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19 Gennaio 2006

La guerriglia mediatica

Autore: Curzio Maltese
Fonte: la Repubblica
Qualcuno lo fermi. Qualcuno fermi l´alluvione radiotelevisiva di Silvio
Berlusconi, l´ingorgo di detti e contraddetti, la quotidiana persecuzione ai
danni dei cittadini spettatori, questo uso davvero criminoso dei media. Qualcuno
freni la discesa dell´Italia nelle classifiche della libertà d´informazione.
Eravamo già dietro il Botswana ma alla fine di una campagna elettorale segnata
dall´one man show del padrone rischiamo di avvicinare l´Iran. Si muovano oltre
al presidente della Repubblica, che l´ha fatto ieri, quello della commissione
parlamentare di vigilanza, gli altri leader, Amnesty International, i vigili del
fuoco.
Va bene anche un usciere Rai robusto, in grado d´interrompere lo svolazzare
del premier da uno studio all´altro, come una falena impazzita all´inseguimento
di tutte le luci rosse della diretta.
Soltanto ieri il presidente del consiglio ha occupato militarmente l´intero
palinsesto mattutino. Non pago di una lunga esternazione a Uno Mattina, con il
solito contraddittorio di sospiri d´approvazione, si è infilato subito negli
studi di Isoradio, sì, proprio quella del traffico. Da qui ha ammannito ad
automobilisti ignari, in attesa di notizie sul traffico, l´ennesimo comizio sui
vizi, gli errori, gli orrori e la corruzione dei suoi avversari. Perfino Claudio
Petruccioli, messo a malincuore dall´opposizione alla presidenza Rai, ha dovuto
ammettere che usare un canale di servizio a fini elettorali è una scorrettezza.
Per il resto, Petruccioli è convinto che la Rai stia assicurando un pluralismo
ottimo e abbondante. Come lui la pensano Bondi, Bonaiuti, il cuoco di Arcore e
nessun altro.
Il presidente della Repubblica, sempre così attento a non intervenire nel
gioco politico, ha lanciato ieri un appello accorato perché si tuteli il
pluralismo nella tv pubblica. Non si tratta di un monito generico, cadeva nel
pieno dell´offensiva mediatica del premier. Il presidente della Camera Casini ha
dovuto censurare la bulimia televisiva del suo premier, stavolta senza
rettificare un´ora più tardi che non si riferiva a Berlusconi. È evidente anche
agli alleati di governo il pericolo di questa dittatura personale del premier
sui mezzi di comunicazione.
Si tratta di una strategia eversiva nelle forme, nella sostanza e negli
scopi. Due volte eversiva. Non era mai accaduto che un premier in carica
abdicasse di fatto al proprio ruolo per lanciarsi in una campagna elettorale
così estremista e irresponsabile, all´insegna di un disperato “aut caesat aut
nihil”. Ci sono state, è vero, campagne dai toni durissimi. L´ultima, per
esempio, quella delle elezioni americane. Ma George W. Bush, che pure ha scelto
la strada del corpo a corpo con lo sfidante Kerry, non è mai «uscito dal
palazzo». Berlusconi si è lasciato alle spalle il governo, l´alleanza, e si è
lanciato in una guerriglia mediatica senza precedenti. Non parla più di quanto
ha fatto o non fatto nei cinque anni a Palazzo Chigi. La sede è vacante, il
palazzo del potere è vuoto. L´inquilino si è trasferito con la sua corte nel
palazzo dei media e da qui, sfruttando il potere personale e proprietario,
scaglia da tutti i canali e a ogni ora del giorno accuse infamanti
all´avversario.
L´opposizione sbaglia se crede di potersi difendere da questo bombardamento
di fango con i normali strumenti della contesa politica. Il Fassino visto
l´altra sera da Vespa, per esempio, poteva apparire anche convincente e sincero
nella difesa dell´onore suo e del partito. Ma nel contesto, direbbe Sciascia,
l´autodifesa più o meno brillante di questo o quel leader non conta nulla.
Nell´impianto accusatorio di questo processo quotidiano che si svolge sui media
controllati dal premier, all´opposizione tocca in ogni caso il banco
dell´imputato.

La circostanza che i panni del pm siano indossati dal mandante di
Previti e Dell´Utri aumenta il grottesco ma non limita il pericolo. Fosse almeno
un processo vero, si potrebbe confutarne le prove. Ma è un processo virtuale,
senza regole né tutele. Berlusconi non ha prove, altrimenti le avrebbe già usate
davanti ai magistrati. Quello che il premier sta cercando di fare è di costruire
un romanzo criminale sulla sinistra, una fiction intitolata “tangenti rosse”, da
vendere al grande pubblico con le tecniche del marketing, la pubblicità
martellante, una sapiente regia dei palinsesti. Il cliente di questa fiction è
il terzo di elettori indecisi, poco interessati alla politica. Un segmento di
mercato elettorale decisivo che coincide con l´audience di massa. Il gioco è
sporco, molto sporco. Ma purtroppo è anche efficace. Qualcuno lo fermi.