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15 Marzo 2005

La dittatura del premier

Autore: Giovanni Sartori
Fonte: Corriere della Sera

Finora Prodi si è dovuto preoccupare, più che di altro, delle beghe interne della sua Unione.
L’altro giorno ha fatto il suo primo affondo da leader dell’opposizione su un problema di sostanza, e anche di grande importanza, attaccando frontalmente il progetto di « nuovo Stato » . Ha detto che quel progetto « sta creando le premesse per una moderna e pericolosissima dittatura di maggioranza, e anzi del primo ministro stesso » , e quindi che prefigura una « dittatura del premier » .
Si può controbattere che non è così, o comunque che Prodi esagera.
Ma non è decoroso controbattere che si tratta di una « freddura » ( Berlusconi), o che Prodi « non ha il senso del ridicolo » ( Fini). E nemmeno ha molto senso, ritengo, agitare in ogni occasione, inclusa questa, la oramai ultralogora bandiera dello « spirito bipartisan » che viene violato e del terribile conseguente pericolo che il Paese si spacchi. Ogni tanto le democrazie si dividono profondamente. Non ne consegue che siano a rischio di guerra civile. Ogni tanto succede, ma poi non succede niente di terribile.
Anzi.
Al qual proposito devo ricordare che le oscillazioni del « bipartisanismo » sono davvero curiose. Oggi viene largamente esaltato e invocato.
Ma ai tempi della Bicamerale, quando D’Alema cercò un consenso di riforma costituzionale trasversale tra maggioranza e opposizione, quel suo tentativo fu largamente bollato di « inciucio » . Invece ora l’incontro a mezza strada tra contendenti, e quindi anche il « compromesso istituzionale » , sono sempre cose belle e doverose. Il che mi sembra un passaggio da stupidata a stupidata.
In certi casi la sintesi, la composizione tra due tesi diverse e financo opposte, è possibile. Quando una cavalla si accoppia con un asino, ne esce un mulo. Ma in altri casi non ha senso, non è possibile. Se cerchiamo di accoppiare un cane con un gatto, è impossibile che ne esca un « can gatto » .
Sul premierato è la stessa cosa: o il premier è insediato da una elezione popolare diretta, oppure no. Non può essere eletto direttamente a metà, oppure una volta sì e una volta no. Un premierato « can gatto » non esiste.
Torniamo alla domanda: Prodi ha esagerato? Se lo ha fatto si deve tener presente che la partita dovrà essere decisa da un referendum, e che nei referendum, non si può sottilizzare più di tanto.
D’altra parte la dizione di « tirannide della maggioranza » è una dizione acquisita nella teoria della politica.
È vero che Tocqueville e John Stuart Mill l’hanno usata in un significato che non è quello inteso da Prodi, e cioè nel significato di una tirannide della maggioranza che soffoca il pensiero ( e dunque in un senso che si applica a pennello alla scandalosa legge Gasparri sulla berlusconizzazione dell’etere: una legge che davvero merita un ulteriore siluro). Ma i costituenti americani di Filadelfia già parlavano di « dispotismo elettivo » , e quindi di una tirannide della maggioranza in un significato costituzionale affine a quello di Prodi.
Resta da stabilire se la diagnosi di Prodi sia vera o sbagliata. E qui il punto è che le spalle di Prodi sono largamente coperte da una larghissima maggioranza « critica » di una sessantina dei nostri maggiori costituzionalisti ( vedi il volume curato da Franco Bassanini: Costituzione, Una riforma sbagliata » ) mentre alle spalle della Berlusconi Bossi c’è soltanto il vuoto, soltanto l’applauso di pochi costituzionalisti finti o di seconda fila. Berlusconi è capace di assemblare una sessantina di esperti di prestigio che lo applaudono? Se no, allora deve essere vero che il suo nuovo Stato è il frutto di un « dispotismo elettivo » pilotato da una dittatura del premier. Attenzione: del premier . Il che è diverso dal dire: dittatura di un dittatore.