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6 Aprile 2005

Il terremoto in casa azzurra

Autore: Ilvo Diamanti
Fonte: la Repubblica

STA cambiando geografia politica, l´Italia. L´atlante che si era delineato all´indomani della prima Repubblica, dopo il voto regionale, appare quasi irriconoscibile. Come un “terremoto”, che scuote i legami fra territorio e politica: i più profondi e i più solidi; ma, soprattutto, i più recenti.
La mappa geopolitica dell´Italia, dopo dieci anni di transizione, appariva articolata in “quattro Italie”.

1. L´Italia rosa: coincide con le regioni dell´Italia centrale (Toscana, Umbria, le province più a Nord delle Marche, la Liguria orientale oltre all´Emilia Romagna).
A cui si sono aggiunte, nell´ultimo decennio, alcune province del centrosud: della Calabria, della Sardegna e, soprattutto, la Basilicata. Testimonia la continuità di un rapporto fra società, identità e politica che ha radici profonde e durature (il “cuore rosso” del paese, efficacemente raccontato da Ramella, in un recente saggio pubblicato da Donzelli).

2. L´Italia verde: il Nordest e le province pedemontane della Lombardia. L´Italia della piccola impresa, la zona “bianca”, che un tempo votava per la Dc, e, a partire dagli anni ´80, ha espresso la “rivolta” del Nord. L´Italia che, da vent´anni, vota per la Lega “contro” lo Stato centrale e il sistema nazionale dei partiti.

3. L´Italia “grigia”: orientata verso An, ma anche verso i partiti neodc (ultimo, l´Udc); mutuandone il retroterra postfascista, ma andando ben oltre. Comprende le province centromeridionali, che da Roma corrono fino alla Puglia, attraversando le Marche, l´Abruzzo e il Molise.

4. Infine l´Italia azzurra. La nuova Italia e l´Italia del nuovo. L´unico soggetto politico con una geografia “nazionale”. Nel Nord: parte da Milano e raggiunge la Liguria occidentale. Nel centrosud: le province della costa tirrenica, che corrono fra Lazio e Campania. E soprattutto le isole: la Sicilia, tutta; le province più a Sud della Sardegna.

Un arcipelago di isole, che riassume interessi, valori, orientamenti sociali differenti. E divergenti. Eppure, proprio questa struttura frammentata ha permesso a FI di fungere da network per le altre Italie di destra.

Quella verde, del Nord, che rivendica liberismo e federalismo; quella grigia, del centrosud, che chiede intervento pubblico e protezione sociale. L´Italia che vorrebbe minimizzare lo Stato, se non allontanarsi da esso. E quella che, invece, lo vorrebbe sempre accanto, a garantire lavoro e assistenza.

L´Italia azzurra, a sua volta diversificata, frammentata, per geografia e identità. Tenuta insieme dal riferimento comune al leader. A Berlusconi. Che le permette di apparire “una” e “coerente”, anche se è “molte” e “distinte”.

Ebbene, questa mappa politica, dopo il voto regionale, non la riconosciamo più. E non basta sottolineare la specificità di questo tipo di elezioni. Né osservare che FI è un partito che dà il meglio alle elezioni politiche nazionali, quando entra in gioco la figura del Capo.

Quando fa davvero da network e nazionalizza le molteplici diversità locali che sottende. Perché, fra il 1999 e il 2001, FI aveva ridotto la differenza di rendimento fra un´elezione e l´altra. Raggiungendo il 25 alle europee, il 26 alle elezioni regionali e il 29 alle politiche.

Come la marea, aveva ricoperto l´Italia, guidando la navigazione degli altri vascelli del centrodestra. Perché il centrodestra – questo è il suo problema – fino ad oggi è riuscito a vincere solo quando la marcia di FI è risultata trionfale. Il successo della coalizione, in altri termini, riflette quello di FI.

Mentre quando FI entra in crisi, il centrodestra perde, anche se i suoi alleati ottengono buoni risultati. Come nelle elezioni amministrative, regionali ed europee degli anni scorsi. Come in questa occasione.

A livello nazionale, la CdL ha perso il 7 dei voti, rispetto al 2000, così come Forza Italia (anche a causa delle liste personali, in Puglia e Liguria). Su base territoriale: nel Nord la CdL ha perso il 7, FI l´8; nel Centro: la CdL – 6 e FI -3; nel Mezzogiorno, la CdL -7 e FI -8.

Non la riconosciamo più, la geografia italiana. La zona “rosa”: si è dilatata. Il centrosinistra ha vinto superando il 60 dei voti validi in 4 Regioni. Alle tradizionali roccaforti, costituite da Emilia Romagna, Umbria e Toscana (considerando anche Rifondazione), si è aggiunta la Campania.

