8 Febbraio 2006
Le vere riforme che servono a rinnovare la Costituzione
Autore: Andrea Manzella
Fonte: la Repubblica
Sì, ha ragione Pietro Citati, dobbiamo andare a firmare per il referendum contro la loro “Mala Costituzione” (Giovanni Sartori), per sostenere la nostra “Costituzione aggredita” (Leopoldo Elia). Certo, il referendum si farà in ogni caso perché l´hanno già richiesto 13 regioni. Perché l´hanno già richiesto 359 parlamentari. Ma sarebbe importante che lo richiedessero anche 500 mila cittadini.
Ognuna di queste richieste costituzionali ha infatti una sua propria motivazione. Le regioni ci dicono che è possibile un altro regionalismo, un altro processo federativo secondo le comuni logiche europee. Logiche lontane dal progetto costituzionale del centrodestra che disgrega la stessa idea di un sistema italiano di governo coordinato e coerente ai vari livelli territoriali. L´opposizione parlamentare ci dice un´altra cosa: che non si cambia così una Costituzione. Forzando la procedura, prevista per singole modifiche, per travolgerne l´intero impianto; negando in Parlamento i tempi necessari per riflettere, dialogare, parlare sulla legge fondamentale del Paese.
La richiesta del cittadini ci dovrà dire invece che la cittadinanza vuole riappropriarsi della sua Costituzione. Non solo per difenderla ma per proiettarla come stella polare anche del suo futuro. I banchetti delle firme non sono banchetti di conservazione, ma garanzia per l´avvenire. Proprio nel momento in cui la cupa atmosfera da Oratore Unico, che viene giù da ogni televisione, ci spiega qual è la concezione di potere oppressivo che ci tocca contrastare ed allontanare.
2006: sono 50 anni dall´entrata in funzione della Corte costituzionale. Ci fu un ritardo di 8 anni causato da quello che allora si chiamò «ostruzionismo di maggioranza». E quando la Corte entrò in funzione, subito si accese una grande battaglia giuridica tra di essa e la Cassazione, tra «progressisti» e «conservatori».