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14 Settembre 2005

Il Vaticano e i Pacs, un anatema fuori tempo

Autore: Giovanni Valentini
Fonte: la Repubblica

È un´accusa tanto ingiusta quanto illegittima quella che il Vaticano, prima
dalle colonne dell´Osservatore Romano e poi attraverso l´agenzia della
Conferenza episcopale, rivolge a Romano Prodi sul riconoscimento delle coppie di
fatto. Non è fondata né sulla sostanza né sulla forma della proposta lanciata
dal Professore, in linea peraltro con la regolamentazione già applicata nel
resto d´Europa. Ma soprattutto non corrisponde al senso di tolleranza civile e
di solidarietà che oggettivamente l´ispira, al di là di qualsiasi intenzione
effettiva.

Può anche darsi che Prodi – come insinua con un eccesso di spregiudicatezza
il giornale della Santa Sede – abbia proposto strumentalmente di riconoscere i
diritti delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali, per raccogliere voti
in vista delle elezioni. A parte la considerazione che questo – da una parte e
dall´altra – è da sempre il mestiere dei politici, non risulta che i leader del
centrodestra agiscano diversamente: a cominciare da quelli più cari alla
gerarchia ecclesiastica che spesso praticano la “doppia morale”, nella vita
pubblica e in quella privata. Ma non spetta comunque al Vaticano intervenire
direttamente nelle vicende politiche italiane, tanto meno nella prospettiva di
una campagna elettorale virtualmente già aperta, con il rischio di schierarsi,
di sbilanciare il confronto a favore di una delle due parti e quindi di influire
dall´esterno sull´esito della competizione.

È del tutto arbitrario, poi, attribuire all´apertura di Prodi la
responsabilità morale di “lacerare le famiglie”. I patti di convivenza e di
solidarietà, sul modello già adottato in Francia, non hanno nulla a che fare con
il matrimonio. Al contrario, tendono proprio a regolare i rapporti giuridici e
sociali delle coppie che non hanno (e nella maggior parte dei casi non avranno
mai) un vincolo formale: dalla casa alla reversibilità della pensione,
dall´assistenza sanitaria fino alla sepoltura. E insieme agli omosessuali, a cui
si deve in ogni caso tutto il rispetto che merita ogni essere umano, si può
trattare di unioni tra un uomo e una donna felicemente non sposati; tra fratelli
o sorelle che scelgono di vivere sotto uno stesso tetto; tra due persone
anziane, di sesso uguale o diverso, che decidono di invecchiare insieme; o
magari anche di un nonno o una nonna che per una qualsiasi ragione, di affetto,
di convenienza o di necessità, vogliono condividere gli ultimi anni della
propria esistenza con un nipote.

Non è questa la “lacerazione” delle famiglie: sono piuttosto le
separazioni, le convivenze o i doppi matrimoni di tanti che si professano
cattolici osservanti, sul palcoscenico della politica nazionale o dello star
system, a dare l´esempio peggiore e a provocare i guasti più gravi. Le coppie di
fatto, anche quelle omosessuali, rappresentano un ampliamento di un´esperienza
fondamentale della vita sociale; un´integrazione o un arricchimento sotto altra
forma di quel rapporto fra due persone che, per la stessa Chiesa, sono già
sufficienti a costituire una famiglia, sia pure in assenza di figli. E per
quanto riguarda più specificamente i gay, a differenza di Zapatero nella
cattolicissima Spagna, Prodi ha già escluso in modo esplicito l´ipotesi del
matrimonio e di conseguenza l´inaccettabile corollario dell´adozione che ne
discende: ed è particolarmente apprezzabile che in questa circostanza un uomo di
destra come il vicepremier, Gianfranco Fini, abbia sentito la necessità di
intervenire per respingere ogni discriminazione.

L´anatema del Vaticano non ha dunque ragione di esistere. È fuori luogo e
fuori tempo. Paradossalmente, sarebbe una condanna contro la vita, contro i
valori della convivenza e della solidarietà. La difesa legittima dell´istituto
matrimoniale, riconosciuto dalla Costituzione e dalla legge italiana, non può
trasformarsi nella pretesa illegittima di disconoscere i diritti altrui in
funzione della dottrina.
Da “catto-laico”, come possiamo definirlo, il Professore s´è opportunamente
attestato sulla linea del presidente Ciampi e del suo recente discorso davanti
al Papa, durante la visita di Ratzinger al Quirinale. Quella fu una grande e
nobile lezione di laicità, da parte di un credente che al vertice della
Repubblica è stato sempre attento a non confondere gli interessi di uno Stato
libero con le ragioni della fede. Altrettanto si deve chiedere a una libera
Chiesa, nel rispetto di tutti i cittadini: laici, cattolici o di qualsiasi altro
credo religioso.