Caro presidente, come sa non sono un Suo fervido ammiratore. Tuttavia la Sua sconfitta alle regionali mi ha colpito, non mi aspettavo un crollo così rovinoso. E il paradosso è che sono un po´ preoccupato.
Forse temo che i Suoi avversari si illudano di aver già vinto anche le politiche del 2006, che ora si azzuffino sulle futuribili poltrone; o forse ho paura che con la Sua eclisse il folklore italico perda l´interprete più pittoresco. Fatto sta che provo lo strano bisogno di darLe una mano, di aiutarLa a riflettere sulle cause della Sua débâcle.
Le ricordo, per cominciare, che la disfatta è interamente Sua. Non se la prenda con i Suoi candidati sconfitti, con i Suoi alleati, con i coordinatori regionali di Forza Italia: un vero capo non scarica le sue responsabilità sui collaboratori.
Oltretutto Silvio Berlusconi non è un capo qualsiasi, è un autocrate che quando le cose gli andavano bene rivendicava a sé ogni merito. Stavolta Lei deve rimproverare soltanto se stesso: l´»ecatombe» lamentata da Francesco Storace ha avuto un´estensione tale da non potersi assolutamente attribuire a fattori locali.
A provocare il disastro è stata la Sua predicazione. È stato Lei a fare cilecca, e proprio nella Sua specialità preferita: la comunicazione.
Durante la campagna elettorale, prima snobbata e poi condotta con fin troppa foga, Lei ha bombardato i Suoi concittadini con cinque messaggi:
1. l´Unione di Romano Prodi è piena di pericolosi comunisti, perciò nelle urne si impone «una scelta di campo fra chi ama e chi odia» (17 marzo);
2. io ho governato bene, anzi benissimo;
3. grazie a me il prestigio internazionale dell´Italia è cresciuto a livelli mai toccati in precedenza;
4. gli italiani non hanno motivo di lagnarsi, «siamo in testa all´Europa come popolo che gode di un elevato benessere» (23 febbraio);
5. l´anno prossimo taglierò di nuovo le tasse, quindi la gente starà ancora meglio.
Ebbene, vorrei spiegarLe che imperniando la Sua propaganda su questi cinque argomenti Lei si è politicamente suicidato.
1. I COMUNISTI. Luigi Crespi, il suo ex sondaggista, Glielo diceva sempre: attento, la propaganda anticomunista può fare breccia tutt´al più in un 8-9 per cento di elettori. Invece Lei vi ha insistito fino a rendersi noioso. Ma il Muro era caduto da oltre 15 anni: mentre Lei esortava i Suoi fedeli a citare nei comizi il grossolano “Libro nero del comunismo”, i pugliesi si sceglievano come presidente un comunista duro e puro, per giunta gay. Per Lei è stato un grave danno presentarsi come l´uomo del Bene in lotta contro il Male. Chi aveva avuto modo di meditare sui misteri del Suo passato di imprenditore, si è rifiutato di considerarLa un santo; gli altri non avevano particolari motivi per dirLe grazie.
2. IL BUONGOVERNO. “Chi si loda s´imbroda”: come ha potuto ignorare il vecchio adagio Agli scontenti, che erano e sono parecchi, ha dato molto fastidio che il presidente del Consiglio continuasse a dirsi bravo da solo. Ma nemmeno i soddisfatti, cresciuti come tutti nella cultura nazionale del “Piove, governo ladro”, erano disposti a darLe ascolto. Del resto Lei non poteva vantare successi di rilievo.
3. IL PRESTIGIO. In Italia la politica internazionale la seguono quattro gatti, ragion per cui il Suo gloriarsi della presunta amicizia con i Grandi era in buona parte fiato sprecato. Ma a quei pochi che si tenevano informati il Suo orgoglio è apparso fuori luogo: sapevano che la Sua politica estera era stata un tragicomico susseguirsi di gaffe e di fallimenti. Qualche volenteroso segnava al Suo attivo la coerenza dell´impegno militare in Iraq, ma la spedizione di Nassiriya non è mai stata popolare. Quanto alla miniriforma del Patto di stabilità europeo, ammesso che ci fosse da gioirne, era evidente che senza la Germania e la Francia non se ne sarebbe mai fatto nulla.
