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11 Febbraio 2005

Missione italiana in Iraq Prodi: no del centrosinistra

Autore: Marco Marozzi
Fonte: la Repubblica

ROMA – Hanno misurato parole e tempi. Per – immagine di Massimo D´Alema – «buttare la palla dall´altra parte». Per far risultare che il loro voto contrario nasce, pardon nascerà, dalle mancanze del governo Berlusconi. I capi dell´Ulivo alla fine hanno trovato un accordo: voteranno no al rifinanziamento della missione italiana in Iraq. «Una decisione unanime. Sull´Iraq siamo uniti» si entusiasmava Romano Prodi. Da Fausto Bertinotti, l´alleato esterno, partiva subito una lettura secca, allargata alla Gad, la Grande Alleanza che da ieri si chiama L´Unione: «E´ un no grande come una casa». Anche se Francesco Rutelli prendeva le distanze da tanta tetragona certezza preferendo dipingere il percorso da cui il fatidico no dovrebbe uscire. «Aspettiamo – ripeteva il leader della Margherita – che il governo risponda al richiamo con cui noi esigiamo una sua iniziativa. Dopodichè tireremo le somme».
Unità sull´Iraq, anche se difficile e da verificare, nel giorno in cui nasce L´Unione del centrosinistra. Per trovarla i leader dell´Ulivo si sono incontrati ieri mattina al Senato con Romano Prodi. Stanze della Margherita, presenti anche i capigruppi parlamentari. Ci si deve misurare con l´Iraq del dopo voto, con posizione diverse fra gli ulivisti. Prodi detta la linea: «E´ vero che a Bagdad c´è stato un cambiamento. Ma non certo sufficiente a farci mutare posizione, anche perché Berlusconi e i suoi non sembrano voler cogliere nessun vento nuovo. E poi se al governo ci fossimo stati noi non avremmo mai votato questa missione. La gente vuole chiarezza«.
Partono le mediazioni. Nel comunicato finale non compare il termine «ritiro«, ma si lanciano al governo una serie di richieste – convocazione straordinaria di un Consiglio europeo, proposta Ue all´Onu, «cambiamento del mandato e delle finalità della presenza militare straniera» con ultimatum in caso di mancanza di risposta- che sono l´anticamera per un no annunciato al rifinanziamento della missione. «Un adempimento burocratico che non giustifica alcun cambiamento di voto rispetto ai decreti precedenti».
L´ultima parola spetterà comunque all´assemblea dei parlamentari della Federazione ulivista, martedì. «Sarà un dibattito vero. – avvisa dalla Margherita Franco Marini – La Fed farebbe bene a prendere atto che c´è stato un elemento di svolta reale: votare no al rifinanziamento equivarrebbe a dire che bisogna ritirarsi. E non lo ritengo giusto, nè comprensibile».
Tutti giurano che si adegueranno alla linea unitaria. Ma nella Margherita ci sono spinte per un ordine del giorno articolato della Fed da presentare in Parlamento. Una ipotesi che fa storcere il naso a Bertinotti, il quale bolla qualsiasi «differenziazione» rispetto a un no secco come un´«autorete» della neonata Unione. «Il no al finanziamento della missione in Iraq è un buon inizio per la neonata Unione» dichiarava il verde Alfonso Pecoraro Scanio. Mentre, sfilando anche lui accanto allo stesso simbolo appena scoperto, Clemente Mastella sosteneva l´esatto contrario: «Votare no non aiuterebbe certo il non facile processo di pace».