27 Luglio 2005
Ma con le Primarie si gioca anche il peso dei partiti nel futuro Governo
Autore: Ninni Andriolo
Fonte: l'Unità
TUTTI PRONTI ai blocchi di partenza? Chi più chi meno. I Ds hanno già deciso di mettere in campo la propria forza d’urto per far guadagnare a Prodi il traguardo della premiership. L’esecutivo della Margherita deciderà oggi come impegnare i dielle in vista delle primarie del 15 e 16 ottobre.
Gli interrogativi, però, sono politici prima che organizzativi. Quanto si impegneranno i partiti? E ancora: si spenderanno tutti allo stesso modo? Non ci riferiamo alle posizioni ufficiali.
Diamo per scontato, infatti, che i leader del campo ulivista si produrranno in dichiarazioni a raffica e iniziative a ripetizione per dare il massimo sostegno al loro candidato premier del centrosinistra.
Il punto è un’altro. Dove, come e in quale dimensione si vorrà e si riuscirà a mobilitare le strutture periferiche dei partiti. Ci riusciranno Fassino e Rutelli a far girare a pieno regime, e dappertutto, i motori delle macchine politiche che governano?
Una buona fetta di percentuale utile al Professore per mettere al riparo la sua investitura dalle prevedibili polemiche del 17 ottobre (”ha preso poco” o “è andata a votare poca gente”) è riposta in mano diessina e margheritina.
E una risposta data ieri al giornalista di Repubblica che lo intervistava dimostra che il Professore è consapevole che la partita si vince soprattutto con le forze politiche che giocano all’attacco. La domanda: «le primarie come rivincita sua e della gente comune sul sistema dei partiti?
Occasione di indebolimento o addirittura di sconfitta delle forze politiche?». «Non diciamo sciocchezze – risponde Prodi – Sarà esattamente il contrario». Per il momento, nell’ incertezza sul gradimento che riscontrerà tra la gente uno strumento inedito di consultazione «di massa», il Professore confida nelle certezze che infondono i tradizionali produttori di consenso.
Se dovesse scattare la sorpresa di «una spinta» che porterebbe milioni di persone alle urne meglio. Ma non ci si può cullare nella speranza che si ripeta il miracolo pugliese. Organizzarsi per tempo, quindi. Ed è chiaro che, in questa fase, Prodi confidi nella capacità di mobilitazione dei Ds che sono di fatto già in campo. E qui c’è un primo interrogativo da sciogliere.
È vero che i rapporti tra Prodi e Rutelli oggi sono migliori di ieri, ma è anche vero che da qui a utilizzare il verbo «fidarsi» ne corre. Mettiamola così: tra i Dl c’è chi sospetta che il Professore possa usare un grande successo alla primarie per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e gettarlo addosso alla Margherita, rea di aver stoppato il suo progetto di Lista unitaria.
Nello staff di Prodi, invece, c’è chi teme che i Dl non facciano tutto il possibile per intascare una percentuale di consensi indiscutibile. Per ottenere il successo basta un «voto in più e spero di essere io ad averlo», spiega il Professore a Repubblica.
Un risultato di poco superiore al 50%, però, offrirebbe il fianco a chi vorrebbe riaprire i giochi per la leadership del centrosinistra. «Metteremo in campo il massimo impegno delle strutture della Margherita – spiega Dario Franceschini, coordinatore Dl – Le primarie devono riuscire sia come macchina organizzativa che per il risultato che otterrà Prodi».
Tra gli «ulivisti» all’opposizione di Rutelli che si riferiscono ad Arturo Parisi, però – di fronte all’impegno a favore del Professore messo in campo dai Ds – la preoccupazione è evidente.
«Prodi deve distinguersi, non può rischiare di appiattirsi su un partito, perché questo non è utile né a Prodi né all’Unione – spiegano – Deve dimostrare di essere il candidato di tutti, al di là dell’iniziativa dei singoli partiti. Certo i Ds hanno scommesso anima e corpo su di lui e non si può chiedere loro di fare di meno. Ma Prodi non può schiacciarsi né adagiarsi.
Il problema è che bisogna chiedere alla Margherita di fare il massimo e a Prodi di discutere con i Dl un’iniziativa forte del partito a sostegno della candidatura. Non possiamo regalare ancora una volta Prodi a una parte», La preoccupazione è, in sostanza, che ancora una volta la Quercia possa giovarsi della collocazione più conseguentemente unitaria e ulivista che le deriverebbe dall’appoggio più convinto al Professore.
Una «identificazione con Prodi» che, alla fine, potrebbe fare il gioco di chi – dentro la Margherita – persegue l’obiettivo strategico di «dimostrare che il Professore è un candidato premier indipendente in quota Ds e che, domani, con lui a Palazzo Chigi alcuni dei ministeri più importanti, per le legge dell’equilibrio, non potrebbero andare alla Quercia».
Per i Ds, però, la campagna delle primarie a favore di Prodi è già cominciata. «Tocca a tutti fare la propria parte, noi stiamo facendo la nostra», spiegano da via Nazionale. E raccontano dei manifesti con i volti sorridenti di Prodi e di Fassino, ritratti l’uno accanto all’altro, che verranno affissi persino nei luoghi di villeggiatura\, dei coupon per «preregistrarsi» alle primarie (“chiedo di essere avvertito in tempo anche sul luogo dove dovrò recarmi a votare”) e di una lettera firmata dal segretario della Quercia rivolta agli elettori del centrosinistra da diffondere in milioni di copie nei meeting de l’Unità.
«Ospiteremo Prodi alla festa nazionale di Milano e in altre occasioni – spiega Lino Paganelli, responsabile del settore – È chiaro, però, che inviteremo gli altri candidati alle primarie. Il nostro sostegno va ad uno, dopodiché è chiaro che le nostre sono anche Feste di tutta l’Unione»