15 Marzo 2006
La strategia dei sentimenti
Autore: Edmondo Berselli
Fonte: la Repubblica
È proprio vero che il Professore è un diesel, un motore lento a carburare. All´inizio del faccia a faccia Romano Prodi sembra impacciato, quasi alla ricerca delle parole, senza fluidità nella risposta.
Di fronte a lui, Silvio Berlusconi è il solito vortice di cifre, percentuali, numeri assoluti. Ma lentamente la situazione cambia. Prodi trova il ritmo. Individua una visione del paese. Riesce a descriverla. E a questo punto succede qualcosa di inedito.
Forse per la prima volta il premier è costretto a inseguire. È un cambiamento di situazione che si verifica impalpabilmente, come uno slittamento progressivo. Tuttavia dopo qualche minuto diventa plateale.
Perché Prodi probabilmente ha trovato una cifra nel suo discorso pubblico. È riuscito a trovare il bandolo della matassa, che era sfuggito all´Unione nella formulazione del programma: si rivolge al paese nel suo insieme e ritrova gli accenti che appartengono alla sua cultura.
Cattolica, solidarista, sociale. Comunica una concezione dell´Italia che è il contrario della conflittualità aspra che Berlusconi brandisce, del discorso prettamente ideologico e politicista su cui il capo di Forza Italia ha impostato la sua campagna.
Non sfugge a chi segue il confronto, questo duello caricatosi di eccezionalità, che Berlusconi non ha detto una parola sul suo programma. E che spesso Prodi ha buon gioco nel contestare il profluvio di numeri berlusconiani.
Non è un messaggio rivoluzionario. Prodi ovviamente non è un uomo nuovo. È un uomo della rassicurazione.
Punta tutto, anche una certa carica sentimentale, nel rivolgersi alla società italiana garantendo che il messaggio del 1996 è ancora attuale: l´Ulivo, «che dopo il 10 aprile sarà il maggiore gruppo parlamentare», e l´Unione nel suo complesso, propongono un progetto di rilancio e di modernizzazione del paese che accetta le mediazioni, e contempera il rispetto delle compatibilità e degli equilibri sociali.
È ancora attuale, questa impostazione di fondo? Risponde alle esigenze di un sistema economico penosamente fermo alla crescita zero?
Per ora si può solo dire che nel confronto di ieri sera il “modello Prodi” non ha avuto alternative, dato che Berlusconi, ingabbiato nei tempi, nell´impossibilità di tracimare, non è riuscito a dire una sola parola sul futuro.
Anzi, il passaggio a suo modo strategico, nella discussione, si è avuto quando Prodi ha censurato con durezza la fissazione berlusconiana sul passato e le recriminazioni sull´eredità ricevuta dai governi precedenti.
Si è avuta in quel momento la sensazione che il vigore polemico del Cavaliere fosse un esercizio sterile, una pratica rancorosa e autoassolutoria.
E che di converso le parole di Prodi sulla speranza, sul futuro, sulle nuove generazioni rappresentassero una novità addirittura spiazzante nella discussione.
Come gli capita in certi momenti fortunati, e come ci si era quasi dimenticati, Prodi è riuscito a trasformare le proprie caratteristiche, l´emilianità, l´accento popolare, il “soffiato”, e quindi perfino i suoi difetti, in una tonalità.
Forse in uno stile. Se è vero che le campagne elettorali si giocano anche e soprattutto sui sentimenti, Prodi è riuscito a suggerire l´idea che l´Italia ha bisogno di una concezione solidale, che richiami uno sforzo collettivo.
Mentre Berlusconi evoca continuamente una cultura dello scontro, indica i nemici, li stigmatizza, li etichetta, Prodi ha trovato le parole per invitare la società italiana, nel suo insieme, al rilancio.
Volontarismo? Buonismo? I suoi avversari lo criticheranno in questo senso. Ma di fronte all´intonazione rancorosa del premier, i buoni sentimenti di Prodi, anche l´evocazione della “felicità” possibile, sono apparsi con il profilo di un´alternativa reale.
Con il risultato che ieri sera si è assistito a un vistoso rovesciamento delle parti. Mentre l´uomo dei sogni si invischiava in un frullato di numeri, il terragno Prodi, l´economista, colui che godeva nel visitare le fabbriche, è riuscito a indicare una direzione, a evocare una prospettiva.
Non proprio un sogno, ma effettivamente una speranza. Fra i molti paradossi della politica italiana, non è insensato immaginare che questo duello abbia rivelato agli italiani che la partita delle elezioni politiche si giocherà fra chi pensa al passato, cercando soprattutto giustificazioni, e chi guarda, con i suoi buoni sentimenti, al futuro.