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16 Dicembre 2004

Moretti torna con i girotondi “Premier incapace di governare”

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica

ROMA – Sono tornati come agli inizi. Un po´ in ordine sparso, convocati all´ultimo minuto, con un´organizzazione ridotta all´osso. In pochi rispetto alle ultime apparizioni, duecento al massimo quando Nanni Moretti si arrampica su una scaletta rossa davanti al portone principale di Montecitorio e impugna il microfono. Ma il primo a non rimpiangere le folle oceaniche di Piazza San Giovanni è proprio lui, il leader dei girotondi: «A volte siamo in centinaia, a volte siamo un milione. Alti e bassi. Ma non è inutile essere qui, non l´ho mai considerato tempo sprecato».
Si ricomincia dalla giustizia e da una Babele di linguaggi che si ritrova intorno a un bersaglio comune: il governo Berlusconi. Ma uno (Federico Orlando) dice: «Questa piazza deve diventare come quella di Kiev, ci vuole la resistenza». Un altro (Moretti) scuote la testa: «Non ho mai parlato di regime. Anzi, sono convinto che la peggiore condanna per Berlusconi sia quella di governare perché non è capace di farlo. E non ho mai pensato a spallate giudiziarie. Però è giusto ritrovarsi tra di noi, anche di fronte a un the, quando due amici del premier vengono riconosciuti colpevoli di reati molto gravi. Loro sono innocenti fino al terzo grado di giudizio ma non siamo noi i colpevoli se ne parliamo, se discutiamo dello Stato morale di questo Paese».
Cappotto blu, sciarpa rossa e casco legato al polso, Moretti è di nuovo in piazza con Paolo Flores, Pacho Pardi arrivato da Firenze, Silvia Bonucci, la presidente di “Libertà e giustizia” Sandra Bonsanti, Nando Dalla Chiesa, Giovanni Bachelet, Rosi Bindi, Tana De Zulueta. Tante teste, tante idee diverse sulla situazione italiana. Moretti dice chiaro e tondo che dentro il movimento dei girotondi «non ci sono sfumature, ma vere differenze di valutazione sulla politica, su come parteciparvi. Eppure sappiamo ritrovarci quando vengono toccate corde che sono di tutti». È stato un colpo di reni, quello di ieri, non sarà l´ultimo. Anche se è vero, ammette il regista, che «le elezioni non si vincono con le manifestazioni. Anche con le manifestazioni, ma non solo». Il letargo comunque è finito, non si facciano illusioni a sinistra, «ci ritroveremo quando ce ne sarà bisogno, ci faremo sentire. In alcuni momenti i nostri valori conteranno», dice Moretti. Fino alla realizzazione del sogno morettiano, quello che in fondo è un leit motiv dei suoi film «politici» e che oggi ha uno spazio politico: «Una sinistra – spiega – moderata e intransigente. Hanno fatto una caricatura dei girotondi: giustizialisti, massimalisti, radicali… Io personalmente sono un moderato, ma l´Italia è l´unico Paese al mondo dove moderazione e intransigenza sono incompatibili». Denuncia il pericolo assuefazione, cita la De Zulueta «perché gli stranieri riescono a spiegarci davvero come ci stiamo trasformando». Anche Moretti però è stanco di essere in «un´Italia sempre presa in giro dalla stampa straniera».
Stavolta, è lui che prende in giro. Marco Follini, prima di tutto. Con un tono da attore ricorda l´estate «trascorsa a seguire i sospiri di Follini: vado, non vado, entro non entro. Studiavamo la sua allegria o la sua tristezza. Alla fine ha scelto di fare il vicepremier nel momento più cupo della storia di questo governo. La mia solidarietà va tutta a Follini… ». Poi, ironizza su D´Alema, sulle allusioni alla «sinistra salottiera» che non fa vincere le elezioni. Dice: «Qualcuno ha l´ossessione dei salotti». Ricorda la sconfitta di Kerry: «Non posso credere che abbiano dato la colpa al radicalismo di sinistra, a Michael Moore. Sarà stata una strumentalizzazione dei giornali… Moore non ha né vinto né perso, fa solo dei documentari e l´ultimo non era dei migliori». Moretti resta un elettore del centrosinistra ancora un po´ deluso. Immagina un ritorno al governo «più per demeriti altrui che per meriti propri», immagina un centrosinistra che cammina sulle macerie del governo Berlusconi «che ha distrutto la legalità, la Costituzione, l´ambiente. Ma che vittoria sarebbe così?», si chiede il regista. Come dire che è necessario fare qualcosa adesso, non rimanere indietro. Non sarà un partito dei girotondi, però, «sarebbe un partitino, un´esperienza vecchia di trent´anni: abbiamo già dato». Potrebbe essere Prodi. Moretti, laconicamente, ci crede: «È una delle poche cose su cui si è d´accordo. Il suo è un ritorno da leader del centrosinistra e della sinistra». Punto.
Gracchiano le piccole casse dei girotondi in Piazza Montecitorio. Passano Fabio Mussi, Paolo Cento, Beppe Giulietti. Per Pancho Pardi la responsabilità è «della classe dirigente della sinistra, di D´Alema. Se si comportavano da uomini potevano fermare Berlusconi prima del 2001». Parla di «vergogna nazionale», scalda i primi arrivati. La Bonsanti dice poche parole, nette: «Se qualcuno è preoccupato di usare il termine regime consulti il vocabolario e ne trovi uno più adatto». Lidia Ravera invoca un ritorno stabile in piazza, «questa è la dependance del Parlamento, usiamola». Poi arriva Moretti. Irride la maggioranza: «Hanno paura di tutto, sono deboli. Parlano di propaganda della sinistra sulla legge salva-Previti. Loro, che hanno il monopolio delle tv… È una battuta che non funziona». Il nuovo film è abbastanza avanti. Il «Caimano» parlerà degli anni berlusconiani. In questa Italia, i registi possono continuare a fare il proprio lavoro. «Mi preoccupano di più le condizioni dei magistrati…», dice Moretti. La Bonucci sbaracca il presidio e canticchia: «Tremate, tremate, le streghe son tornate».