il clericalismo che rinasce è il più grande ostacolo alla loro credibilità; una spaccatura del Paese con il riemergere di una ondata di anticlericalismo sarebbe una sconfitta per loro. E´ illusorio d´altra parte immaginare sulla scia della recente esperienza una rinascita della Democrazia cristiana, un ritorno al partito cattolico. La Democrazia cristiana ha avuto il merito, che ora in molti gli riconoscono, anche fra gli avversari di ieri, di aver saputo mediare cercando punti di sintesi e di equilibrio fra coscienza cristiana e coscienza laica; la crisi della sua centralità è iniziata quando nel ’74 non seppe mediare sulla questione del divorzio e apri la via al referendum. Non si torna indietro, occorre uscire dalla lunga transizione della politica italiana in avanti: un fecondo rapporto fra cattolici e laici ne è la prima condizione.