24 Febbraio 2004
Parisi e l’intervento italiano in Kosovo – La lettera
Autore: Arturo Parisi
Fonte: Il Corriere della Sera
Caro Direttore, capisco che di fronte ad un tema complesso e dibattuto come l’ intervento in Iraq qualcuno abbia difficoltà a capire che l’ assunzione di un atteggiamento responsabile, cioè a dire non guidato da pregiudiziali «senza se e senza ma», lungi dall’ incoraggiare atteggiamenti più accondiscendenti chiede semmai di essere più vigili ed esigenti verso l’ azione di un governo che resta nostro anche se non guidato da persone della nostra parte politica. Capisco che qualcuno abbia difficoltà a capire che è proprio il rispetto dei soldati morti e la solidarietà verso quelli vivi a chiederci non di unirci acriticamente attorno al governo ma di pretendere il massimo di chiarezza nella definizione degli obiettivi e nella individuazione dei mezzi per evitare in futuro altre morti. Quello che non riesco ad accettare è invece che qualcuno per dare credibilità alle sue letture del presente si inventi un passato inesistente come ha fatto appunto ieri sul Suo giornale Massimo Franco arrivando a scrivere che «Chi ha memoria, ricorda anche il larvato pacifismo dell’ Ulivo a Palazzo Chigi in occasione della guerra in Kosovo: l’ allora Sottosegretario di Prodi, Parisi, si scontrava quasi quotidianamente con l’ atlantista Beniamino Andreatta, ministro della Difesa». Non foss’ altro perché chi ha memoria ricorda che il conflitto del Kosovo iniziò dopo la caduta del governo Prodi e si svolse integralmente durante il primo governo D’ Alema. L’ unico atto compiuto al riguardo dal governo Prodi ormai dimissionario fu l’ assenso all’ Active Order della Nato che si configurava come una fase meramente preliminare. Chi ha cuore è poi informato dei rapporti di stima e affetto che mi legavano e continuano a legarmi a Beniamino Andreatta. Ma questo è forse chiedere troppo.
Arturo Parisi
La risposta di Massimo Franco
Credo che Arturo Parisi sappia che le invenzioni non sono il mio forte. Quando ho citato la guerra in Kosovo, era chiaro che non mi riferivo al conflitto già in atto, ma al dibattito che si svolse nel periodo immediatamente precedente alla guerra, all’ interno del governo presieduto da Romano Prodi. Il dibattito riguardava l’ opportunità o meno dell’ intervento in Kosovo. E chi ha memoria ricorda bene che si parlava di un Parisi (allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio) perplesso, anche per l’ alleanza con Rifondazione comunista, e di un ministero della Difesa più incline ad avallare l’ intervento. Sarà un caso, ma il governo Prodi cadde e la guerra fu gestita, appunto, dal governo D’ Alema. Senza Rifondazione comunista.
Massimo Franco