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7 Settembre 2005

“L’Ulivo c’è ancora, anche qui”

Autore: Mariantonietta Colimberti

«Perché non ha considerato De Mita?» Arriva verso la conclusione la domanda-risposta che spiazza l¹intervistatore. Arturo Parisi la butta lì, un po’ provocatoriamente forse, o forse no, di rimando a Fabio Martini, il giornalista della Stampa che gli ha messo sul tappeto una rosa di possibili candidati al Colle, qualora non ci fosse una ricandidatura di Carlo Azeglio Ciampi, che per ora nessuno vuole considerare esclusa. «Fortunatamente la nostra coalizione ha un numero consistente di persone che per il loro curriculum possono essere considerate candidabili» aveva risposto all’intervistatore che gli chiedeva un nome.

Poi, di fronte a quelli proposti (Amato, D’Alema, Casini, Napoletano), il professore ha tirato fuori l’outsider (si fa per dire) De Mita. Dopo il primo momento di sorpresa-difensiva («le domande le faccio io») Martini cavalca la situazione: «Con possibilità di vittoria?».

«Con possibilità di essere indicato anche ad altre forze che potrebbero convergere». «Interessante», chiosa l’ancora stupito intervistatore. È un Parisi in forma, sorridente e piuttosto scoppiettante quello che si presenta sul palco della piazza centrale di Porto S. Stefano, per essere interrogato davanti al pubblico della Festa della Margherita.

Poco prima si è intrattenuto con i giornalisti, ha raccolto scherzando le loro provocazioni. Ce n’è per Mastella candidato alle primarie («c’è un intero mondo che vuole essere rappresentato i.., come si dice?… i “mastelli”»); per certi arrivi indesiderati nella Margherita («io volevo i socialisti nella Margherita? Sì, certo, volevo Boselli. Un bel giorno mi hanno detto: volevi i socialisti? Eccoti Manca, La Ganga»).


Il titolo dell¹incontro è “Bipolarismo tra alternanza e alternativa”. Parisi ha già gridato tre volte il suo “no” ai microfoni del Tg3 sull¹ipotesi di una modifica della legge elettorale in senso proporzionale, l’ultima frontiera (ma sarà davvero l’ultima?) di una Udc in cerca di salvezza.

Sul palco ricorda cosa è significato l¹introduzione del maggioritario nella vita quotidiana, cos¹erano i governi locali nel 1990, agli inizi del cambiamento, e come ora chi governa debba rendere conto ai cittadini. Su tutto il resto ­bocciatura della lista unitaria, difficoltà nella Margherita, rapporti con Romano Prodi, numeri attesi per le primarie ­ Parisi non è reticente.

Spiega che il progetto dell’Ulivo non è morto, perché le domande per le quali esso è nato sono ancora tutte lì e anche nella Margherita è appare chiaro il cammino; forse quella della lista unitaria era una scelta che non era stata sufficientemente condivisa nei passaggi precedenti, meglio sarebbe stato che il chiarimento fosse avvenuto prima; la nascita della Margherita nel 2001 è stato un fatto importante e positivo, sia per la quantità che per la qualità. La Margherita non è un bonsai, è un laboratorio ulivista, di “meticciamento”; dentro la Margherita l’Ulivo cresce.

Ammette che il momento di maggior contrasto con Romano Prodi è stato «il passaggio del 16 giugno», ma «avevamo diverse responsabilità». Che percentuale dovrà prendere la

Margherita al proporzionale per poter affermare che valeva la pena di correre da sola? «Bisognerebbe chiederlo a chi ha fatto quella scelta comunque, una percentuale a due cifre».

«Due cifre vanno da 11 a 19» incalza il giornalista. «Due cifre vuol dire non sotto il 10. Credo, comunque, che il risultato sarà compatibile con quello del 2001; i sondaggi non sono mai scesi sotto l’11-12 per cento neanche nei momenti di maggiore difficoltà».

E quali sono i numeri giusti per le primarie? Il professore spiega che, a seconda dei calcoli utilizzati, dovrebbero essere da 340 mila a 600 mila, ma si dice sicuro che verranno superate entrambe le cifre di riferimento.

Il dato della Puglia, che Martini propone ricordando che in Puglia hanno votato 80 mila persone a fronte di soli 27 mila iscritti ai partiti («se così fosse dovremmo arrivare a 3 milioni per queste primarie»), non può essere preso come parametro: «Quella è stata un¹esperienza straordinaria ­ afferma Parisi ­ ma si tratta di parametri non utilizzabili».

Parisi non rinnega l’intervista sulla questione morale, l’ha riletta in mattinata, forse ne cambierebbe qualche parola, ma spiega che l’intervista non poneva una questione morale, piuttosto evocava il rischio che essa potesse riaprirsi.


Sulla Banca d¹Italia ci sono state differenze nell¹Unione, ma non timidezze; la Margherita è stata “naturalmente” unanime, segno che c’è un comune sentire. Senza esitazioni scansa l’ultima insidia: no, nel vertice della Margherita non ci sono equivoci o tentazioni di lavorare per una scomposizione del quadro politico. Francesco Rutelli, sorridente e disteso, è in prima fila; ha seguito buona parte del dibattito.