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26 Aprile 2005

Legge elettorale, Berlusconi non convince Prodi

Autore: Paola Di Caro
Fonte: Corriere della Sera

ROMA – Giornata intensa per Silvio Berlusconi quella della vigilia del doppio passaggio parlamentare che lo vedrà impegnato oggi prima alla Camera (domani la fiducia) poi al Senato dove la fiducia arriverà giovedì. Una giornata dedicata alle ultime febbrili trattative sui sottosegretari, che cresceranno di qualche unità (tra le novità, Carrara di An che diventa sottosegretario alle Riforme e Vietti dell’Udc che dovrebbe diventare vice ministro dell’Economia).

Una giornata dedicata alla messa a punto del discorso di oggi, dodici cartelle dedicate quasi interamente alle tre priorità del Berlusconi bis – Sud, imprese e potere d’acquisto delle famiglie – e alla necessità di dare «nuovo slancio» e più coesione alla Cdl attraverso una federazione, magari una lista unica o addirittura un partito unico del centrodestra.

Ma, soprattutto, è stata la giornata che ha visto, a sorpresa, un faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi sul palco autorità nel cortile del Quirinale, durante la cerimonia per il 25 aprile.
Da soli, per una decina di minuti e cordialmente (è finita con una stretta di mano), i due hanno affrontato uno dei nodi della politica italiana: la modifica della legge elettorale.

E’ stato Berlusconi a proporre all’avversario di «lavorare insieme al cambiamento di questa legge elettorale, che così com’è non funziona» ed è stato lui a mostrarsi aperto a eventuali suggerimenti, convinto che si debba fare di tutto per «garantire e rafforzare il bipolarismo» come oggi a entrambi interessa per difendere la propria leadership.

Ma Prodi non ha accolto l’invito: la contrarietà di quasi tutta la sua coalizione, il tempo limitato, l’impossibilità politica oggi di instaurare un serio dialogo su un tema così delicato con la maggioranza, hanno fatto declinare l’offerta senza ripensamenti.

E’ da vedere però se il premier rinuncerà all’idea di toccare la legge elettorale o se magari accennerà al tema già oggi nel suo discorso, al quale ieri ha lavorato, dopo un incontro a pranzo con il presidente del Senato Pera, assieme a Letta, Bonaiuti ma anche con Fini e il ministro Siniscalco.

Sì, perchè ieri, al centro della giornata, c’è stato proprio il tema dell’economia, intrecciato a quello della leadeship e di un eventuale dopo Berlusconi, anche grazie ad alcune interviste nelle quali Giulio Tremonti, ponendosi come uomo nuovo azzurro non più solo espressione dell’asse del Nord, dettava la sua ricetta per il governo: grande attenzione al Sud, blocco delle tariffe, nuovi contratti.

Parole che sono piaciute ad An, come assicura Domenico Nania, felice per «la ritrovata intesa Fini-Tremonti», ma che invece hanno innervosito l’Udc folliniana, la cui rivista Formiche parla già di «passaggio dal Berlusconi bis al Tremonti primo» e in sostanza dell’apertura «del dibattito» anche in FI sul dopo Berlusconi.

Ma le parole di Tremonti hanno avuto anche l’effetto di lasciare un po’ spiazzato Siniscalco, convinto che il segnale da dare ora non sia quello della possibilità di spesa, ma della «stabilità» nei conti pubblici: il Tesoro, infatti, nelle cartelle, fornite a Berlusconi e anche ieri con lui minuziosamente esaminate (si vedrà se oggi saranno recepite nel discorso), prevede che vada abbandonato il piano originario di riduzione dell’Irpef per concentrarsi su sgravi a famiglie monoreddito e soprattutto riduzione graduale dell’Irap.