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19 Ottobre 2012

Parisi: «Lascio il seggio, non la politica» – di Alfredo Franchini, La Nuova Sardegna 19 ottobre 2012

Il Centrosinistra sembra diviso tra due concetti: rinnovare e rottamare. Le due cose sono necessariamente distinte? – Come ho detto recentemente a Renzi in un confronto pubblico a Firenze, “rottamare” è una parola che anche a me non piace per nulla. Una parola che riferita alla persone ha un suono violento e volgare. Bisogna tuttavia riconoscere che è anche grazie alla sua capacità provocatoria che la rottamazione ha imposto il tema del rinnovamento sulla scena politica.

Più che l’età di un candidato non sarebbe giusto valutare i programmi, le idee? Non necessariamente un trentenne dev’essere bravo… – Certamente. L’urgenza del ricambio nasce infatti dal dovere di chi ha subito e prodotto gravi sconfitte politiche di prenderne atto anche sul piano personale. Se la politica è chiamata a interpretare e guidare il cambiamento della società, i politici debbono rendersi conto che cambiare la politica vuol dire cambiare i politici. Soprattutto nelle posizioni di vertice.

Negli anni 70, Enrico Berlinguer agevolò l’ascesa degli allora giovani D’alema, Veltroni, Fassino. Poi si è bloccato tutto: perché nel Pd i figli non riescono a <uccidere> i padri? – Se lo chiedesse a Bersani le risponderebbe che non ce ne è motivo. Che nel Pd di giovani ce ne sono anche troppi. Dalla segreteria nazionale alle segreterie provinciali. Ed io aggiungerei “giovani di qualità”. Ma non basta. Come abbiamo detto non è infatti una questione di persone. E’ meglio camminare con un passo incerto su una strada che con passo spedito su una sbagliata. In politica come in altri settori “uccidere i padri” significa non limitarsi ad accettare di sostituirli nella amministrazione della “ditta” in continuità col passato. E’ per questo che, pur con tutta la sua antipatia fiorentina, il “ragazzaccio” Renzi, così come tanti altri giovani che le primarie hanno rivelato, incuriosisce e fa tanta notizia. Appunto perchè intercettano quella domanda di discontinuità che, muovendo dalla protesta e dalla disperazione pensa che l”usato sicuro” non sia altro che “sicuramente usato”. Magari sbagliano. Ma l’esigenza di ricominciare da capo pensando al futuro, è soprattutto nei passaggi di crisi, un sentimento del quale dobbiamo farci carico. Comunque è difficile riconoscersi nel D’Alema, che proprio oggi ha ripetuto che “quello che mi sta a cuore è difendere la mia, la nostra storia”.

Dieci anni fa, il regista Nanni Moretti chiese quante generazioni si dovessero saltare per tornare a vincere. Adesso sembra possibile vincere, secondo i sondaggi anche senza aver fatto il rinnovamento. – Quella che i sondaggi annunciano non è purtroppo la vittoria del centrosinistra, ma la disfatta del fronte berlusconiano, e l’impennata impetuosa della protesta. Se si guarda ai consensi reali i numeri ci dicono invece che, se nel 2008 gli elettori che votarono Pd furono 25, ora, a stare ai sondaggi sarebbero solo 14. Non molto più della metà di allora. E questo appunto perchè non ci siamo rinnovati. Noi sappiamo che questi 14 elettori sono, nonostante tutto, l’aggregato più grande in una situazione sempre più disgregata. Ma capiamo anche quanto lungo è il cammino che ci resta da fare per dare all’Italia quel governo reso forte dal consenso dei cittadini del quale ha bisogno.

Lei non ha raggiunto la soglia dei 15 anni in parlamento, eppure ha manifestato l’idea di non ricandidarsi. – Per la verità lo avevo detto da tempo ma era passato inosservato. Chi va sulla rete lo troverà proprio in occasione dell’ultimo incontro della Leopolda. Sono in parlamento da quasi tredici anni. Un tempo che sento infinito e comunque sovrabbondante anche se inferiore a di quello di altri e della soglia prevista. E’ quello che ho detto a Veltroni nel ringraziarlo per l’incoraggiamento rivoltomi a continuare. E’ un tempo infinito soprattutto se penso alla mortificazione del tempo consumato a pigiar tasti a comando solo per senso del dovere e nel rispetto del patto che mi impegnava a seguire le indicazioni del partito che gli elettori hanno votato. Un partito dal quale avevo accettato di farmi nominare solo per l’illusione di potermi battere meglio contro la legge vergognosa che mi ha portato in parlamento.

Ma non tornebbe nemmeno se glielo chiedesse il partito come dice D’Alema? – Se pensassi di tornare non è al Partito che chiederei di chiedermelo, ma ai cittadini e soltanto a loro. Ma comunque non mi potrebbero rispondere. Nonostante le battaglie di questi anni, ai cittadini non è stato infatti ancora restituito il diritto che è stato loro sottratto. Anche se la vicenda della riforma del Porcellum, certo più sporca del Porcellum stesso, non è ancora conclusa. Nè mi sarebbe facile chiederlo comunque agli attuali vertici romani del Pd. E’ una conclusione alla quale sono arrivato con dispiacere dopo l’esperienza di questi anni. Il Pd è un partito che rispetto come rispetto la storia del quale è figlio. Nel Pd, a Roma, in Emilia e in Sardegna, ho incontrato colleghi che stimo ed ammiro. Col Pd dovrà confrontarsi comunque chi ragiona sul nostro futuro. Ma, nonostante i documenti fondativi e la sofferta accettazione delle primarie, ho dovuto prendere atto che l’idea e ancor più la pratica della democrazia che segna da sempre la dirigenza del partito, pur in sè legittima, è ancor oggi troppo diversa dalla mia. Certo, come vediamo, proprio grazie alle primarie per la cui introduzione mi sono a suo tempo battuto, la talpa della democrazia dei cittadini continua a scavare, e prima o poi toglierà il terreno sotto i piedi della partitocrazia. Ma il cammino che resta è ancora lungo. Conviene perciò che chi crede in una democrazia diversa, oltre e più che nelle istituzioni ancora presidiate dai partiti, lavori direttamente tra i cittadini approfittando di tutti gli spazi disponibili. Dalle primarie ai referendum.

Ci sta dicendo che lascia la politica?

-E’ una scelta che non è disponibile per nessun cittadino.Sapendo che la causa per la quale mi sono speso non è stata ancora sconfitta ma certo non ha ancora vinto, continuerò a battermi per le mie idee dalla parte dei cittadini. Per l’Italia e la Sardegna, nel campo del centrosinistra. Come sempre.