Sul nostro pianeta sono in corso ben 31 guerre.
In 24 di questi conflitti stanno combattendo anche i bambini. Sono
arruolati dagli eserciti come veri soldati, oppure costretti ad andare
in battaglia al fianco di guerriglieri e bande paramilitari che si
infischiano della Convenzione di Ginevra, che considera il
coinvolgimento di minorenni un crimine di guerra.
E’ un orrore al quale non si riesce a mettere fine.
Secondo
le stime dell’Unicef sono almeno 300 mila i bambini soldato obbligati a
uccidere, torturare e farsi a loro volta uccidere. Hanno un’età
compresa fra gli 8 e i 16 anni. Le varie associazioni umanitarie hanno
unito gli sforzi creando una Coalizione internazionale per fermare lo
scandalo dei child soldiers. La Coalizione ha presentato un rapporto
col quale dimostra, appunto, che in vari Paesi i bambini sono
attualmente impegnati in «zone di combattimento ».
I funzionari
di Amnesty International raccontano storie agghiaccianti, come quella
di Gaston, un ragazzo rapito in Congo quando aveva 11 anni e
trasformato in un killer. «La prima volta, per farmi superare la paura,
dovetti uccidere una persona. Una notte mi portarono qualcuno, mentre
ero di guardia. Era un bambino col volto coperto. Mi dissero che era un
ribelle, un nemico, e dovevo ucciderlo. Lo ammazzai col coltello. Mi
fecero bagnare col suo sangue. Quella notte non potei dormire».
Anche
Thomas fu rapito. Lo presero i guerriglieri a Goma, nel Congo, quando
aveva 13 anni, insieme col fratello di 8 anni mentre andavano a scuola.
Oggi Thomas ha le gambe paralizzate a causa delle percosse che gli
infliggevano. «Il comandante mi picchiava ogni mattina col calcio del
fucile sulla schiena perché non facevo gli esercizi correttamente. Vidi
altri due bambini morire in seguito alle bastonate. Li gettarono nelle
latrine».
La giunta militare al potere nel Myanmar (ex Birmania),
per controllare i numerosi movimenti di protesta ha gonfiato gli
organici dell’esercito: ha più di 450 mila uomini in divisa.
Secondo
Human Rights Watch, «almeno 70 mila sono bambini». Yan Paing Soe era
uno di loro. A Radio Free Asia ha raccontato che i soldati lo rapirono
all’uscita della scuola e per sette anni non ha più visto la famiglia.
«Nel Myanmar — si legge nel rapporto della Coalizione internazionale —
decine di minori sono impiegati in lunghe operazioni contro una vasta
gamma di gruppi antigovernativi».
Sono ben 63 i Paesi dove è
consentito l’arruolamento di volontari minori nelle forze armate. Ma in
genere i bambini non sono volontari. Spesso sono ragazzi di strada
convinti con la promessa di un tozzo di pane. Esiste anche una vera e
propria tratta dei minori, bambini rapiti e costretti a imbracciare un
fucile.
Nei conflitti tribali in alcuni Paesi africani, per
esempio in Mozambico, abbiamo casi di genitori uccisi allo scopo di
creare orfani che poi sono resi facilmente schiavi.
Negli anni
Novanta, prima dell’attacco alle Torri Gemelle, Osama bin Laden faceva
rapire bambini in Somalia per trasferirli in Afghanistan a combattere
al fianco dei talebani. Susan oggi ha 16 anni. Ne aveva 10 quando fu
catturata dai militari in Uganda insieme con altri bambini. Uno di loro
cercò di fuggire. Lo riacciuffarono e obbligarono Susan a ucciderlo.
«Mi puntarono il fucile alla testa. O gli sparavo, oppure mi
ammazzavano. Certe volte di notte lo sogno e mi sveglio gridando».
Alcuni bambini che hanno osato ribellarsi sono stati obbligati a
uccidere i genitori come punizione.
I capi militari sono felici
di avere nei ranghi bambini soldato, perché nel giro di poco tempo si
abbrutiscono e diventano docili, fedeli, pronti a eseguire qualsiasi
ordine. Gli affidano missioni rischiose, in prima linea, come nel 2006
nel Chad, dove schiere di bambini furono piazzati attorno alla
capitale, una prima barriera destinata a fronteggiare gli assalti dei
ribelli. Il film Blood Diamond, con Leonardo Di Caprio, racconta la
guerra in Sierra Leone in cui hanno combattuto migliaia di bambini. Nel
film il piccolo Dia subisce un lavaggio del cervello e diventa uno
spietato killer.
In Sudan i baby soldato sono attivi nella
sventurata area del Darfur. Nelle Filippine li impiegano contro i
rivoltosi. Nello Sri Lanka il governo chiude un occhio sul rapimento di
bambini che vengono inseriti nei reparti paramilitari. In Nigeria, in
Kenia e ad Haiti i bambini sono aggregati alle bande armate di
criminali che fanno lavori sporchi per conto di capi politici.
Terribile quello che capita alle bambine.
I
capi delle Farc, il gruppo armato rivoluzionario della Colombia, le
tengono per sé, sottoponendole a violenze sessuali. Natalia aveva 12
anni quando entrò nell’esercito del Congo. «Mi picchiarono e mi
violentarono ogni notte. A 14 anni ebbi un figlio senza neanche sapere
chi fosse il padre».
In Iraq e Afghanistan usano bambini
suicidi. Durante la guerra fra Iran e Iraq, la frontiera era cosparsa
di mine e l’esercito iraniano non poteva avanzare, allora l’ayatollah
Khomeini fece radunare centinaia di bambini e li mandò a correre
all’impazzata sui campi minati con al collo la sua foto, che doveva
essere il lasciapassare per il paradiso.
Qualcuno comincia a
pagare. Charles Taylor, ex presidente della Liberia, e Thomas Lubanga,
ex capo di una milizia in Congo, sono stati trascinati davanti al
Tribunale internazionale dell’Aia. Il primo è responsabile del
coinvolgimento nella guerra civile che ha insanguinato la Liberia di 20
mila bambini, molti dei quali sono stati poi inviati a combattere in
Costa d’Avorio. Quanto a Lubanga gli vengono attribuite atrocità
orribili contro i minori, omicidi, torture e violenze sessuali.