La “Costituzione offesa” (edizioni Diabasis, 132 pagine) è il titolo della raccolta dei principali interventi pronunciati alla Camera da Pierluigi Castagnetti nella legislatura che si sta chiudendo, nella sua veste di presidente del gruppo parlamentare della Margherita. E’ il diario fedele di una legislatura tormentata e pesante, naturalmente da un punto di vista “di parte”, nell’alveo dell’opposizione. Da testimone (e certo da amico), posso dire che Castagnetti è stato il più efficace (anche oratoriamente) portavoce dell’opposizione alla Camera.
La raccolta testimonia tre caratteristiche della legislatura. La prima: tra maggioranza e opposizione è stato un dialogo tra sordi. Più esattamente, abbiamo avuto una maggioranza muta, ridotta a “truppe votanti”. Gli appelli accorati a un confronto di cui sono trapuntati gli interventi sono caduti sistematicamente nel vuoto.
Secondo: nei testi c’è traccia di smarrimento e indignazione. Parole forti all’indirizzo dei rappresentanti della maggioranza (“vandali sorridenti in giacca e cravatta”), che fanno riflettere sulle labbra di un uomo politico mite e misurato. Parole che bollano uno spettacolo inedito: quello di centinaia di parlamentari che, senza defezioni, votano leggi ingiuste e spesso vere e proprie turpitudini. Lo spettacolo di una rinuncia alla libertà e di un asservimento delle coscienze. La disciplina parlamentare è una cosa seria, ma questa è un’altra cosa e va chiamata con il suo nome: la politica sotto padrone, la più alta istituzione, il parlamento, in ostaggio.
Terzo: dalle parole di Castagnetti traspare la pensosa consapevolezza di un’emergenza democratica e di una profonda rottura costituzionale. Che non ha né paragoni né precedenti nella storia della Repubblica.
Se non ci fossi stato dentro, se non avessi seguito lo “spettacolo” da vicino, sarei forse tentato di leggere quei testi come un’indebita drammatizzazione. La celebre demonizzazione dell’avversario e segnatamente di Berlusconi, vera e monumentale anomalia/patologia italiana. Invece è proprio così e dobbiamo guardare in faccia la realtà per quanto sia cruda e imbarazzante, non edulcorarla. Del resto, a ben riflettere, la cifra sintetica proposta da Castagnetti e condensata nel titolo parla di Costituzione offesa. Ove per Costituzione si intendono, insieme, lo spirito e la lettera, i principi, i diritti e le regole, i suoi profili formali e sostanziali. La Costituzione intesa nell’accezione pregnante che fu di Dossetti (figura cara a Castagnetti e più volte menzionata nei suoi interventi), intesa come “legge fondamentale”, quadro di garanzie democratiche (quelle proprie del costituzionalismo liberale), ma anche orizzonte di un programma, impegnativo per il legislatore ordinario chiamato ad attuare la Costituzione, di sviluppo di una democrazia sostanziale che si nutre di uguaglianza e partecipazione, di diritti sociali e politici (costituzionalismo democratico). Dentro tale cifra sintetica si iscrivono le violazioni della legalità, le leggi ad personam, il conflitto di interessi, la sanzione della posizione dominante di Mediaset nell’informazione, l’avallo alla guerra in contrasto con l’art. 11, le finanziarie che hanno devastato i conti pubblici e prodotto impoverimento e disuguaglianza, la legge-manifesto sull’immigrazione ridotta a problema di ordine pubblico, il deragliamento dalla nostra storica tradizione europeista.
Non è un caso che la legislatura (e il libro) si chiuda con due leggi che, più di tutte, offendono la Costituzione: a) la riforma-stravolgimento di ben 53 articoli della Carta, praticamente tutta la seconda parte. Una riforma costituzionale bollata da autorevoli studiosi come “incostituzionale”, che stravolge gli equilibri e le garanzie su cui si reggono le democrazie costituzionali; b) la nuova legge elettorale, studiata per produrre frammentazione e instabilità, sulla base di un calcolo di parte, e varata unilateralmente a colpi di maggioranza. Cioè imponendo con un brutale atto di prepotenza la madre di tutte le regole della competizione politica, cioè scardinando il fondamento pattizio della comunità politica. Cioè, di nuovo, offendendo lo spirito della Costituzione.
Ho suggerito a Castagnetti uno spunto di riflessione, il seguente: Berlusconi ha rappresentato indubitabilmente il punto più alto e traumatico della rottura, formale e sostanziale, della continuità costituzionale, ma egli non è nato sotto un cavolo e non ha operato in solitudine, ha avuto l’avallo e la cooperazione attiva di uomini e partiti che affondano le loro radici nella “prima Repubblica”. Si pensi a Casini e all’UDC, cui si deve lo sfregio della nuova legge elettorale.
L’offesa, la rottura – azzardo – forse si erano già prodotte nell’ethos comune, negli strati profondi della coscienza collettiva. Che non avesse ragione proprio Dossetti nell’imputare ai partiti artefici della Costituzione, e non solo ad essi, la responsabilità, di tutte la più grave, di avere governato a lungo omettendo di educare i cittadini ai valori e all’ethos costituzionale? Se così fosse, oggi ci è richiesto non solo di sconfiggere un leader e uno schieramento che offendono la Costituzione, ma, di più, un’azione di lunga lena tesa a rimuovere le radici etico-culturali di una politica che fa di quell’offesa la sua divisa e il suo programma. Un’azione ricostruttiva che interpella non solo la politica anche la cultura e le agenzie educative.