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21 Giugno 2005

Il Professore leader “blindato” ma sotto il patto nessuna firma

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica
ROMA – Via l´Ulivo, adesso
l´obbiettivo sono le primarie e il patto di legislatura. «Il Paese è
allo sbando – è stato l´esordio di Romano Prodi al primo vertice
dell´Unione dopo la tregua della scorsa settimana – . Il primo anno
sarà durissimo e noi abbiamo bisogno di un elemento di stabilità». Le
primarie, quindi. «Dovrà partecipare un milione di persone», dice il
Professore. Piero Fassino, che ha superato tutti i dubbi dei mesi
scorsi, rilancia: «Dobbiamo farle bene, possono durare anche tre
giorni». Poi, la decisione è limitarle a un week-end, ma le parole del
segretario dei Ds sono indicative. A questo punto, i Ds puntano a
legittimazione piena del loro candidato Prodi, dopo aver ingoiato la
fine della lista unica. Il modello pugliese, sbandierato anche da
Prodi, a Massimo D´Alema sembra riduttivo. In fondo, votarono solo 80
mila persone, una percentuale minima dell´elettorato della regione:
«Non dev´essere una competizione dove si sa già chi vince, quello è il
modello albanese». Cioè, la partecipazione va allargata il più
possibile.
Con le primarie, i partiti riformisti vogliono anche blindare il
programma. Se vince Prodi, com´è scontato, si applica la sua
piattaforma e viene bocciata quella di Bertinotti, hanno fatto capire
il grosso dei leader riuniti a Santi Apostoli. Non si è scesi nei
particolari. Ma Prodi è intenzionato a ispirarsi per il suo progetto al
manifesto di Creta. Cosa farà a quel punto, il leader di Prc? Tutti
hanno osservato un segretario di Rifondazione molto disponibile,
sollevato per la incrinatura della Federazione. «Questa è una
coalizione, non un patto tra forze omogenee. Però io sarei favorevole a
un rafforzamento, persino cedendo quote di sovranità dei partiti
all´Unione. E conferendo al candidato premier dei poteri molto ampi,
quasi di vita o di morte sull´alleanza». Ma molti hanno atteso il
vertice per capire i nuovi equilibri dentro il centrosinistra tra
leader e partiti. Perché questo è stato lo scontro all´ombra della
scelta della Margherita di correre da sola. Prodi ha fatto capire che
attraverso le primarie perseguirà il solito risultato: governare, non
soltanto regnare. Le forze politiche hanno confermato che non gli
lasceranno mano libera su tutto. Alfonso Pecoraro Scanio ha avvertito:
«Anche dopo le primarie il candidato a Palazzo Chigi non avrà l´ultima
parola sulle candidature. Quelle spettano al tavolo dei partiti». Nel
2001 le fasce dei collegi (sicuri, incerti, persi e via elencando)
erano sette, potrebbero ora diventare cinque. Anche il «patto di
legislatura» ha sollevato qualche perplessità se non altro formale.
Pensando alle prerogative del Quirinale, si è molto discusso di come
mettere nero su bianco che caduto Prodi si torna a votare. «Romano,
capisco che non vuoi finire impallinato come nel ’98, ma a Costituzione
vigente le Camere le scioglie il presidente della Repubblica, sarà il
caso di ricordarlo». Nessuno ha dato torto al leader dell´Udeur e il
patto di legislatura è soprattutto il sigillo di un´intesa rinnovata.
Altrimenti diventa un contenitore dove ognuno rivendica uno spazio. Per
Mastella, ad esempio, andrebbe scritto nel patto che «nessun partito
può votare contro il governo. Al massimo è possibile l´astensione». La
clausola Mastella: un modo per garantirsi dagli smarcamenti di
Rifondazione (sulla politica estera, ad esempio). Anche se ieri
mattina, durante la riunione, l´apertura di Bertinotti ha stupito un
po´ tutti.
Il patto di legislatura è stato accettato formalmente da tutti, ma la
sostanza è che le regole istituzionali non cambiano. Quello che conta è
il messaggio, ha chiarito Prodi. Gli altri hanno ricordato al
Professore che «il centrosinistra ha criticato in maniera durissima la
riforma costituzionale del Polo, il premierato forte voluto da
Berlusconi. Adesso non possiamo dire che se il governo va in crisi si
vota automaticamente». Così, il testo del comunicato finale è stato
corretto, limato, fino ad assumere il senso più effimero del messaggio
mediatico. L´impegno per un unico premier per cinque anni, ma non può
garantito da un pezzo di carta.
Le regole invece saranno scritte per le primarie e per i soldi. Si
discute come utilizzare i fondi che arriveranno dalle sottoscrizioni
degli elettori del centrosinistra che voteranno a ottobre. Da
verificare le alleanze al proporzionale. Oliviero Diliberto insisterà
fino all´ultimo con Bertinotti perché si metta alla guida di una lista
di sinistra radicale. Ma senza molte speranze. La Margherita andrà
quasi sicuramente con l´Udeur e con Di Pietro, i Ds con i repubblicani
della Sbarbati, Enrico Boselli cercherà di realizzare l´Unità
socialista insieme con De Michelis e Bobo Craxi.