25 Marzo 2004
Occasione mancata
Autore: Dario di Vico
Fonte: Corriere della Sera
Insomma si poteva arrivare a una legge sull’emittenza che non fosse meccanicamente influenzata dal conflitto di interesse che investe il capo del governo. Invece il nuovo testo che ieri è stato votato dai deputati ricalca il vecchio approvato nel dicembre del 2003. Un esempio su tutti: le telepromozioni. Il Quirinale pur senza scendere nel dettaglio aveva manifestato una certa preoccupazione per i pericoli di concentrazione delle risorse pubblicitarie a favore del settore televisivo e a discapito «della libera stampa». Se il nuovo testo avesse in qualche maniera posto un limite al conteggio delle telepromozioni, avrebbe dato un segnale positivo, la maggioranza avrebbe mostrato una capacità di ascolto. Non è stato così.
Anche sul Sic, il sistema integrato delle comunicazioni, il cui conteggio servirà a fornire i nuovi tetti antitrust ci sarebbe voluto maggiore coraggio. Qualcosa è stato fatto, qualche incongruenza è stata eliminata. Si poteva fare di più. Ci sono ancora voci tra quelle che vanno a formare il paniere del Sic – prendiamo le «attività di diffusione realizzate al punto vendita tranne le azioni sui prezzi» – che già nelle loro formulazione suonano bizzarre. E poi c’è il balletto delle cifre: ufficialmente nessuno sa quanto oggi valga il Sic, mentre sarebbe stato più trasparente allegare alla legge una tabella in modo che ad ogni voce corrispondesse un importo. Ieri il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, davanti a una platea di analisti finanziari ha detto che in virtù del testo approvato da Montecitorio il suo gruppo potrà crescere ancora di 1-2 miliardi. Potrà quindi acquistare emittenti radiofoniche e raccogliere la pubblicità per conto di altri operatori televisivi. E’ la riprova che si è adottato un limite antitrust piuttosto blando tale da consentire al principale operatore ulteriori margini di crescita sul mercato interno. Sugli sviluppi del digitale terrestre la «nuova» Gasparri ha ridotto i margini di manovra dell’Authority che dovrà limitarsi ad accertare non l’effettiva ricezione da parte dei teleutenti dei nuovi programmi – presupposto per un allargamento del pluralismo -, ma dovrà solo certificare la cosiddetta illuminazione del territorio e che nei negozi esistano i decoder.
Come si può facilmente constatare, nonostante il lungo e polemico dibattito che ha accompagnato tutto l’iter del provvedimento, i rilievi tecnici e politici che si possono avanzare in piena onestà intellettuale sono ancora molti. E toccherà al Senato, alle Authority, alla Ue, forse alla stessa Corte Costituzionale pronunciarsi. All’opinione pubblica nel frattempo forse converrà guardare avanti e porsi la domanda se, una volta salvata Retequattro e saldamente ancorato a terra Emilio Fede, una democrazia moderna non debba interrogarsi sul ruolo che vuole riservare alla carta stampata. Concentrando le risorse sulla tv il suo futuro non può che apparire grigio.