DOMANI a Milano il presidente del Consiglio incontra Roberto Formigoni, Filippo Penati e Letizia Moratti. Per parlare di Milano e del rapporto che questa fondamentale area del Paese ha con il governo nazionale e con il resto d’Italia. Per inaugurare, soprattutto, uno stile di dialogo istituzionale che parta da due premesse. La prima è la centralità della nuova questione settentrionale, fatta di mobilità impossibile, di occasioni perse, di competizione globale. Ma anche di troppe rendite utili solo a sopravvivere e di poche opportunità per i giovani che vogliono rischiare. Il Nord così bloccato su se stesso difficilmente potrà fare da locomotiva del Paese. Per questo c’è un interesse forte di tutti – quindi del governo – a far ripartire la crescita. A cominciare proprio dalle regioni settentrionali.
La seconda premessa è che abbiamo davanti un’occasione unica per l’Italia: tre anni senza elezioni di rilievo. I vari livelli istituzionali possono, cioè, concentrarsi su un lavoro di medio-lungo periodo, liberi da quello sguardo focalizzato sull’immediato che spesso contrasta con l’assunzione di decisioni delicate, in grado di protrarre i loro effetti nel tempo.
Il sistema della mobilità e dei trasporti nelle regioni settentrionali (come, peraltro, in molte altre parti d’Italia), ormai al collasso, è forse la priorità su cui i cittadini misureranno l’efficacia di questo dialogo. Più in generale, però, l’intento comune deve essere quello di mettere il potenziale del Nord nelle condizioni di esprimersi. Valorizzando l’esistente, ma guardando anche al futuro e fuori dai confini nazionali.
D’altronde, per progetti davvero ambiziosi nessuno dei singoli attori può essere protagonista isolato. Penso, ad esempio, all’idea di fondere le principali utilities del Nord. per costruire un grande protagonista del mercato continentale, sul modello di quanto fatto, con successo, in Germania. Realizzarlo è difficile, ma solo con il concorso di tutti sarà possibile. E tutti saranno protagonisti senza che nessuno possa mettere il timbro esclusivo su un’operazione che è davvero nell’interesse generale.
L’esemplare vicenda delle olimpiadi di Torino dimostra inoltre che, quando intorno a un’idea vincente si raccoglie il contributo dell’intera collettività, si possono conseguire risultati d’eccellenza, con ricadute positive in termini di sviluppo diffuso.
Il «Tavolo Milano» è un modo concreto di avvicinare le istituzioni ai problemi dei territori, riconoscendo alle città e ai territori stessi un ruolo decisivo per la competitività del sistema. Nei prossimi mesi prenderanno poi avvio apposite sedute di un Consiglio dei ministri itinerante che si riunirà in alcune delle più importanti città italiane.
Ma il «Tavolo Milano» è soprattutto uno strumento. Certo, importante e innovativo. Ma pur sempre una modalità di rapporto istituzionale. Ciò che conta è la volontà delle parti di dialogare e di arrivare a decisioni comuni. Ma soprattutto contano l’efficacia e la tempestività delle decisioni. Il Nord chiede alle istituzioni di «cambiare l’orologio», di considerare il fattore tempo centrale. Non possiamo più aspettare che i problemi si risolvano da sé. Non possiamo più permetterci di perdere tempo.