ROMA — Arturo Parisi contro Giulio Andreotti. Al senatore a vita che ieri, in un’intervista sul Corriere, ha affermato di aver cambiato idea sul referendum ( « non andrò a votare, resterò a casa seguendo l’indicazione del presidente dei vescovi italiani » ) , l’esponente della Margherita replica duramente. « Lo fa non per obbedienza — è la critica tagliente del Dl — ma per conformismo. Secondo lui un cattolico è uno che non capisce ma si adegua » . Un batti e ribatti che ha gettato una nuova polemica interna ai cattolici sullo sdrucciolevole percorso verso la consultazione popolare. Andreotti in un primo momento aveva resa pubblica la volontà di recarsi alle urne per « restare fedele al principio, sempre enunciato dai cattolici in politica, secondo cui partecipare al voto è un dovere » .
Lo schieramento ufficiale della Cei, prefigurato dal presidente Camillo Ruini, lo ha però convinto a modificare gli iniziali propositi: « Fare il battitore libero in questi casi non mi piace. E mi inchino » .
LE ACCUSE — Parisi, prodiano, presidente dell’Assemblea federale della Margherita ed ex vicepresidente dell’Azione Cattolica con Bachelet, accoglie con sorpresa e senza il minimo spirito di comprensione. Aveva apprezzato, dice, che « la spiegazione della sua partecipazione muovesse da una argomentazione fondata sulla sua autonoma responsabilità di cittadino, pur non condividendone le argomentazioni perché fin dall’inizio ho ritenuto e ritengo nel referendum l’astensione assolutamente legittima » . Ora però si mostra intransigente su questa ritirata: « Apprendo oggi che il senatore ha deciso di allinearsi alle indicazioni della conferenza episcopale. E quel che è più grave non perché abbia cambiato idea sulle ragioni che lo avevano indotto ad annunciare l’intenzione di partecipare al referendum. Ma solo perché nel frattempo c’è stato uno schieramento ufficiale fra i vescovi » . E a proposito del volersi sottrarre al ruolo di « libero battitore » , Parisi commenta: « Cioè a dire nemmeno per obbedienza ma per conformismo.
Perché questo è secondo lui un cattolico, uno che non capisce ma si adegua. Mi chiedo se si poteva trovare un modo più offensivo per definire un cattolico » . L’attacco non si esaurisce qui.
CRISTIANO ADULTO — Parisi riprende il concetto di « cristiano adulto » , coniato da Romano Prodi. « Mi chiedo se si poteva trovare un modo più esatto per descrivere quello che è, a mio parere in questo caso, un cristiano adulto — insiste Parisi sempre riferendosi all’intervista sul Corriere — . Non uno che si reca o non si reca alle urne, ma uno che non riesce a dar conto del perché se non in termini di pregiudiziale obbedienza, o disubbidienza, di pregiudiziale conformismo o anticonformismo » .
Parisi invita Andreotti a rileggere quanto ha dichiarato e a spiegare come pensa che « la compattezza del mondo cattolico in nome della quale ha deciso di inchinarsi, in uno scontro religioso, sia utile anche al Paese » . Ma non basta.
L’esponente della Margherita coglie l’occasione per sottolineare il fatto che « pur appartenendo da tempo al novero di quanto hanno riconosciuto nell’Andreotti pubblico il rappresentante emblematico di molti vizi della prima stagione della Repubblica questo non mi ha impedito di apprezzare la forza d’animo e il rispetto delle forme con le quali egli ha affrontato le accuse che gli sono state rivolte in sede giudiziaria. Non conoscendolo personalmente assieme ad una qualità di carattere mi è sembrato di riconoscere in questa forza e in questo rispetto traccia della ispirazione cattolico democratica alla quale Andreotti riconduce pubblicamente la sua lunga milizia politica: per questo non mi aveva sorpreso la dichiarazione pubblica della sua intenzione di recarsi alle urne » .
COMMENTI — Il vicepremier Marco Follini difende invece l’ex premier democristiano: « Sono temi nei quali lo spazio per la libertà di coscienza è ampio, ma anche la forza delle convinzioni. Si tratta di trovare l’equilibrio fra questi due elementi » . Il radicale Daniele Capezzone invita a considerare non solo il caso Andreotti, ma anche quello dell’ex vicepresidente delle Acli, Tombolini, esempio di « cristiano, liberale e non fondamentalista » che si batte per la libertà di ricerca. Non tace Francesco Cossiga, che boccia con ironia le critiche di Parisi definendolo « teologo ecclesiale, e anche predicatore » .