2222
7 Marzo 2007

La missione di un reporter

Autore: Ezio Mauro
Fonte: La Repubblica

Un giornalista prigioniero, al fronte, dov’è andato semplicemente perché così vogliono le leggi del suo mestiere: vedere, capire, decifrare e raccontare. Perché l’opinione pubblica possa conoscere e sapere, e dunque perché ognuno di noi possa prendere parte davvero alla vicenda pubblica, esercitando il suo diritto-dovere di cittadino informato, a partire da quel dato fondamentale di una democrazia che è la conoscenza dei fenomeni, l’intelligenza degli avvenimenti.

Questa è la ragione elementare – quasi un obbligo, per un reporter – che ha portato Daniele Mastrogiacomo a Kabul, come tante volte, e poi lo ha spinto fino a Kandahar, nel cuore del conflitto, per esplorare anche la realtà dei taliban dentro la crisi afgana: «Domattina avrei un incontro piuttosto delicato con quella gente – aveva spiegato a “Repubblica-tv” -: mentre viaggi in macchina arriva una telefonata che ti dice gira qui a destra. Così li vedrò». La telefonata questa volta ha innescato un agguato, lo stop era una trappola. Mastrogiacomo è adesso prigioniero di coloro che voleva indagare e raccontare ai lettori, a conferma di quanto abbiamo ripetuto più volte dopo l-11 settembre, e cioè che l’estremismo terroristico non distingue tra politiche, culture o professioni, perché precipita tutto, ragioni, identità e missioni nella categoria ideologica del nemico occidentale.

Davanti a un uomo inerme nelle mani dei guerriglieri, armato solo della sua penna e di un taccuino, sentiamo tutti ancora una volta – noi in più con l’angoscia per un amico – la sproporzione tra le contraddizioni della guerra e il destino di una persona. Nel ricatto di quel sequestro, c’è lo spazio intero della nostra libertà e della nostra sovranità, dunque dell’autonomia della politica occidentale e delle sue scelte. La politica deve fare di tutto, come sempre, per liberare l’ostaggio. Ma non deve strumentalizzare la vicenda, perché i giudizi sul caso afgano devono essere liberi da ogni costrizione, per essere responsabili.

Se fosse libero, così scriverebbe il nostro compagno di lavoro Daniele: fiducioso nelle ragioni e nella dignità del suo mestiere, che ha sempre sentito come un obbligo con le sue leggi, il semplice dovere di un reporter.