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14 Marzo 2007

Lo scontro e il dialogo

Autore: Antonio Padellaro
Fonte: L'Unità

In fondo è un peccato che dei 97 paragrafi di cui si compone il solenne documento papale, uno soltanto sia destinato a polarizzare i titoli dei telegiornali e dei giornali (compreso il nostro) e le reazioni della politica: l’esortazione ai parlamentari cattolici a non votare leggi che vanno contro la «natura umana», e dunque i Dico. 

Un peccato che i temi e le sfide fondamentali contenuti negli altri 96, la pace e la guerra, le ingiustizie sociali, la distruzione dell’ambiente, l’insopportabile divario tra la scandalosa opulenza dei pochi e la scandalosa povertà dei tanti, l’inarrestabile dilapidazione delle ricchezze della terra, trattati da Benedetto XVI dall’alto del suo magistero rischino di restare sullo sfondo. Una volta tanto però la colpa non è dell’informazione, in qualche modo obbligata a concentrarsi su quel singolo, prevalente messaggio della gerarchia vaticana che da mesi, quasi quotidianamente, ripete e fa ripetere: no ai Dico. 

Mobilitandosi in tal modo a difesa della famiglia che ritiene pesantamente minacciata dal disegno di legge governativo, quella stessa gerarchia offre involontariamente di sé e della Chiesa che rappresenta una sola dimensione, quella politica, mentre tutto il resto, l’universalità dei valori, rimane come nell’ombra. La foga polemica è tale che perfino l’autorevole Osservatore Romano finisce per andare ben sopra le righe. Cosicché tutto si trasforma in uno scontro dimenticando che fino a ieri era invece la parola dialogo quella che definiva meglio di tutte il rapporto tra laici e cattolici. Dialogo sulle grandi questioni del mondo, sulla pace, sulla giustizia, sull’attenzione premurosa per i poveri e i sofferenti, espressioni in cui ci riconosciamo e che abbiamo ritrovato nelle pagine (non tutte) di Benedetto XVI.