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10 Marzo 2005

Lo strappo di Prodi sulla provetta scuote i cattolici del centrosinistra

Autore: Giovanna Casadio, Orazio La Rocca
Fonte: la Repubblica

Sembrava di potere ancora prendere tempo – tenuto conto che neppure è stata decisa la data dei referendum sulla procreazione assistita (domani forse il consiglio dei ministri farà sapere) – ma Romano Prodi ha sviscerato il tema-astensione. Il dito nella piaga. Tenuto conto che il “no” per mantenere intatta la legge è praticamente scomparso dalla scena delle opzioni referendarie, anche lo scontro tra cattolici e laici è sull´astensione.
L´armata astensionista, che ha nel cardinale Camillo Ruini il suo paladino, è cresciuta in modo esponenziale. Ha creato un comitato che si chiama “Scienza e vita” a cui hanno aderito associazioni, politici, scienziati cattolici. A questo punto, e benché una riunione dell´Ulivo avesse deciso di tenere bassi i toni fino alle elezioni regionali, il Professore ha ritenuto opportuno ribadire: «Io sono adulto e andrò a votare», fermo restando la condivisione dei valori cattolici.
Forse voterà qualche sì e alcuni no, o magari tutti no, però da cattolico ai cattolici ha ricordato che la sudditanza alle gerarchie ecclesiastiche non ha nulla a che vedere con l´esercizio di cittadinanza. «Alt alle ingerenze», si è sfogato con i suoi. Prodi e Ruini si chiamano per nome. All´indomani dell´ennesima uscita di «Camillo» (il cardinale che lo ha sposato), «Romano» non ha esitato. Dopo, il cortocircuito.
In primo luogo nella Margherita, il partito con la più alta densità di cattolici democratici, dove Francesco Rutelli – sotto pressing e indicato dal ds Franco Grillini come il sabotatore dell´Ulivo, pronto ad aderire al comitato pro astensione – ha dettato una nota alle agenzie di stampa. Ha chiarito la posizione sua personale (probabilmente si asterrà) e ha rivendicato «la libertà e il pluralismo di posizioni» di Dl. Si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa, tipo: «Non voglio polemizzare con i partiti che hanno promosso i referendum senza neppure consultarsi in seno all´Ulivo…».
Rutelli cerca così di sminare il “caso” referendum prima che esploda nella riunione dell´esecutivo di martedì prossimo. Il comunicato è anche il risultato di un lungo colloquio con Arturo Parisi che gli ha espresso le proprie preoccupazioni: «La Margherita non è un partito di cattolici, figuriamoci se finisse col diventare agli occhi dell´opinione pubblica quello dei clericali». Già se n´era parlato della questione. Franco Marini e Beppe Fioroni, astensionisti convinti, avevano fatto notare che la loro non era una posizione gregaria: «Basta con questo clima da caccia alle streghe». Ma a segnalare la temperatura surriscaldata di Dl, c´è il prodiano Pierluigi Mantini: «Sarebbe una frattura irreparabile se Rutelli aderisse al comitato per l´astensione: è Prodi ad avere indicato la strada del voto ai referendum per i cattolici democratici e laici». È quasi rissa.
Né restano indifferenti le associazioni cattoliche. Schierate per l´astensione – dall´Azione cattolica a Sant´Egidio alle Acli – il fuoco tenuto a bada sotto la cenere, si accende. Luigi Bobba, il presidente delle Acli, astensionista convinto «perché la vita non è un referendum», non risparmia una replica a Prodi: «Mi sento anch´io altrettanto adulto, anche se pratico l´astensione: non siamo bambini presi per mano. Non siamo una banda di pecoroni e la Chiesa una caserma in cui Ruini sia il generale». Astensione insomma come scelta appropriata, tenuto conto della rozzezza dello strumento referendario che «è come fare la punta a una matita con l´accetta».
«Prodi? È del tutto legittimo quanto afferma, poiché ciascuno si assume le proprie responsabilità. E comunque l´appello di Ruini non è un comandamento di Dio, il cattolico risponde alla sua coscienza», ci tiene a precisare il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Riboldi. Non dissimile l´opinione di monsignor Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia: «Su una questione tipicamente politica, anche se con risvolti morali, il cattolico è libero si scegliere». S´intende, il cattolico Prodi ben fa a dire la sua. E inoltre – prosegue il prelato – «Ruini ha una posizione tattico-politica», la sua è quindi «un´esortazione, non un dogma di fede, per cui i cattolici liberamente seguano la loro coscienza».
Alcuni cattolici democratici esprimono però «l´amarezza» per il punto a cui si è giunti. Hanno firmato il manifesto contro il bipolarismo etico; insistito sulla via parlamentare di modifica alla legge, apprezzando il ddl di Giuliano Amato: un´iniziativa politica condivisa da Prodi. Sul quotidiano della Margherita, Europa interviene Paola Gaiotti De Biase, storica cattolica: «L´astensione è un errore politico», scrive. Giorgio Tonini, ex presidente della Fuci, cristiano sociale dei Ds pone un interrogativo: «La dottrina sociale della Chiesa è a tutto campo, ma solo sulla bioetica c´è un richiamo così ossessivo: la Chiesa ritiene di non essere capace di convincere le coscienze senza l´appoggio di una legge di divieti?». Con lo sguardo laico del socialista Villetti: «Prodi è il punto di riferimento del cattolicesimo democratico».