4. IL BENESSERE. Le statistiche dicono che da quando Lei è al governo l´economia italiana cresce poco, molto meno della media europea; e quasi tutti si sentono più poveri di quattro anni fa. Così stando le cose, il Suo tentativo di dimostrare che con Lei le famiglie si erano arricchite è stato un errore clamoroso. Quando si parla di soldi, i cittadini non amano essere presi in giro da un potente; tanto meno se quel potente è anche titolare di un patrimonio fra i più cospicui al mondo. Perciò abbandoni l´idea, esposta lo scorso 3 febbraio, di realizzare un film su quanto vive bene oggi l´italiano medio: per Lei sarebbe la catastrofe.
5. LE TASSE. In campagna elettorale Lei ha promesso per il 2006 un nuovo taglio delle imposte sui redditi personali, uno sconto da 12 miliardi di euro complessivi. Ma perché si è intestardito su questa pensata Sei miliardi di sgravi li aveva già concessi nel 2003, altri 6 miliardi all´inizio del 2005, eppure i risultati erano stati zero sia sul piano economico sia su quello politico: i consumi non avevano conosciuto alcun rilancio, e nel frattempo Forza Italia non aveva conosciuto che dure sconfitte. Aver insistito su una misura senza senso è stato un altro sbaglio madornale. Adesso, inoltre, le penose condizioni della finanza pubblica pregiudicano il reperimento di quei 12 inutili miliardi.
Il problema, presidente, è che Lei ha mancato proprio l´obiettivo che sembrava più alla Sua portata: infondere fiducia negli italiani, trasmettere alla gente il Suo ottimismo. Molti elettori non Le credono più, ed è per questo che risalire la china non Le sarà facile. Mi chiedo che cosa Lei possa fare in concreto.
Completare il programma di governo, come sosteneva fino a ieri Assurdo: si tratta di linee elaborate in una situazione italiana e mondiale totalmente diversa dall´attuale, e la parte economica non ha funzionato. Esaltare con ulteriori raffiche di discorsi il lavoro fin qui svolto Sarebbe un autogol, visto che per la maggioranza dei cittadini Lei ha combinato troppo poco. Fare nuove mirabolanti promesse Incauto, da parte di chi ha disatteso le vecchie; e tecnicamente quasi impossibile, visto che nel 2001 Lei già promise tutto il promettibile
Non La invidio. Adesso An e Udc vogliono un segnale di discontinuità rispetto al passato, ma quale Se è la credibilità che Lei deve recuperare, non posso suggerirLe altro che una rapida operazione verità, per dolorosa che sia.
Ha presente il Contratto con gli italiani, quei cinque impegni che sottoscrisse l´8 maggio 2001 Lei sa bene che almeno tre di essi non potranno in nessun caso essere onorati: la riduzione dell´Irpef a due sole aliquote, il dimezzamento del tasso di disoccupazione, l´abbattimento del numero dei reati.
ConoscendoLa, mmagino che la Sua tentazione sia di fare carte false pur di dimostrare che il Contratto è stato rispettato. Così, però, i delusi si rafforzerebbero nella convinzione che Lei è un chiacchierone e un bugiardo.
Se al contrario ammettesse lealmente di non aver potuto mantenere alcune promesse, alcuni tornerebbero a prestarLe fede. Certo poi dovrebbe rinunciare a ricandidarsi nel 2006, perché questo prevede una clausola capestro del Contratto.
E allora Mi dirà che Le sto proponendo un´altra forma di suicidio politico. Può darsi, ma sarebbe molto più dignitosa di quella che Lei ha praticato finora. E Le resterebbe la possibilità di appellarsi al tribunale dell´opinione pubblica per evitare la condanna: davanti a una sincera confessione, i giudici sarebbero indulgenti. Prepari un´autodifesa strappalacrime. Per un ex Grande Comunicatore, ottenere le attenuanti generiche non dovrebbe essere un compito proibitivo.