Si tratterà di primarie asimmetriche, perché
se non è la politica a plasmare i candidati, la competizione avviene tra figure
pubbliche differenti per qualità e specializzazione.
Naturalmente il confronto
più interessante avverrà fra l´ex prefetto Ferrante e il premio Nobel Dario Fo.
Perché Ferrante, scelto da Ds e Margherita, è il candidato di movimenti e gruppi
della società civile che hanno condiviso il suo impegno nelle emergenze urbane e
sociali.
Tuttavia, al di là delle
scelte dei partiti, può effettivamente colpire l´incapacità conclamata della
classe politica di selezionare un´élite di governo delle città. O meglio, più che incapacità la loro impossibilità tecnica.
Perché oggi le
forze politiche sono poco radicate nel territorio, non hanno strutture
operative, la loro iniziativa è mediocre, il sottogoverno esaurisce le loro
sporadiche energie. Definire tutto questo un male è un esercizio superfluo.
I partiti italiani
sono stati spazzati via dall´ondata di Tangentopoli, e poi da una mareggiata
populista ancora più insidiosa, interpretata da Silvio Berlusconi nel suo legame
carismatico con la “gente”. Ma anche se i vecchi partiti fossero sopravvissuti,
se avessero mantenuto almeno una quota della loro organizzazione, non è affatto
detto che avrebbero saputo scremare una nuova classe dirigente.
In Sicilia, le
primarie dovranno decidere fra il rettore dell´Università di Catania, Ferdinando
Latteri, e Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso dalla mafia nel 1992.
Secondo la Margherita, Latteri è «l´unico che può battere Totò Cuffaro», in un
tipico scontro fra detentori di potere; per i Ds e ampi settori dell´opinione
pubblica la figura simbolica della Borsellino costituisce una risposta più
adeguata alle richieste della società civile.
In aggiunta alle fragilità della
politica, si registra che sono falliti i tentativi di mediazione messi in campo
dai partiti, particolarmente dai Ds, per risolvere la questione siciliana, che
puntavano alla designazione di professionisti come Enzo Bianco o Sergio
Mattarella.
Di fronte alla contrapposizione che si stava delineando, Arturo
Parisi ha avuto buon gioco nel rafforzare la prospettiva delle primarie, fonte
di democratizzazione dal basso e in ogni caso bacino potenziale del partito
democratico.
Uno dei più noti politologi americani,
Fareed Zakaria spinge il suo scetticismo a sostenere che le primarie hanno
causato «la morte» dei partiti politici negli Stati Uniti: «I partiti esistono
per competere nelle elezioni e una delle decisioni più importanti che un partito
deve prendere riguarda proprio la scelta dei suoi candidati. Da quando questo
processo è stato sottratto al controllo dei partiti e affidato agli elettori, i
partiti sono diventati privi di sostanza».
E un giudizio con una sua logica, ma
applicato all´Italia non conduce in nessun luogo: oggi i partiti italiani fanno
un passo indietro perché non hanno la possibilità e la capacità di fare dei
passi avanti.
Si può deprecare che la politica sia tributaria
dell´extrapolitico (le professioni, i movimenti, il sistema mediatico), ma si
deve anche riconoscere che se a Milano o a Palermo venisse candidato un
dirigente di partito, molti giudicherebbero sfasata la scelta.
Si può anche
trovare bizzarro che l´Unione abbia attinto dalla sfera delle professionalità
televisive, portando in Europa Lilli Gruber e Michele Santoro, e deplorare che
quest´ultimo abbia abbandonato il suo mandato, ma non è possibile dis-inventare
la televisione e annullare il ruolo che ha assunto nell´arena politica.
Di fronte alla debolezza strutturale dei
partiti, la funzione dei protagonisti «prestati» alla politica può essere
semplicemente l´esercizio di una supplenza.
Oppure può rappresentare una delle
condizioni che favoriscono l´abbattimento alle barriere interne di una
coalizione, e dunque, per il centrosinistra, la nascita del partito democratico.
Succede talvolta che condizioni imposte dalla realtà di fatto diano luogo a
soluzioni originali. Personalità extrapolitiche, non di partito, svincolate da
lealtà militanti, possono allora dare una mano al completamento della
trasformazione politica del centrosinistra.
Non è un eccesso di ottimismo: a
pensarci, è un´occasione per fare di necessità virtù.