2222
28 Novembre 2006

La Finanziaria dopo l’assalto alla diligenza

Autore: Tito Boeri e Pietro Garibaldi
Fonte: lavoce.info
Sono passati due mesi dal varo della Finanziaria da parte del governo. Nel frattempo c´è stato, come previsto, l´assalto alla diligenza. Dopo l´approvazione in prima lettura della Camera e il voto del Senato sul decreto fiscale è il momento di fare il punto sulla composizione della manovra.
A settembre avevamo scritto che il rientro dal disavanzo eccessivo avveniva quasi solo sul lato delle entrate. Adesso l´aggiustamento è basato solo sulle tasse. E la spesa non si riduce: anzi aumenterà fino a quasi 7 miliardi rispetto allo scenario a bocce ferme. Significa che il prelievo dovrà aumentare di più di quanto richiesto per rispettare gli impegni presi in Europa. Un “di più” necessario a coprire le maggiori spese previste dalla manovra. Tutto il contrario di ciò che serviva al paese.
Ma come si può arrivare fino a 6,8 miliardi di spese aggiuntive? La Finanziaria prevede un incremento della spesa di 870 milioni. A questo vanno aggiunti i vari ticket sanitari contemplati dalla manovra (1,2 miliardi). Sebbene una discutibile convenzione contabile li classifichi come riduzioni di spesa, il ticket viene pagato dai cittadini ed è assimilabile a una maggior spesa finanziata da maggiori prelievi contributivi. Inoltre, il patto di stabilità interno impone agli enti locali, non in grado di ridurre le spese, di ricorrere alle addizionali Irpef locali. In questo caso il prelievo potrebbe aumentare di altri 3,2 miliardi. Infine, bisogna tenere conto dell´accordo raggiunto sul rinnovo del contratto del pubblico impiego, scaduto ormai da dieci mesi. Questo accordo contempla incrementi salariali per circa 3 miliardi a regime. È stato presentato dal sindacato come esigibile da subito. Ma le stime del Governo prevedono che le risorse per il contratto siano a disposizione solo nel 2008, ed esigibili solo da allora. A chi credere? Nel dubbio preferiamo iscrivere almeno la metà degli incrementi previsti a regime nel bilancio 2007.
Sono ora al vaglio dell´esecutivo altri 50 emendamenti per circa 500 milioni di euro. Almeno la metà di questi ritocchi contempla una crescita delle spese (soprattutto quelli su “Mezzogiorno e sicurezza” e “scuola e ricerca”). Il conto potrebbe quindi salire nel corso del secondo passaggio parlamentare.
L´economia italiana è malata. Questa Finanziaria doveva dettare l´agenda per rilanciarla, riportando al contempo il deficit sotto il 3 per cento, come richiesto dagli impegni con Bruxelles. La manovra dovrebbe permetterci di centrare questo secondo obiettivo, ma solo attraverso l´incremento della pressione fiscale, che potrebbe aumentare fino al 42,2 per cento dal 41,4 del 2006, un anno di entrate boom, e dal 40,6 nel 2005. Nella gestione della spesa non si nota discontinuità alcuna con la politica di bilancio della passata legislatura che ci ha portato al disavanzo eccessivo. Dato che non si affronta il problema alla radice, è probabile che nuovi aumenti di spesa seguiranno agli aumenti di tasse secondo il noto meccanismo di tax push.
La spesa aumenta non solo perché non si interviene nel pubblico impiego, ma anche perché si concede un incremento di almeno il 5% delle retribuzioni, il doppio rispetto al settore privato. Non si interviene sulla spesa pensionistica, mentre si spostano accantonamenti per il Tfr all´Inps, un´operazione che non può che avere effetti una-tantum sulle entrate (sfruttando i primi sei mesi in cui il lavoratore deve decidere), ma che rischia di avere effetti permanenti nell´ostacolare il decollo della previdenza integrativa.
Il forte incremento della pressione fiscale (+1,6% in due anni) rischia di strangolare la fragile crescita in atto (che comunque ci vede in ritardo rispetto al resto dell´Europa). L´unica discontinuità con la legislatura appena conclusa è che, questa volta, assieme alle spese, aumenteranno anche le tasse.