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27 Maggio 2005

La tentazione della Margherita: leader un uomo della Quercia

Autore: Umberto Rosso
Fonte: la Repubblica

ROMA – La tentazione della Margherita: una nuova leadership del centrosinistra ad un uomo della Quercia. Scelgano loro, i Ds, socio di maggioranza della coalizione, il nome. E i dielle sono pronti a sottoscrivere. E´ la via d´uscita che, in queste ore concitate, sembrano accarezzare al Nazareno per risolvere il braccio di ferro. Il ragionamento è: «Se i prodiani vanno via e spaccano il partito, il capo di una piccola fazione scissionista non può certo pretendere di guidare l´intera coalizione».

Avanti un altro, affiancato magari da un pontiere come Enrico Letta. E disposti i dielle a quel punto a sostenere un candidato della Quercia per riprendere e salvare il cammino della Federazione, sfasciato secondo loro dal Professore. Veltroni? Fassino? Molto più il primo che l´altro, a giudicare dall´attuale stato dei rapporti fra Rutelli e il segretario ds. Da un paio di giorni, gelido silenzio. Il presidente della Margherita si aspettava, dopo il burrascoso vertice della rottura, una chiamata dal leader ds.

Nessun chiarimento invece fra i due. Con un ulteriore difficoltà nelle relazioni. Se il segretario ds e la Quercia accettano l´Ulivetto, muore anche il ticket Prodi-Fassino. Il posto di vicepremier, nello schema della Margherita, non potrebbe a quel punto finire a Piero, che sta nella stessa lista con il Professore, ma al secondo partito della coalizione, la Margherita appunto.

Lo scenario per un dopo-Prodi comunque è abbozzato. Ma “passa” per una scissione che i fedelissimi del Professore, ieri prima riuniti a piazza Venezia e poi anche nell´ufficio di presidenza del partito, smentiscono. Assente Parisi, è toccato a Bordon provare a tenere testa alla maggioranza. Daremo battaglia per farvi cambiare idea sul listone, spiega il capogruppo al Senato, e dunque nessuna intenzione di abbandonare il campo. Il senso è: se siete capaci, cacciateci.

Cosa che naturalmente gli altri si guardano bene dal fare. Scissione? «L´unica scissione che vedo – dice Bordon – è quella fra la Margherita e le proprie origini». Marini però liquida la richiesta prodiana di riaprire la questione lista, «irricevibile», il partito va avanti per la strada tracciata, «e caro Willer per un rispetto reciproco vi chiediamo di non insistere oltre, la risposta non può che restare negativa».

De Mita invece perde un po´ la pazienza, e punzecchia il capogruppo ulivista: «Parliamo di cose serie». Replica: «Sto parlando di cose serie, Ciriaco». Comunque, l´ufficio di presidenza della Margherita ha deciso: nessun altro summit sulla faccenda. Passi avanti fra i duellanti zero, piuttosto prende a girare una voce maligna che accredita manovre scissioniste già in corso, a dispetto delle smentite ufficiali.

Al Senato, dove alcuni parlamentari di fede ulivista avrebbero già raccolto informazioni presso gli uffici su eventuali spazi e uffici disponibili ad ospitare un nuovo gruppo parlamentare. Come a dire: una decina di senatori in fuga dalla Margherita verso una neo formazione ulivista. Bordon cade dalle nuvole e nega tutto. Anche per la semplice ragione – fanno notare – che non avrebbero bisogno di andare in giro a controllare il numero di metri quadri. Controsospetto, allora: “disinformatia” sparsa ad arte per inguaiare i prodiani. Un segnale in più, in ogni caso, della situazione dei rapporti interni, con la tensione a mille.

E a poco pare sia servita la frenata di Prodi, che ha bloccato la manifestazione degli autoconvocati del 17 giugno. Reazioni assai scettiche al Nazareno («una finta frenata») se non proprio divertite: «Ma che pensiero gentile, dopo quel che è successo alla contestazione “spontanea” con pane e cicoria a Santi Apostoli». E a Parisi che invoca di fermare la bagarre prima di andare tutti a sbattere contro un muro, s´incarica di rispondere Beppe Fioroni, braccio destro di Marini: «Informo Arturo che già siamo andati a sbattere, per colpa loro. Ora si tratta di evitare che sopra ci passi anche un Tir. Cercasi qualcuno per fermare Attila».