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14 Gennaio 2004

Lettera di Ferruccio de Bortoli

Fonte: il Riformista

Caro direttore, ho letto con interesse la lettera pubblicata venerdì scorso dal Riformista («La società civile non è solo un girotondo») e la ringrazio se potrà accogliere questa mia piccola riflessione personale. Innanzitutto condivido senza riserve il contenuto dell’appello di Cafagna, Franchi, Mosconi, Onida, Pansa, Pasquino e Salvati. Hanno ragione: c’è un pubblico moderato, moderno ed europeo, non visceralmente antiberlusconiano, e non romanticamente giacobino, che vorrebbe semplicemente conoscere idee, programmi e candidati di un’opposizione seria e responsabile. Insomma, poter valutare con il criterio razionale dei costi e dei benefici, e con il desueto metro dell’interesse comune, la sostanza di una politica riformista. E non assistere passivamente alla continua messa in scena, dai girotondi al Testaccio, di una sorta di Tribunale del popolo (ne ha parlato con efficacia sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia) che additando il berlusconismo a male assoluto finisce per rendergli il migliore dei servizi, largamente più redditizio di qualsiasi lifting o campagna mediatica. Un Tribunale, o meglio una Cassazione delle idee progressiste, in cui non si applica alcuna presunzione di innocenza per chi non è, chiamiamolo così, a «denominazione d’opposizione di origine controllata» (dooc), specie se è un possibile futuro alleato. Molti leader del centrosinistra temono questo giudizio, questa cartina di tornasole della purezza politica. Purtroppo.



Nessuno dei dooc più celebri e acclamati governerà mai (meno male!), né per la verità aspira a farlo. Ma perché convinto che sia più nobile opporsi che amministrare; più coerente dire no che avventurarsi in sì compromettenti suscettibili di sollevare l’accusa di collaborazionismo; più affascinante sognare e cantare una società ideale piuttosto che sporcarsi le mani (lo ha detto anche lei, e bene, direttore) nel tentativo di cambiarla.



Quando Furio Colombo, sull’Unità di domenica, difendendo i girotondi, polemizza con Galli della Loggia («Professore, ha presente la democrazia?») sbaglia destinatario. Dovrebbe rivolgersi, ponendo la stessa domanda, ai suoi amici girotondini. I dooc si arrogano il diritto di essere gli unici autentici rappresentanti della società civile. Definizione, quest’ultima, un po’ logora e controproducente. Proporrei sommessamente di non farne più uso, di cancellarla dal lessico politico. Forse chi non ne fa parte e non si riconosce in certe prese di posizione, anche giuste, ma radicali, è incivile? No, meglio dire società e basta. Altrimenti la maggioranza silenziosa (termine sdoganato con la destra, quindi libero da diritti d’autore) fatta anche di persone moderate, responsabili, moderne, europee, il grande centro dei ceti produttivi oggi angosciato dal proprio calante tenore di vita, finirebbe per diffidare di una proposta riformista a sovranità limitata. Faceva un certo effetto vedere Fassino all’ultima riunione girotondina tollerato e commiserato, quasi in cerca, come altri leader ulivisti, di comprensione e indulgenza. Un maggiore coraggio e un più deciso distacco servirebbero a dire al pubblico moderato che gli alleati più intransigenti e duri, certo necessari, vanno ascoltati e compresi, hanno anche buone ragioni, ma non godono di alcuna azione privilegiata della possibile futura maggioranza di governo.



La metafora finanziaria, oltre che di grande attualità con il caso Parmalat (sempre di illegalità e corruzione stiamo parlando) è assai significativa e rivelatrice dell’incapacità del centrosinistra di parlare a risparmiatori, consumatori, utenti e cittadini, la cui difesa (un paradosso solo italiano) è stata interpretata con abilità e spregiudicatezza agli occhi dell’opinione pubblica dal solo ministro dell’Economia. Resta un mistero la ragione per la quale l’opposizione si sia soprattutto premurata di scegliere fra Fazio e Tremonti, anziché dare un segnale univoco a chi ha le tasche vuote ed è stato raggirato, ma si aggrava la debolezza del centrosinistra nell’elaborare proposte chiare e comprensibili sui temi che interessano di più la gente (termine berlusconiano tutt’altro che qualunquista, efficace e d’attualità). Temi come la perdita di potere d’acquisto (drammatica), il lavoro, le pensioni, la sicurezza, la sanità, l’istruzione, il futuro di una società multietnica con immigrati giovani e residenti anziani. Certo, ci sono anche le grandi emergenze care ai girotondini, e non solo a loro, come il crollo del tasso di legalità, l’attacco alla indipendenza della magistratura, sulle quali sarebbe un delitto abbassare la guardia. Ma sarebbe un errore ugualmente imperdonabile e decisivo far arrivare alla gente, agli elettori oggi perplessi quando non indignati per le scelte del centrodestra, il segnale che l’opposizione è ancora preda di un’ossessione giudiziaria e i suoi leader soffrono una sudditanza ideologica quando non il ricatto del fattore dooc. Dunque, caro direttore, ben venga il tentativo di dar voce all’opinione pubblica riformista e moderata.



P.s.: a proposito di riformisti consiglio la lettura delle memorie di Jacques Delors appena uscite in Francia da Plon.



Ferruccio de Bortoli