ROMA – Da una parte, nel quartier generale del Professore: «Io all’Ulivo non rinuncio, statene certi». E’ quel che Prodi, per tutto il pomeriggio, ripete alla processione di fedelissimi che sale le scale di Santi Apostoli per recarsi a consulto dal leader. Poco lontano, stato maggiore della Margherita: «Il nostro no al listone resta fermo. E poi vedrete – si spinge a profetizzare Franco Marini – fra non molto, diciamo entro luglio, i prodiani finiranno per ringraziarci».
Vigilia agitata, l’un contro l’altro armati, veleni e rancori. Il sospetto dei rutelliani che gli sms per gli autoconvocati, oggi sotto le finestre del vertice, in realtà partano proprio da piazza Santi Apostoli. E la minaccia di una lista nel nome del Professore che continua a girare, con tanto di sondaggi: andasse da solo, il leader – secondo quel che risulta alla Velina rossa – porterebbe a casa addirittura qualcosa come il 10-15 quindici per cento, a spese della Margherita.
Come dire: è anche guerra di nervi, e nessuno dei duellanti sembra intenzionato a mollare. Eppure, forse, qualche spiraglio di trattativa si apre per evitare una clamorosa spaccatura nel vertice Fed di oggi. Una mediazione sul filo fra prodiani e rutelliani, con i ds in prima fila, visto che sotto la Quercia sta prendendo corpo una realistica constatazione: alla fine, caduta l’ipotesi della lista «con chi ci sta ci sta» – che appare sgradita allo stesso Prodi che finirebbe ospite sotto l’ombrello diessino – non si profilano soluzioni indolori.
Dunque, punto primo, ricucire lo strappo nei dielle. Come? Il terreno della pax dovrebbe essere quello del rilancio della Federazione ulivista. Accompagnato da una serie di garanzie al Professore per non disperdere comunque l’unità elettorale della coalizione. Per esempio: il ramoscello dell’Ulivo accanto al simbolo dei partiti, nel proporzionale. Ancora.
Rimettere in pista le primarie, legando magari programma e premiership, con una chiamata a raccolta del popolo ulivista. I margini per l’intesa restano però stretti, e difficilmente dal vertice uscirà una soluzione già confezionata: sarà, semmai, una ricucitura in progress.
E il Professore in prima battuta, come ha spiegato ai suoi, nell’ufficio di presidenza di oggi lancerà un pressing per convincere Rutelli e soci al passo indietro. La lista unica va fatta, l’Ulivo non può scomparire. Un’offensiva tuttavia senza toni ultimativi, come hanno intuito i leader che in queste ore hanno parlato con il Professore, che insomma non avrebbe alcuna intenzione di «scatenare una guerra di religione», di spingere per «arrivare allo show down», ma piuttosto di avviare una vera e propria campagna per riuscire a far vincere la sua linea, da qui alla fine dell’estate.
Tanto che nei prossimi giorni il Professore avrebbe intenzione di concedersi una breve vacanza insieme alla moglie Flavia. E in questa chiave “lunga” andrebbero perciò letti i tentativi di mediazione. Che, nella strategia prodiana, potrebbero in ogni caso entrare in scena dopo aver “stanato” i rutelliani. Dopo averli costretto insomma a rifiutare l’offerta di riaprire la discussione sul listone nel proporzionale.
Foglioline d’Ulivo per lenire lo smacco del mancato cartello unitario? Messa così al momento al Professore l’ipotesi non va, «non sono il gestore, il coordinatore, io sono il leader della coalizione». Ma per il confronto ci sarà tempo.