Ma ha conseguito più del 57 anche nelle Marche, in Abruzzo e in Calabria. È probabile, inoltre, che ottenga una performance significativa anche in Basilicata, dove si voterà fra dieci giorni.

Così, ci troviamo di fronte a un´Italia centromeridionale governata dal centrosinistra, sulla base di un consenso nettamente maggioritario. Il che conterà molto, in vista delle prossime competizioni elettorali. Perché le regioni gestiscono risorse, servizi. E i governatori conquistano visibilità crescente.

L´Italia grigia si è scolorita. Resta un terreno aperto e competitivo, dal punto di vista elettorale. Ma ora a guidarla è il centrosinistra. Il che è grave, per An, che nel Lazio aveva la vetrina, ma anche la “patria politica”.

Infine la zona azzurra, Non c´è più. Scomparsa. Nel Nord, la CdL ha perso il governo del Friuli-Venezia Giulia, due anni fa. Oggi la Liguria e soprattutto il Piemonte. Nelle altre regioni e province autonome non ha mai governato. Per cui si trova confinata nella ricca e sviluppata Repubblica del Lombardo-Veneto.

La culla dell´autonomismo leghista e del soggetto politico azzurro; dove coabitano, a poca distanza uno dall´altro, Berlusconi, Bossi, Tremonti e Calderoli. Il che spiega una parte, almeno, dei problemi incontrati dal centrodestra, in questa occasione.

La fine della coesistenza. Della coabitazione. Che riflette la fine della zona azzurra. I sentimenti e gli interessi del centrosud in collisione con quelli del Nord padano e di Milano. La società del Mezzogiorno rancorosa e risentita contro la “capitale” della Repubblica azzurra; che sta a Milano. Intimorita dalla devolution, al di là di ogni spiegazione.

Diffidente nei confronti del ruolo assunto dalla Lega antiromana. E indisponibile ad accettare la ristrutturazione dei servizi sociosanitari. Decisa a gridare forte il suo malessere per il costo della vita e dei servizi.

Non a caso i “transumanti” (secondo la definizione di Pagnoncelli) che dal centrodestra passano al centrosinistra (secondo l´Ipsos) provengono prevalentemente dai ceti più vulnerabili e insicuri: le casalinghe e i pensionati.

Hanno deciso di votare per il centrosinistra, stavolta, non tanto e non solo contro i governatori del centrodestra, ma contro il governo arroccato nel Lombardo-Veneto. E contro il cavaliere azzurro, che li ha illusi e poi delusi.


Il che suggerisce alcune osservazioni, per ridisegnare le mappe e la bussola della politica del nostro tempo.
1. Questo terremoto scuote le basi della solidarietà del centrodestra. Le fondamenta della CdL. Del partito che la rende possibile. Del leader che la guida. Come si era intuito un anno fa, dopo il voto europeo. Il modello Berlusconi: imperniato sulla centralità del leader e sull´asse del Nord, sul partito leggero e sul marketing mediatico. Non funziona più. Ma non è detto che il centrodestra ne possa fare a meno, nel prossimo futuro. Perché è difficile, per gli inquilini della CdL, riuscir, altrimenti, a coabitare. E a vincere.

2. Più in generale, questo risultato dimostra che l´era della “grande glaciazione” che aveva caratterizzato le scelte elettorali nella prima Repubblica – e che Berlusconi era riuscito a riprodurre e a riaffermare – sta finendo. Si è aperta una nuova fase di “scongelamento” delle fedeltà politiche che rende possibile la mobilità elettorale. Non solo attraverso il passaggio dall´astensione al voto, ma anche attraverso lo scavalcamento da uno schieramento all´altro. Com´è avvenuto in questa consultazione, caratterizzata da flussi elettorali da destra a sinistra, che hanno interessato FI, ma anche altri partiti (i neodemocristiani), soprattutto nel Mezzogiorno. È una tendenza che riflette il declino di pregiudizi vecchi e nuovi. Ben riassunti dall´elezione di Vendola, neopresidente della Puglia. Omosessuale e comunista. Non ha spaventato gli elettori “moderati” e disincantati. Che forse lo hanno votato anche per questo. Perché la sua identità politica e personale ha permesso di marcare meglio la voglia di distacco e di protesta.

3. Il centrosinistra fa, quindi, bene a festeggiare. Ha ottenuto un successo inatteso, per ampiezza e proporzioni. Ma sbaglierebbe a “montarsi la testa”. A considerare queste mappe parte di un nuovo Atlante politico, destinato a durare per decenni. A considerare acquisiti i confini della nuova Italia rosa. Non è così. Dopo la grande glaciazione, dopo il terremoto elettorale del 3 aprile del 2005, il paesaggio politico del paese resta instabile. Tutto da ridisegnare.