27 Luglio 2005
Le intercettazioni: “Gianpiero, tutto ok: ho firmato”; “Grazie Tonino, ho la pelle d´oca”
Autore: Ettore Livini e Ferruccio Sansa
Fonte: la Repubblica
MILANO – «Stamo a fa i furbetti del quartierino». L´ammissione (come da intercettazioni telefoniche) è di Stefano Ricucci. Ma la sua, in fondo, è la sintesi più fedele della brutta piega che sta prendendo la partita Antonveneta. Una battaglia finanziaria da 8 miliardi di euro che ha coinvolto la Ue, i Governi e i Governatori di mezza Europa. Ma che alla fine – raccontata in viva voce dai suoi protagonisti registrati al telefono dalla Guardia di Finanza – sembra scivolare in una “stangata” da strapaese. Un intrigo costruito su una fitta rete di interessi, amicizie e potere difficilmente districabili e che ora fa tremare persino il vertice di Banca d´Italia.
Fiorani e casa Fazio. Il filo rosso che lega il patron di Bpi e il Governatore emerge da numerose telefonate riportate nelle 22 pagine del verbale di sequestro preventivo disposte dai pm Giulia Perotti ed Eugenio Fusco. Una in particolare. Sono le 00,12 del 12 luglio scorso, quando il Governatore decide di telefonare a Gianpiero Fiorani. «Ti ho svegliato», domanda. Risponde Fiorani: «No, no». Fazio: «Allora ho appena messo la firma, eh». Fiorani, malgrado l´ora, sa come ringraziare: «Ah… Tonino, io sono commosso, con la pelle d´oca. Guarda… ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte ma non posso farlo… So quanto hai sofferto, credimi… prenderei l´aereo e verrei da te in questo momento se potessi…».
Ma la conversazione prosegue: «Io non volevo che il nostro rapporto personale fosse tale da influenzarti in qualunque cosa, il rapporto era tuo, solo tuo e di questo il Paese oltre a Gianpiero ti saranno per sempre grati». Ma ci sono altri elementi a dare il quadro di un rapporto molto stretto. Ad esempio le telefonate in cui Fiorani parla a lungo con la signora Fazio – la «Governatora» come l´hanno soprannominata gli investigatori per il suo ruolo attivo nella vicenda – chiamandola «tesoro». E si sta approfondendo la storia «di alcuni telefonini e soprattutto schede telefoniche che Fiorani avrebbe personalmente fornito alla famiglia Fazio».
Le ombre in via Nazionale. Tutto l´iter dell´approvazione di Banca d´Italia all´Opa di Lodi è però costellato di curiosità e stranezze. Come quando Fazio invita Fiorani in via Nazionale «per verificare alcune cose» raccomandandogli però, non si sa mai, di entrare «come al solito dal retro».
Lo stesso Governatore e la moglie Cristina devono tranquillizzare il banchiere di Codogno («stai sereno, calma…») quando un solerte funzionario di via Nazionale («un infiltrato» lo liquida Fiorani) chiede chiarimenti a Bpi su alcuni put con Deutsche. E Fiorani commenta a lungo con la First Lady di Palazzo Koch l´ostilità nei suoi confronti della Consob.
La banca centrale è tirata in ballo anche per i dialoghi tra alcuni funzionari in apparenza “dissenzienti” e i fedelissimi di Fazio, a caccia di pareri favorevoli da parte di esperti in teoria “indipendenti” («fatti fare due o tre paginette») per dare il via libera a Lodi.
Il concerto. Le intercettazioni secondo i pm dimostrano l´esistenza di un concerto trasversale: «Emilio Gnutti e Gianpiero Fiorani erano impegnati su più fronti: la scalata di Antonveneta, in principalità, ma anche su quella di Bnl». L´asse di ferro è soprattutto quello tra il numero uno della Lodi e il raider bresciano, che sembrano usare le rispettive società come Bancomat per finanziarsi a vicenda o per aggirare le comunicazioni al mercato. In un circolo vizioso che lambisce anche Giovanni Consorte, lo scalatore di Bnl.
Via Veneto è tirata in ballo assieme ad Antonveneta in una conference call con i Lonati, Ricucci e altri concertisti in cui Chicco Gnutti illustra a tutti le tecnicalità dell´operazione. Appena finito l´incontro ufficiale lo stesso Gnutti commenta l´esito con Fiorani al telefono: «Hai visto come l´ho venduta» «Bravissimo», gli risponde l´ad di Lodi.
Ma nelle telefonate ballano anche milioni come noccioline. La Lodi ha bisogno di vendere fittiziamente alcune attività per rientrare nei ratios patrimoniali richiesti da Banca d´Italia Ci pensa Gnutti, che in cambio chiede un prestito da 100 milioni. Il finanziere poi fa comprare in una partita di giro le quote di minoranza di Efibanca e Ducato da una sua società. «È un´operazione venuta benissimo commenta il numero uno di Hopa al telefono se l´avessimo fatta apposta non ci riusciva».
Nel dubbio Fiorani chiama anche Consorte per chiedergli di dare l´ok alla transazione: «Si tratta di una cessione temporanea dice con la T maiuscola». Un´altra intercettazione che ha convinto i pm a ipotizzare il reato di false informazioni al mercato. La consuetudine tra i protagonisti della partita è evidente: Fiorani usa carta intestata della Gp Finanziaria, la cassaforte di Gnutti, per taroccare alcuni documenti.
Gnutti gli chiede 30 milioni per comprare azioni Eni (subito concessi malgrado la perplessità di qualche funzionario di Lodi). Sarà vero, come sussurra Ricucci in un´intercettazione che il vecchio capitalismo di casa nostra mostra tutte le sue rughe («Altro che salotto buono! dice Marco Tronchetti Provera è pieno di debiti fino al collo»). Ma il nuovo che avanza, lette queste intercettazioni, rischia già di far rimpiangere il passato.