Denuncia la «drammatica debolezza della politica» emersa pienamente nelle
ultime settimane, sottolinea «le gravi responsabilità del governo» nella vicenda
Fazio, dice che «Consorte ha ragione nel chiedere che ci sia un pronunciamento
definitivo della Banca d’Italia sull’Opa alla Bnl», ma giudica «eticamente negativo e censurabile»
il comportamento del manager Unipol su un punto specifico: «Sapere dei conti
particolari avuti presso la banca di Fiorani, leggere di un’apertura di credito
per quattro milioni di euro senza garanzie che ha portato a enormi plusvalenze
nel giro di poco tempo… Non ho esitazioni a dichiarare che sono rimasto
sconcertato e che giudico questo comportamento decisamente criticabile». Enrico
Morando, mentre parla, ripete a più riprese: «Non sono un magistrato, non mi
occupo di aspetti giuridici». Per poi aggiungere: «Mi occupo di aspetti
politico-etici». Così dice il senatore Ds, unendo le due parole. E richiamando
le «radici comuni» della sinistra storica e del movimento cooperativo: «Sono
nati tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 agendo sulle stesse contraddizioni
sociali. Hanno avuto ispirazioni culturali comuni. Per questo, in quanto
dirigente Ds e in quanto parte di quel movimento di ispirazione socialista di
cui anche le cooperative fanno parte, dico che l’emergere di conti particolari
presso la Banca popolare di Lodi intestati a Consorte e Sacchetti costituisce un
problema». Due sono le aggiunte che seguono. La prima: «Non mi attendo una presa
di posizione ufficiale dei Ds su questo punto, perché secondo me non ce n’è
alcun bisogno». La seconda: «Questo caso specifico non coinvolge l’Unipol. Ed è
bene che Bankitalia finalmente si pronunci riguardo all’Opa sulla Bnl. Unipol ha
rispettato le regole? Gli si dica di sì e l’Opa possa verificare la sua
realizzabilità effettiva in rapporto al mercato. Le regole non sono state
rispettate? In quattro mesi si avrà avuto modo di verificarlo, gli si dica di
no. Così si tutelano gli interessi degli azionisti di Unipol e del
mercato».
Leader dell’area liberal Ds, vicepresidente della commissione Bilancio di
Palazzo Madama, Morando è stato l’estensore di un ordine del giorno presentato
ormai diversi mesi fa al Senato. Quel documento impegnava il governo a chiedere
formalmente al consiglio superiore di Bankitalia di riunirsi per avviare la
procedura di dimissionamento di Fazio. «Naturalmente, anche se il documento
fosse stato approvato e anche se il governo avesse assunto questa decisione, il
consiglio superiore di Bankitalia avrebbe potuto decidere di non fare quanto
richiesto», ammette il senatore diessino. «Ma non c’è chi non veda che a quel
punto Fazio sarebbe stato messo in una situazione nella quale certamente avrebbe
dovuto rassegnare quelle dimissioni». Se Morando ora richiama alla memoria
quell’ordine del giorno, che venne sottoscritto da tutti i capigruppo
dell’Unione, è per due motivi. Uno attinente la vicenda Unipol, l’altro relativo
alla mano che in queste ore il centrodestra tende al centrosinistra per
l’approvazione della legge risparmio. Dice il senatore mostrando come le due
cose si intersechino: «Se adesso il governo ha un’effettiva disponibilità ad
affrontare risolutamente la questione Fazio, non ha bisogno di chiedere ai
leader dell’opposizione se sono disponibili a fare quanto è in loro potere in
Parlamento. Tutti fanno finta di non capire che i Ds, così dimostrando di non
avere nessuna coda di paglia per la vicenda Unipol, hanno presentato formalmente
in Parlamento precisi atti che impegnavano il governo ad affrontare e risolvere
la questione. Atti fatti propri dall’Unione e sui quali il governo, attraverso
il ministro competente e cioè Tremonti, si dichiarò contrario, e che vennero
bocciati con il voto negativo della maggioranza». E la «coda di paglia»? Secondo
Morando non è casuale che quell’ordine del giorno sia caduto nel dimenticatoio
così facilmente. «Si vuole sostenere che siccome era aperta la questione Unipol
e siccome Fazio doveva autorizzare l’Opa sulla Bnl, allora i Ds sono stati
teneri con Fazio». Dice ora il senatore della Quercia: «All’inizio c’è stata una
discussione su Fazio. Ma già a luglio si era risolta con una linea di grande
fermezza. Noi non abbiamo fatto sconti a Fazio in nome della nostra vicinanza a
Unipol. E chi sostiene il contrario fa finta di ignorare fatti formali e
iniziative parlamentari che sono consultabili da tutti». E l’intreccio
politica-affari, e il «collateralismo» evocato da Rutelli? «I Ds non hanno
partecipato a nessun affare», dice seccamente.
Morando, strenuo sostenitore del partito riformista, vede un’analogia tra
quanto avviene oggi e quanto accaduto all’inizio degli anni 90. «La politica non
è all’altezza dei compiti che è chiamata a svolgere. Il tema ora si propone come
grande emergenza per l’iniziativa della magistratura, di fronte alla quale
qualcuno prova a dire, come allora, che c’è invasione di campo. La verità è che
se la politica non fa il suo mestiere, non ci si può poi lamentare del
verificarsi di degenerazioni tali per cui c’è l’intervento della magistratura,
che è l’extrema ratio. È la politica che deve dettare le regole perché non ci
sia soltanto l’extrema ratio».