ROMA – I vescovi sono pronti a dare battaglia sulla procreazione. La maggioranza sta con Ruini e ha ben chiaro un concetto: da oggi fino al referendum ogni giorno sarà battaglia sull´astensione, esattamente come ha dettato a Bari il presidente della Cei. Con buona pace di quella pattuglia di vescovi che, come ha raccontato Repubblica venerdì 11, più o meno apertamente non sembrano disposti ad accettare senza battere ciglio l´invito alla diserzione.
In prima linea figure più e meno note. Monsignor Alessandro Maggiolini, arcivescovo di Como, annuncia deciso: «Io sto con il cardinale Ruini e basta. Il presidente della Cei ha pienamente ragione quando sostiene la necessità di astenersi per tenere in piedi una legge che, pur non essendo perfetta, è sempre una legge che mette dei paletti. Certamente – dice monsignor Maggiolini – favoriremo una serie di incontri con esperti per fornire elementi di giudizi più completi e mirati. Ma su questo fronte saranno soprattutto le associazioni laicali a muoversi». Aggiunge monsignor Alessandro Plotti, vescovo di Pisa e vice presidente della Cei: «Stiamo seguendo le indicazioni della Cei – spiega monsignor Plotti – non potrei fare altrimenti essendo vice presidente. Siamo, quindi per l´astensione, che però non è un modo per dire “tutti al mare”. Anche l´astensione è una espressione di voto referendario».
Ruiniani doc, vescovi dell´Italia profonda, organizzano convegni di studio, incontri con i preti, assemblee cittadine. Per esempio il vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo (Frosinone), monsignor Luca Brandolini, spiega che nella sua diocesi in vista del referendum sono stati varati una serie di «incontri preparatori, a marzo faremo un convegno su procreazione e bioetica, ma in materia referendaria non ci distaccheremo dalla posizione del cardinale Ruini: la sostanza è quella, cioè l´astensione, si tratta solo di calarla nella nostra realtà locale». «Io non do indicazioni di voto, ma quello che ha detto il cardinale Ruini è chiaro e puntuale. La Chiesa è sempre unita nella fedeltà a Cristo, nella morale e nella difesa della vita, fin dal concepimento», fa eco monsignor Alfonso Badini Confalonieri, vescovo di Susa (Torino).
Entusiasta monsignor Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto, che annuncia che «la posizione della Cei e del cardinale Ruini non può che essere anche mia. Il 24 febbraio prossimo faremo una grande assemblea per vedere il da farsi, ma non si potrà non tener conto delle indicazioni della Cei. Va comunque detto che la legge sulla procreazione non è una legge cattolica, è una brutta legge che però non ha alternative, soggetta quindi ad ulteriori miglioramenti parlamentari».
Ancora più netta l´adesione alla linea Ruini del vescovo di Matera, monsignor Salvator Ligorio: «La nostra Chiesa – scrive il presule in una lettera pastorale – fa propria l´indicazione che viene dai vescovi italiani, espressa dal cardinale Ruini a Bari… pertanto, per convinzione e per obbedienza anche l´indicazione della nostra Chiesa locale è per l´astensione dal voto, perché in questo modo si boccia non solo ogni peggioramento della legge 40/2004, ma anche lo stesso referendum su questa materia così complessa e delicata».
C´è chi non rinuncia a contestare duramente la stessa iniziativa dei referendari. E´ il caso del vescovo di Civitavecchia Girolamo Grillo, il presule che ha legittimato le lacrime della madonnina: «Ma perché fare un referendum su una materia, la procreazione assistita, tanto difficile e complicata da spiegare, senza un adeguato approfondimento?», si chiede: «prima di indire il voto sarebbero stati necessari almeno due anni di preparazione». Giusto non votare, «e non contro questo o quel partito e, tantomeno, contro i radicali. E´ un no ad un referendum che non andava fatto. Le uniche informazioni, confezionate in fretta e senza i dovuti approfondimenti, ci arrivano dai mass media, in particolare dalla tv, che però spesso e volentieri manipola i contenuti e l´elettore corre il rischio di presentarsi alle urne confuso e disinformato. Ecco perché è giusto l´invito all´astensione del cardinale Ruini».
Ragiona monsignor Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza- Muro Lucano- Marsico Nuovo: «Parleremo con i nostri parroci affinché tutte le problematiche legate a procreazione, bioetica, difesa della vita e aspetti antropologici siano conosciute meglio. Questo perché alla fine è in gioco, non il referendum, ma la vita e il valore dell´uomo». «Le direttive della Chiesa non sono capricci», avverte l´arcivescovo di Ventimiglia-San Remo, monsignor Giacomo Barabino. «Ma quando il cardinale Ruini, che è un mio superiore – tiene a puntualizzare il monsignore – interviene sulla tematica referendaria, non va dimenticato che lo fa prima di tutto per difendere la vita. E´ un fatto di coscienza che un cattolico, se si ritiene tale, non può non tenerne conto anche davanti alle urne». «E´ importante, prima di tutto, fare chiarezza sulla materia sotto tutti i punti di vista, morali, scientifici, bioetici, pastorali, e noi lo stiamo facendo con una serie di convegni – fa sapere il vescovo di Saluzzo (Cuneo), monsignor Diego Natale Bona. «Ma, poi, è altrettanto importante che al referendum è legittimo rispondere con l´astensione, oppure con un no. La risposta non può che essere questa, perché occorre far fronte ad una mentalità egoistica che sta minando la società a più livelli. Vedo che molti, specialmente tra i politici, si inchinano al Papa, ma poi dimenticano le sue parole, specialmente in materia di morale».
«E´ chiaro che occorre dire di no ad ogni tentativo di peggiorare questa legge, e forse anche per questo – sostiene monsignor Antonio Cantisani, arcivescovo emerito di Catanzaro, «è più efficace l´astensione come esorta il cardinale Ruini. Astenersi, poi, ad un referendum non è diseducativo, ma è una libera espressione democratica. L´importante è fare ragionare la gente su questi temi». «Certamente – conclude monsignor Armando Dini, arcivescovo di Campobasso – , questa legge, che non ci ha mai convinto del tutto, non essendo migliorabile, occorre che almeno rimanga così come è».