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30 Marzo 2005

L´Italia che dimentica

Autore: Curzio Maltese
Fonte: la Repubblica

«Perchè non avrei dovuto invitarli? Ai giovani dobbiamo sempre porre come esempio Costantino e i ragazzi del Grande Fratello?». Con questa stupefacente motivazione, Scelli aveva organizzato a Firenze l´incontro fra Berlusconi e i due fascisti pluriomicidi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, davanti a una platea di giovani berluscones. Alla fine, l´idea di una pubblica stretta di mano fra il premier e gli autori della strage di Bologna è parsa troppo indecente anche alla destra. Sia pure fra mugugni e demenziali recriminazioni di Forza Italia («E allora i no global in corteo con la sinistra»), l´evento è stato annullato. A fare da esempio ai giovani di Scelli, che da commissario della Croce Rossa ha deciso di correre in soccorso all´uomo più potente d´Italia con un nuovo movimento, ci sarà il solo Berlusconi.


Mambro e Fioravanti sono stati «pregati di rinviare l´incontro» per la protesta dell´associazione parenti delle vittime, che ha già dovuto sopportare la recente liberazione dei due stragisti neri.
Il convegno preelettorale Berlusconi-Nar dunque non si farà ma lo scandalo rimane. Almeno per l´opinione pubblica democratica. Non certo per la stampa e le tv di regime che hanno nascosto la notizia. Pronti a crocifiggere Prodi e Fassino come «amici dei terroristi» se annunciano una marcia per la pace con un milione di persone e trecento disobbedienti. E invece quanto cauti, tolleranti alla notizia di un incontro di persona fra Berlusconi e il killer Fioravanti.
Già il solo fatto che si sia potuto pensare e organizzare un simile incontro è grave. Ancora più deprimenti sono le possibili ragioni. A tre giorni dal voto, in pieno rush finale e dopo i veleni del caso Mussolini, il buon Scelli avrà pensato di fare un favore al suo leader facendogli incontrare due idoli dell´estremismo di destra. È la tesi dei parenti delle vittime, che hanno parlato di «sfruttamento della popolarità criminal-mediatica».
La frase può sembrare esagerata o dettata da un comprensibile dolore ma in realtà fotografa alla lettera la paradossale realtà. Nell´Italia smemorata gli autori della strage di Bologna sono diventati celebrità mediatiche, con tanto di servizi di genere idilliaco-familiare su Sorrisi e Canzoni, siti di riabilitazione su Internet e lungo carnet di conferenze e interviste, come del resto capita anche agli assassini brigatisti.
Con molta confusione mentale, qualcuno li ha descritti come i “Bonnie and Clide all´italiana” e l´associazione delle vittime ha dovuto battersi negli ultimi mesi per impedire che sulla coppia venisse girato un film criminal-sentimentale, già avviato e con un cast di richiamo. Esiste anche un´associazione molto trasversale, com´è di moda, che si batte per l´innocenza di Mambro e Fioravanti dall´accusa di strage, nonostante le sentenze definitive.
Al Rotary per la minimizzazione delle stragi s´è iscritto ieri di fatto anche Fausto Bertinotti, che a una domanda sulla polemica di giornata ha risposto: «Non me la sento d´infierire su di loro soltanto perché appartengono al campo avverso». Quasi fosse una questione di fair play. L´idea che la colpa di Mambro e Fioravanti non sia tanto l´essere di destra ma l´aver massacrato un centinaio di persone non deve aver sfiorato neppure il leader di Rifondazione.
A ben pensarci è pure curioso che nella furia della campagna elettorale l´Unità si sia inventata un padre torturatore di Storace ma nessuno da anni ricordi l´amicizia di molti dirigenti di An con terroristi. Non un “album di famiglia” ideologico in comune ma proprio la condivisione, la militanza a contatto di gomito. Eppure Giusva lo ripete in ogni intervista, e sono tante: «Storace Bontempo Camerati di tante battaglie».
Perché voler inchiodare un politico al passato di suo padre, per giunta di fantasia, quando basterebbe chiedergli ragione di che cosa ha fatto ieri o di chi ha deciso d´incontrare domani