21 Giugno 2005
L’intesa non basta agli ulivisti. “La scissione è solo congelata”
Autore: Umberto Rosso
Fonte: la Repubblica
ROMA – Fosse finita ai voti, l´assemblea degli ulivisti – quattro ore e
passa di accesa discussione – riunita in un albergo dalle parti di
Piazza del Popolo, avrebbe votato per la rottura subito con la
Margherita. Molti più falchi che colombe fra la sessantina di (ex)
prodiani, con molta delusione anche nei confronti del leader del
centrosinistra. «La scissione era già metabolizzata e invece – è stato
ripetuto – siamo stati costretti a fare marcia indietro». Clima
incandescente, con battute del tipo: «Stasera abbiamo fondato un nuovo
partito. Lo chiameremo Uliveto. Ci aiuterà a digerire Rutelli». E lo
stesso Arturo Parisi, che aveva scelto per la sua relazione iniziale di
smorzare i toni più aspri, ha faticato non poco a mediare fra le due
anime della corrente, spiegando che alla luce del vertice mattutino
«ormai è chiaro che c´è perfino più Ulivo nell´Unione che nella
Margherita, ma non era questa la nostra prospettiva strategica». Alla
fine, Parisi riesce a far passare la proposta di un mandato
esplorativo. Questa: sarà proprio il presidente dell´assemblea
federale, affiancato da un paio di parlamentari ulivisti, ad aprire una
trattativa con Francesco Rutelli per verificare se e come all´interno
del partito esistono ancora spazi politici per la minoranza. Un
incontro che potrebbe avvenire già oggi. Un canale diretto, scavalcando
gli organismi interni svuotati ormai di parisiani, che si sono
autosospesi. L´ufficio di presidenza della Margherita convocato perciò
per domani, proprio con l´obiettivo di ricucire lo strappo, non sarà
risolutivo.
Al primo punto della verifica c´è il tesseramento: la
richiesta è di lasciarlo aperto, di non chiuderlo il 30 giugno così
come invece fissato. «Noi siamo rimasti praticamente fuori dal partito,
non abbiamo fatto tesseramento, e in queste condizioni i rapporti di
forza sarebbero del tutto falsati». Dall´assemblea federale convocata a
fine mese, e alla quale non prenderanno parte, gli ulivisti si
aspettano questo segnale di apertura da parte di Rutelli e Marini. Per
archiviare o al contrario rendere operativa la minaccia della scissione
e di una lista elettorale in proprio. E solo i risultati del vertice
dell´Unione di ieri mattina, con i sì incassati da Prodi, hanno
convinto i falchi a congelare la rottura. «Non potevano fare uno sgarbo
a Prodi – ha spiegato Roberto Manzione, vicecapogruppo al Senato, uno
dei pasdaran – e solo per questo ci siamo fermati. Ma lo strappo è
ancora dietro l´angolo, se non otterremo le garanzie richieste».
Una
raffica di interventi, almeno una quarantina. A Papini, Magistrelli,
Monaco e gli altri “duri”, la replica delle colombe come Bianco e
Maccanico. «Lo scossone che abbiamo dato ha funzionato. In pochi giorni
Prodi ha ottenuto quel che non gli era riuscito in mesi di scontro», ha
detto l´ex sindaco di Catania. Certo, «dal vertice di stamattina
sembrano spariti l´Ulivo e la Fed, ed è su questo dobbiamo dare
battaglia». Il Professore si è rafforzato. Anche se molti dubbi
circolano nell´assemblea. Primarie «Chissà se saranno davvero vere». Il
patto blindato per cinque anni sulla leadership «Di patti, in politica,
se ne sono fatti tanti. Chi li ha rispettati Ricordiamoci della
staffetta Craxi-De Mita». E poi «Prodi senza alle spalle una forza del
trenta per cento, come poteva essere la lista unica, sarà prigioniero
dei partiti». Insomma, delusi dal Professore Uno dei leader degli
ulivisti spiega: «Prodi si è ripreso il suo ruolo, il baricentro,
superpartes. Ma noi invece siamo parte, e la nostra prospettiva
politica è di tipo diverso».