3 Febbraio 2006
«Nella Finanziaria c’è il condono sulle tangenti»
Autore: Mario Sensini
Fonte: Corriere della Sera
ROMA – Consulenze inutili, incarichi esterni assegnati senza un contenuto preciso, o del tutto estraneo a quello dell’ente che li conferisce. Gli sprechi sono ancora il male più serio della pubblica amministrazione italiana. Il fenomeno è in fase regressiva, ma ancora ben radicato nella macchina dello Stato. E quel che è peggio è che lo Stato, invece di pretendere il risarcimento dei danni subiti, continua a condonare.
TANGENTI SANATE – Nel mirino della Corte dei Conti, questa volta, è finito un codicillo dell’ultima Legge finanziaria. Una norma che consente a chi è stato condannato in primo grado dalla magistratura contabile per danni erariali, anche in caso di tangenti, di sanare il tutto con il pagamento di una somma compresa tra il 10 e il 20% di quanto contestato. Per il procuratore generale della Corte dei Conti, che ieri ha inaugurato il nuovo anno giudiziario alla presenza del capo dello Stato, è «un condono parziale, che mal si concilia con il rispetto dei principi di certezza del diritto e di parità di trattamento tra i cittadini». Tanto che, secondo il procuratore Vincenzo Apicella e il presidente della Corte, Francesco Staderini, potrebbero configurarsi problemi di costituzionalità. Oltre a un indubbio danno economico per lo Stato, che la stessa Corte calcola sui 60 milioni di euro l’anno.
Il governo incassa e ammette il problema, anche se non è chiaro se e come vorrà rimediare. «Siamo stati beccati sul patteggiamento» ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, commentando l’intervento della Corte. «E’ un problema, ma la critica si pareggia con le considerazioni critiche della stessa Corte sulle norme relative all’abuso di ufficio degli anni 90 note come “salva Prodi”. Al di là di questo sono molto soddisfatto per le molte osservazioni positive della Corte sulla legislazione di questi ultimi anni. E’ una relazione di alto senso civile e intellettuale. Abbiamo visto che lo Stato c’è e che l’Italia è un grande Paese. Dobbiamo imparare a non segare il ramo dell’albero su cui siamo seduti» ha detto Tremonti.
DISASTRO FISCALE – Il campionario delle truffe ai danni dello Stato e degli sprechi denunciati dalla Corte, è sempre più variegato. Si va dai tabaccai che non versano all’erario i proventi delle tasse automobilistiche e delle giocate del Lotto, ai dipendenti comunali che vendono loculi cimiteriali inesistenti, passando dalle frodi sui fondi comunitari. Il maggior problema, tuttavia, è quello, annoso, del funzionamento della macchina fiscale. Apicella è tornato ieri a denunciare le disfunzioni del sistema di riscossione dei tributi, del tutto inefficace (e modificato dal governo con l’ultima Finanziaria, che toglie alle banche il servizio, restituendolo allo Stato). «La percentuale di maggior imposta accertata ed effettivamente acquisita dall’erario è bassissima» ha detto il procuratore della Corte dei Conti, sottolineando «i drammatici risultati in termini di evaporazione dell’imponibile».
CONSULENZE INUTILI – Persiste, poi, il problema delle consulenze esterne «non di rado al di fuori delle ipotesi consentite dalla legge e, molto spesso, senza produrre alcun effetto utile, anche a causa del contenuto indeterminato degli incarichi» ha detto Apicella. Nonostante la condanna e la nuova stretta sulle spese per gli incarichi esterni varata con l’ultima legge di bilancio, il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, li difende. E accusa. «Vorrei che la Corte mi tranquillizzasse, affermando che nella condanna aprioristica di qualsiasi forma di consulenza – ha detto Castelli -, non si possa cogliere solo la meritoria volontà di perseguire gli illeciti, ma anche la reazione dell’apparato burocratico dello Stato contro i tentativi della classe politica di governare nel modo migliore e più efficacemente possibile». E ancora: «Che si deve fare – si è chiesto il ministro – quando la Corte boccia un decreto ministeriale che nomina a capo della Direzione informatica un esperto di tale materia e afferma che quel posto può andare solo a un magistrato»?.